Chiedo scusa a nome dei giornalisti a Motta e Paletta

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT

Con il calcio noi italiani diamo indubbiamente il peggio di noi stessi e con la nazionale in campo, il peggio del peggio.
Dico noi, perchè anch’io ho al mia attivo parecchie dichiarazioni sopra le righe, a cominciare dall’auspicio che venisse convocato Bivi al posto di Paolo Rossi nel 1982 (a mia discolpa: avevo 19 anni scarsi e Paolo Rossi era stato squalificato per il calcio scommesse).
Qualsiasi selezione rappresenti l’Italia, c’è sempre qualcuno che avrebbe dovuto essere convocato e non c’è. Pruzzo e Beccalossi sono gli esempi perfetti. E qualsiasi squadra vada in campo, c’è sempre qualcuno in panchina che sarebbe stato meglio. Vedi Rivera nel 1970 (magari in quel caso era proprio vero, ma avevo neanche 7 anni…) o Del Piero nel 2000 (che poi lo mettono su, si mangia 2 gol e alla fine perdiamo la finale dell’Europeo).

Quando si giocano i Mondiali di calcio, i giornalisti sono quelli che danno il peggio del peggio del peggio. Non mi spiego perchè dopo la partita con Costarica siano state usate espressioni come inaccettabile. Parlando (o scrivendo) di una partita di calcio, onestamente non ci sta. E Balotelli: è possibile che tutte le volte che gioca male, si dica che “Balotelli ha grandi doti, ma gli manca la testa”?
Balotelli ha giocato male contro Costarica. Non tanto per il gol mangiato (situazione che poteva cambiare il corso della partita), ma perchè non ha tenuto una palla che una nel primo tempo e nel secondo è praticamente sparito. Ma Balotelli è un uomo. E chi invocava Immobile al suo posto, forse non ricordava che contro l’Inghilterra (e con l’Italia in vantaggio) è finito in fuorigioco più di Ciccio Graziani contro il Belgio all’Europeo del 1980. E allora, Ciccio non sapeva che potesse esistere, il fuorigioco sistematico come tattica.

Thiago Motta (Claudio Villa/Getty Images)
Thiago Motta (Claudio Villa/Getty Images)

Come giornalista, e a nome della categoria, mi sento di chiedere scusa a Paletta e Motta per l’articolo di Maurizio Crosetti su Repubblica di domenica 22 giugno.
“La nazionale ha potuto con orgoglio mandare in campo con il Brasile gli oriundi più inutili del Mondiale” e ancora “..facciamo ridere (…) gli altri conoscono la vera integrazione, mentre noi siamo più furbetti: un passaporto simil italiano non si nega a nessuno…”.
Rispolvero alcuni mei cavalli di battaglia:
1) Oriundo vuol dire “straniero di origine italiana”. Paletta e Motta sono cittadini italiani, anche se con doppio passaporto (uno argentino, uno brasiliano).
2) Non esistono italiani di serie A e serie B dai tempi del Fascismo(tali erano i nati nelle Colonie e le donne…). Oggi tutti i cittadini italiani hanno gli stessi diritti. Dice la legge: “Qualunque sia il modo di acquisizione della cittadinanza” (intendendo per nascita, matrimonio, naturalizzazione…).
3) Che stia bene o no, la legge sulla cittadinanza italiana oggi stabilisce che se un soggetto nato all’estero aveva il bisnonno (è un esempio: in realtà, non c’è limite alle generazioni) cittadino italiano e che, quando era ancora cittadino italiano, questi ha generato colui che sarebbe diventato il nonno del soggetto, il soggetto potrà chiedere in qualsiasi momento della sua vita il riconoscimento della cittadinanza italiana. Se un soggetto nasce da genitori stranieri in Italia, potrà invece farlo a 18 anni e dopo aver risieduto per 10 anni in Italia

Aggiungo: sono d’accordo che Paletta e Motta abbiano deluso, trovo anche preoccupante che nei rispettivi ruoli non ci sia di meglio in giro e riconosco che Motta ha straparlato (“Nessun giocatore del Costarica potrebbe essere titolare nei grandi club europei”; Gianni Mura gli ha fatto notare su Repubblica: “Perchè no? Se ci sei tu…”). Ma questo è vero indipendentemente dal fatto che siano nati in America.

Stiamo sereni: se l’Italia perde con l’Uruguay è anche giusto che torni a casa. E, giusto o non giusto, a casa se perde ci torna. E se l’Italia salta al primo turno per 2 Mondiali di seguito (da quando son nato, non è mai successo…), ci soffro. Ma tentando di prenderla come la signora inglese che ha raccontato questa barzelletta: “Sapete che differenza c’è tra la nazionale di Hodgson e una bustina di the? Che la bustina di the nella Coppa ci sta più a lungo”.