Una sera con quei “ragazzacci” degli Stranglers

MUSICA, SCHIROPENSIERO

stranglersIl 3 luglio del 1980 ero a casa a Parma da solo.
Non ho un ricordo troppo chiaro, ma alcuni indizi ci sono: avevo smesso di andare in ferie con i miei genitori (se non per alcuni giorni) e quella del 1980 è l’estate della mia vacanza studio in Germania. Non mi è però chiaro se la vacanza studio fu prima o dopo quel 3 luglio (ma tenderei a dire dopo).
Fatto sta che avevo scoperto che gli Stanglers si sarebbero esibiti al parco Ex Eridania. Era un’area verde sorta a ridosso dello zuccherificio dismesso ed era perfetta per un concerto degli Stranglers, con la sua aria postmoderna dovuta al rudere della fabbrica.

Sapevo poco degli Stanglers. Erano un gruppo post punk, quindi nel 1980 era obbligatorio ascoltarli (erano stati, per dirla tutta, un gruppo punk tout court, anche antecedenti ai Sex Pistols…). Ma avevano un che di strano, con quelle tastiere a fare capolino tra il basso e la chitarra. Ma ero solo, a luglio il calcio non c’era e optai per incamminarmi verso il parco.
Lì incrociai il già citato Enrico, mio compagno di tanti concerti da quel giorno. Lui sì, che conosceva gli Stranglers. Era anche accompagnato da un suo amico vestito dark e molto sorridente.
Ricordo che i cosiddetti roadies degli Stanglers avevano ingaggiato una gara a chi demoliva più finestre del rudere a sassate. Ricordo anche che i poliziotti erano andati moderatamente giù di testa all’idea che ci fossero sassi così grossi a disposizione di giovani vestiti tutti di nero (a parte me, che notoriamente sono un ex chierichetto…anzi, nel 1980 forse ero ancora chierichetto a tutti gli effetti) prima di un concerto di musica leggera.

L’Italia era stata cancellata dal circuito europeo dei concerti dopo i vari incidenti dovuti al movimento degli Autoriduttori.
Nei primi anni ’70, infatti, Giulio Tedeschi a Torino tramite la rivista Tampax e Marcello Bragadini (il padre dell’obiezione di coscienza al servizio militare) a Roma, tramite l’agenzia Stampa Alternativa, avevano diffuso la teoria che la musica dovesse essere gratuita.
Il movimento degli Autoriduttori aveva causato incidenti non piccoli, che culminarono (1975) nella presa in ostaggio di David Zard, manager di Lou Reed, prima di un concerto a Roma e nel lancio di una molotov sul palco (1977) a un concerto di Carlos Santana al “Vigorelli” di Milano.
Quando nel 1979 Patty Smith cancello i suoi concerti di Bologna e Firenze, l’Italia venne considerata off limits dalle star.

Per suonare da noi, oltretutto in una zona che tutto era tranne che adatta a un’adunata di pubblico, ci volevano solo gli Stranglers. Un gruppo che aveva seminato il panico fin dalla sua nascita (1974) per i testi pieni di allusioni sessuali, un po’ di razzismo. Decisamente poco politically correct, gli Stranglers avevano combinato un casino micidiale pochi giorni prima (20 giugno) nel sud della Francia. La polizia aveva infatti arrestato il loro cantante e chitarrista Hugh Cornwell per possesso di droga e gli altri componenti del gruppo avevano incitato i fan francesi alla rivolta.
A Parma il palco era separato dal pubblico da una transenna posta a una decina di metri dagli artisti. Ai fan più scatenati erano bastati pochi minuti per abbattere la transenna e Hugh Cornwell, vistosi nuovamente in galera, aveva smesso di suonare e invitato tutti alla calma. Jean Jacques Burnel (classe 1952, il più giovane del gruppo) aveva invece continuato con il suo basso ed era arrivato a contatto con la folla. Eravamo solo poche centinaia e il concerto andò avanti tranquillamente.

Il biglietto per il concerto degli Stranglers dell'11 aprile 2014
Il biglietto per il concerto degli Stranglers dell’11 aprile 2014

Venerdì 11 aprile del 2014 sono tornato a vedere gli Stranglers a Nonantola, provincia di Modena, in un locale che si chiama VOX. Ovviamente con me c’era il consueto Enrico e davanti al locale abbiamo incontrato il fratello del suo amico dark del 1980.
Quando vado a questi eventi, mi chiedo che tipo di musica ascolterò, se arriverò a 70 anni di età. E sei ventenni degli anni ’30 di questo secolo la considereranno musica da vecchi. Perchè io non mi riesco a immaginare un sessantenne che ascolta gli Stranglers nel 1977, ma venerdì 11 aprile di sessantenni accanto a me ce n’erano. D’altra parte, se uno ha comprato No more heroes nel 1977 a 17 anni (l’età che avevo io, neanche compiuti, quel 3 luglio), vuol dire che è nato nel 1954. E si avvia, appunto, a compiere 60 anni.
Il chitarrista e front man degli Stranglers non è più Hugh Cornwell (se n’è andato nel 1990 e ha intrapreso la carriera solista; nei suoi concerti c’è molto repertorio degli Stranglers). John Ellis (classe 1952, come Jean Jacques Burnel, che oggi ha i capelli grigi ma pesta sempre duro sul suo basso), che fondò a suo tempo il gruppo punk dei Vibrators si presenta con un Ciao, Nonantòla, con l’accento sbagliato da vero Ollio. E poi usa lo stile Stranglers: It’s fucking nice to be here.

Whatever happened to all the heroes/All the Shakespearoes?/The watched their Rome burn/Whatever happened to all the heroes/No more heroes anymore
E’ stata la seconda canzone del concerto. E’ una canzone di 37 anni fa (ho comprato una maglietta che celebra i 40 anni di carriera degli Stranglers…) ma sembra scritta oggi. E tutti noi cinquantenni ci siamo esaltati e anche i sessantenni erano lì che cantavano il ritornello.

Poi è arrivata Always the sun, la mia canzone preferita degli Stranglers: How many times the weatherman told you stories that made you laugh? You know, it’s not unlike the politicians and the leaders, when they do the things by halves.

Verso la fine del concerto hanno eseguito Something better change, un’altra canzone del 1977. Mi sono ritrovato a gridare ad alta voce I said something better change. Ma a ben pensarci, quel testo dice cose che, alla luce di tutto, fanno un po’ di tenerezza: Something’s happening right now/You’re too blind to see it.
Ma dopo tutto lo capisco, cosa intendevano gli Stranglers scrivendo quel testo nel pieno del movimento punk.

Dutch on the terrace/never grew up/I hope she never will/Says she’s an heiress, sits in the terrace/Says she’s got time to kill...
Duchess deve essere la canzone su cui nel 1980 scoppiò il mezzo casino dell’Ex Eridania. Anche adesso, per quanto cinquantenni e sessantenni, nelle prime file hanno iniziato a pogare, cioè saltare e appoggiarsi agli altri, che ti spingono via.
Il testo, non si capisce tanto bene cosa voglia dire. Ce l’ha con gli snob? Fatto sta, che tutti i commenti che ho trovato su internet dicono: “Mi ricorda i bei tempi dell’Università”.
La canzone è del 1979. Sono ancora quei sessantenni di prima…

Quando gli Stranglers salutano, sono quasi sordo e ho voglia di una birra. John Ellis ha appena detto che è il loro miglior concerto italiano di sempre.
E dico che finchè c’è tutta questa energia, non abbiamo il diritto di considerarci vecchi…