Il bello del calcio

CALCIO, CINEMA, SPORT

Questa sera, 2 aprilIl Milan esulta dopo la vittoria sull'Inter del 2 aprilee 2011, devo parlare di calcio. Devo perchè il Milan ha vinto il derby contro l’Inter facendo un gol dopo 48 secondi e perchè sono molto contento per questo. Ma anche perchè il calcio non è solo vincere o perdere. Anzi, la gioia per una vittoria dura davvero tanto poco, che è meglio assaporarla anzichè celebrarla e vantarsene. Per questo, non scriverò del Milan. Ma scriverò di calcio.

Il calcio (football) è stato inventato dagli Inglesi. La prima volta che una partita di questo gioco venne raccontata era il 1100 o giù di lì. Tanto tempo fa. E oggi se digitate la parola football su Google, vi appare per prima una serie di informazioni sul gioco con la palla ovale che si pratica in America.
La Football Association nacque invece nel 1863 allo scopo di scrivere un regolamento. Andò un po’ oltre: nel 1871 introdusse la figura dell’arbitro (referee) e lanciò il primo torneo ad eliminazione diretta della storia: la Challenge Cup. Erano gli anni in cui nasceva la regola del fuori gioco ( off side, croce e delizia del gioco anche oggi), le squadre si stabilizzavano ad 11 elementi e il portiere (goalkeeper) diventava un ruolo effettivo (100 anni dopo, per le vie di Parma, ho partecipato a partite in cui si poteva scegliere tra il portiere fisso e quello volante…)
La F.A. Cup (che si gioca ancora oggi) venne inaugurata nel 1884.
Nel 1888 nacque (con 6 squadre) il primo campionato. Ma fino al 1892 le porte non avevano le reti e ogni gol (che gli inglesi chiamavano goal) era accompagnato da discussioni infinite.
Gli inglesi portarono il calcio anche in Italia. Vennero da Nottingham nel 1899 Alfred Edwards ed Herbert Kilpin, i fondatori del Milan Cricket and Football Club, che sarebbe diventato poi il mio adorato AC Milan. Milan, non Milano: lo scriviamo ancora secondo la denominazione inglese della città. Anche se lo pronunciamo Mìlan e non Milàn, come farebbe un Inglese.
Non fu per altro Milano la prima città in cui il calcio approdò. Il ragionier Zantar (nato a Torino, aveva passato molto tempo per lavoro in Inghilterra) fondò un Football and Cricket Club a Torino nel 1887. La Juventus sarebbe nata 10 anni dopo. Nel 1896 il Genoa Cricket and Athletic Club (nato 3 anni prima) aveva aperto una sezione calcio per interessamento del Console d’Inghilterra Sir Charles Alfred Payton. Avrebbe vinto, nel 1898, il primo campionato italiano riconosciuto dalla Federazione.

Lo hanno inventato loro, ho sempre pensato, ma questo non dà diritto agliBrian Clough Inglesi di essere così arroganti sul calcio. In fondo, noi abbiamo vinto 4 Mondiali: 2 quando loro non partecipavano e 2 quando loro partecipavano. Questo, sia detto da tifoso.
Se però provo ad essere più razionale, non posso fare a meno di notare come gli Inglesi siano amanti del calcio come sport nobile e non solo come foriero di vittorie. E in questo ci sono superiori.
Il calcio in Inghilterra è anche letteratura (anche recentemente: “Febbre a 90” di Nick Hornby) ed è soprattutto cinema.
Mi sono recentemente innamorato di un film che si intitola “Il maledetto United” e che racconta la sfortunata parentesi di Brian Clough (l’attore Michael Sheen) alla guida del Leeds United nei primi anni ’70 dello scorso secolo.
Il Leeds era allora la squadra più titolata del Regno Unito ed era allenato da un’icona come Don Revie (interpretato dall’attore irlandese Colm Meaney). Ma era una squadra che giocava male e giocava sporco. E Clough, che venne chiamato ad allenare il Leeds dopo aver portato al titolo lo sconosciuto Derby County, lo disse chiaro ai giocatori.
Revie nel frattempo aveva preso il posto di Alf Ramsey sulla panchina della nazionale. Ramsey, che aveva vinto il Mondiale del 1966 (giocato in Inghilterra, fu il primo a cui partecipò il paese che aveva inventato questo sport) ed era stato eliminato dal Brasile di Pelè (che avrebbe poi battuto l’Italia in finale) nel 1970, non si era qualificato per il Mondiale del 1974, eliminato clamorosamente dalla Polonia.
L’ombra di Revie pesò su Clough, i giocatori prima e i tifosi (“enough of clough”) dopo gli si ribellarono e la sua avventura finì prima di cominciare.
Il regista Tom Hooper (autore del recente e premiato “Il discorso del Re”) ha però scritto il film per dire: Clough è il più grande allenatore inglese di ogni tempo. Infatti, Clough avrebbe vinto ben 2 Coppe dei Campioni alla guida del fino ad allora e da allora in poi sconosciuto Nottingham Forest, mentre Revie sarebbe stato eliminato dall’Italia di Bearzot dal Mondiale 1978.

Eric CantonaIl calcio per gli Inglesi è bellezza da celebrare, quindi. Ma è anche riscatto sociale.
Nel nome di Eric Cantona, la stella francese del Manchester United degli anni ’90, si sviluppa la vicenda di “Looking for Eric”, un film di Ken Loach che narra del postino Eric Bishop (l’attore Steve Evets) e della sua vita in crisi.
Tenuto sotto ricatto da un gangster, che obbliga il suo figliastro a nascondere una pistola in casa, Eric medita il suicidio. Ma improvvisamente, le cose cambiano. Bishop penetra, con un gruppo di amici tutti con il volto travisato da maschere di Cantona, nella casa del boss e lo umilia, rendendo pubblico il filmato della rappresaglia su YouTube.
L’azione era stata ovviamente consigliata da Cantona in persona. Eric Bishop inizia a vedere Eric Cantona (l’ex calciatore interpreta sè stesso nel film) dopo aver fumato cannabis. I dialoghi tra i 2 Eric sono formidabili: Bishop, con il suo forte accento di Manchester e la lingua dell’Inghilterra più popolare; Cantona, che parla un Inglese curiosamente forbito ma reso meticcio dal continuo ricorso a francesismi.

Clough e Cantona non sono perfetti. Non sono nemmeno politicamente corretti. Per dirla tutta, hanno detto e fatto cose sconvenienti. Clough, da allenatore del Derby County, si lanciò in un ardito paragone tra il fair play della Juventus e il coraggio dell’Esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Cantona venne squalificato per aver preso a calci uno spettatore.
Ma sono veri. E sono sempre stati identificati con il bel calcio e il genio.
Noi italiani abbiamo vinto un Mondiale e non abbiamo saputo fare nulla di meglio che esaltarci per Cannavaro, un difensore che non saprebbe fare 10 palleggi. E proprio non ci siamo preoccupati, quando la comunità del calcio internazionale ha inteso premiarlo come simbolo della nazionale Campione del Mondo.
Noi italiani, quando pensiamo a film sul calcio, arriviamo a “L’allenatore nel pallone”. O al tentativo di Pupi Avati; profetico finchè si vuole sul calcio scommesse, ma fu un inno alla bellezza del nostro sport nazionale?

Gli Inglesi scelgono e celebrano diversamente i loro eroi. E alla fin fine, hanno ragione ad essere arroganti.

7 thoughts on “Il bello del calcio

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