Dico benvenuta al mio beagle Chicca

IL MIO BEAGLE

Chicca piange. O per meglio dire, guaisce. O forse mugola. Qualsiasi cosa faccia, devo farmi violenza per non andarla a prendere e coccolarla.
Non devo, dicono quelli che ne sanno, perché un cucciolo deve essere educato tramite il confinamento. Gli va delimitato uno spazio, che contiene la cuccia e le sue ciotole e va chiuso lì dentro per molte ore, in modo che associ quello spazio al suo territorio.
Chicca, lo specifico prima che qualcuno chiami Telefono Azzurro, è un beagle di 60 giorni. L’ho portata a casa dall’allevamento Di Casa Calbucci e questo articolo serve dunque essenzialmente a dire benvenuta al mio beagle Chicca. Oltre che inaugurare la categoria del sito.

Benvenuta al mio beagle Chicca

Ho desiderato un cane da quando sono nato. Da bambino, obbligavo i miei genitori a seguire i miei cani preferiti (l’alano, in particolar modo) per le strade di Parma. Ma la mia famiglia viveva in un piccolo appartamento affollato e in affitto e il padrone di casa aveva escluso fin da subito animali, facendo poi una concessione per un gatto (così nacque la dinastia dei Pacio; alla morte tragica di uno di loro è dedicato un mio racconto, il primo di fiction che ho pubblicato su questo sito.
Dopo il trasloco in un appartamento più grande, e dopo aver appurato che stavo cercando di metterli di fronte al fatto compiuto portando a casa un cucciolo a tradimento, i miei genitori acconsentirono a comprare Miss, un cucciolo che ci è stato venduto a 40 giorni (oggi sarebbe illegale) e come cocker, ma in realtà era un meticcio.  Il proprietario era in buona fede: è la mamma cocker che, quando l’hanno fatta accoppiare con un cocker, aveva già stretto un’affettuosa amicizia con uno spinone.
Miss si ammalò e venne deciso di abbatterla. Ma seppi che era stata presa la decisione solo diversi giorni dopo che l’eutanasia era stata praticata. Da allora (era il 1977) non ho più avuto un cane.
Ho comunque sempre desiderato la compagnia di questo animale e per anni mia moglie mi ha fatto desistere (“ma è un impegno, ma tu non sei il tipo che si alza e lo porta fuori, e quando siamo in viaggio….”). Ma un giorno di aprile, il mio ennesimo tentativo ha fatto presa, insinuando il dubbio. Il resto lo ha fatto la foto di un beagle cucciolo.

Chicca familiarizza con la sua nuova cuccia

Crescere un beagle

Ho scritto sopra che l’alano è il mio cane preferito. Ma purtroppo (anche se non affollato come quello della mia infanzia), vivo ancora in un appartamento e tenere un animale così grande tra quattro mura è fuori discussione. Il beagle invece è un cane di taglia media, che ben si adatta all’appartamento (è socievole) e, soprattutto, è una mia antica passione, conseguenza del mio essere anglofilo e dei filmati sulla caccia alla volpe, attività nella quale il beagle (che è un segugio) eccelle. É oltretutto il fedele compagno del Capitano Archer , che lo ha chiamato Porthos, in Star Trek Enterprise. Curiosamente, e come me, Archer ha un passato da giocatore di pallanuoto (il mio è breve: c’era troppo da faticare in allenamento…).
Rispetto ai tempi di Miss, oggi avere un cane è una presa di responsabilità anche dal punto di vista burocratico. Esiste un’anagrafe canina, i cani sono identificati tramite un microchip (che hanno sotto la pelle), quando sporcano in luoghi pubblici è obbligatorio (e non solo buona educazione) ripulire, non mangiano avanzi ma mangimi selezionati in modo che abbiano il giusto apporto di calorie. Ulteriore responsabilità te la affibbiano gli esperti di cani, che considerano il beagle eccessivamente impegnativo: non è facile da istruire ed è un cane da muta, quindi tende a ululare. La sua maggior dote è la perseveranza, quindi tende a essere testardo.

Io e il beagle Chicca

Essere testardi, la trovo una gran bella qualità. Infatti, ho perseverato nella scelta del beagle. E ora Chicca è a casa.
A tal proposito, devo concludere velocemente l’articolo perché è il momento di darle da mangiare e poi portarla fuori, sperando che faccia finalmente i suoi bisogni sul prato e non ovunque io cerchi di non farglieli fare.
Prendermi cura di lei, mi emoziona. Questa mattina mi sono svegliato alle 6 per andare in bagno e non ho resistito ad andare a controllare nella cuccia (che è sul balcone) se andava tutto bene. Quando mi ha fatto le feste, non ho resistito, l’ho tirata fuori dal recinto e l’ho coccolata.
Mia moglie mi ha fatto promettere che eviterò espressioni tipo: “Vieni dal papà”.

Attraverso il sito, informerò chi è interessato sui progressi nel rapporto tra me e il mio beagle.