Dico la mia sul caso Colabello

BASEBALL, LOTTA AL DOPING, SCHIROPENSIERO, SPORT
Chris Colabello (JOHN LOTT/NATIONAL POST)
Chris Colabello (JOHN LOTT/NATIONAL POST)

Ho conosciuto Chris Colabello nel settembre del 2012. Di lui sentivo parlare da anni (“sta giocando in Independent League, se non riesce a firmare per un’organizzazione, lo aspettiamo nel nostro campionato”) ed ero stato in contatto con lui poco prima dell’Europeo. Suo padre Lou (lanciatore mancino) fu uno dei primi giocatori di baseball che intervistai. Sua mamma Silvana la ricordo come una delle più agguerrite tra le agguerrite WAGS anni ’80 del Rimini. Chris Colabello è un ragazzo alto, dal fisico imponente e dal sorriso che induce simpatia. Parla Inglese come prima lingua e Italiano con un chiaro accento romagnolo. Posso aggiungere che Chris mi ha fatto sempre una grande impressione, che raramente ho avuto a che fare con un ragazzo più rispettoso e che mi ha fatto molto male vederlo emozionato, direi forse più affranto, al limite delle lacrime nella prima intervista che ha rilasciato dopo la squalifica per doping.
Detto questo, e con il cuore in mano, affermo che trovo difficile dare un significato alla sua affermazione: “Non nego che quel metabolita fosse nel mio sistema, ma non ho idea di come ci sia entrato”.

Colabello è risultato positivo al dehydrochlormethyltestosterone.
Il nome commerciale è Turinabol. Il farmaco (che si assume per via orale) venne sviluppato negli anni ’60 del secolo scorso nella Germania Est, proprio per migliorare le prestazioni degli atleti e non è più in commercio dal 1994, per quanto sia acquistabile piuttosto agevolmente su internet. E’ una sostanza vietata dal 2006 e la sua presenza si scopre agevolmente con i più moderni test antidoping.
E’ considerato molto dannoso per il fegato e i reni.

Non si può dunque assumere il Turinabol per caso, visto che non lo si può comprare legalmente. E nemmeno si trova il dehydrochlormethyltestosterone (che è stato sintetizzato in laboratorio) in natura. Certo, è possibile che Colabello abbia assunto queste pillole credendo di inghiottire un innocuo integratore. Ma in quel caso, dovrebbe essere abbastanza facilmente in grado di individuare chi lo ha convinto a prendere le pillole e magari dovrebbe denunciarlo, avviando anche un’azione di risarcimento danni.

Rich Gedman, ex allenatore di Colabello nei Worcester Tornadoes (Can Am League), dice che “a volte succedono cose brutte a persone per bene”.
Kevin Pillar, compagno di squadra di Colabello ai Toronto Blue Jays, sostiene che Chris è vittima di un “sistema imperfetto” e di un “cavillo”.
Il lottatore Frank Mir (sospeso per l’uso della stessa sostanza e a sua volta dichiaratosi inconsapevole) farà fronte comune con Chris per ottenere giustizia.

Io credo che questo tipo di atteggiamento da parte degli uomini di sport sia un danno enorme alla lotta al doping.
Il sistema che porta ai test è probabilmente imperfetto, ma non è questo il punto.
Quel che è importante è l’approccio al problema doping. Tutti noi che di sport ci occupiamo professionalmente (giornalisti, dirigenti) dobbiamo aiutare gli atleti a capire che devono fare a meno degli aiuti chimici, anche se le sostanze che assumono non fanno parte della lista di quelle vietate. Un atleta è per sua natura una persona sana, anzi, una persona dotata di qualità fisiche sopra la norma. Se non sta bene, deve fermarsi. Se col passare del tempo torna a essere un comune mortale, si deve rassegnare a questo. Il resto conta poco.

Io spero che Chris Colabello non abbia assunto consapevolmente il dehydrochlormethyltestosterone. Ma sono sicuro che lo ha assunto. E se lo ha assunto, qualcuno lo ha comprato e glielo ha prescritto. Tutto quello che Chris deve fare è dirci cosa ha assunto, perchè lo ha assunto e chi glielo ha prescritto. Con questo suo contributo, il sistema imperfetto avrà un’occasione per migliorare.

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