E volevano far giocare Waits e Varriale. Cronaca semi seria dell’iscrizione a un torneo di slow pitch

BASEBALL, Sette e mezza a colazione

Questo racconto, scritto nel 1994, è il primo contenuto della categoria Sette e mezza a colazione. Qui raccoglierò tutta una serie di spunti che ambiscono a diventare un romanzo dedicato al mio amore per il baseball. O meglio: per il racconto del baseball. In vita mia ho provato a comunicare la mia passione in tutte le maniere: con le cronache sportive, pezzi di critica pura, allegorie semi serie. Ero partito dalla scrittura creativa e in qualche modo ci sono tornato.
Il racconto che segue l’ho molto amato. Anche perchè aveva suscitato più di qualche reazione infuriata
. E si sa, io sono molesto di natura…

Andrea Paini disse no. Prima mentalmente, poi sottovoce, quindi mormorando, infine con un bell’urlo pieno. No oltretutto non contiene lettere erre, quindi gli permise di urlare con tutta la voce che aveva in gola e senza preoccupazioni.

Gli altri Sacerdoti del tempio di via Volturno, uno dei santuari consacrati a Parma al Dio Baseball, restarono sgomenti. L’ultima volta che Paini aveva urlato No a quel modo aveva poi assestato un pugno alla scrivania e si era fratturato 4 falangi distruggendo il tavolo. Come effetti collaterali aveva provocato nell’ordine: il ribaltamento del tavolo con conseguente effetto catapulta, la partenza in orbita del lussuoso computer misteriosamente scartato dal CED e che ai magazzini comunali stanno ancora cercando, un rumore inverosimile e, per conseguenza diretta, la protesta scritta al Sindaco degli abitanti della zona. Non vedevano l’ora, gli abitanti, perché quello era l’unico quartiere di Parma a non aver ancora fatto chiudere nessun circolo ARCI e la classifica ne risentiva. All’esposto era seguito un bel casino, perché Paini si era trovato costretto a chiamare in causa tutte le sue conoscenze in seno al partito che governa la città, per far ritirare l’esposto.

Era compiaciuto, Paini. In un impeto di vanità aveva confessato che in quel partito era secondo solo a Mino Catuzzi, in quanto a conoscenze. Subito dopo aveva negato e lo avrebbe fatto anche di fronte a Giorgio Castelli in persona. Maligni gli avevano fatto poi  notare che, come Sacerdote, erano quelle conoscenze l’u­nica cosa che poteva vantarsi di avere in comune con Catuzzi, ma questo è un altro discorso. Ritorniamo al No.

Questa volta al grido non ci fu seguito. Paini fissò con gli occhi sbarrati i presenti. Forse si aspettava qualcosa, però nessuno fiatò.
Paini si guardò allo specchio. Aveva la divisa da Gran Sacerdote. La sua camicia di jeans era aperta sul petto e lasciava intravvedere un cespuglio di peli. Stava lavorando per farli diventare grigi e, la leggenda narra, aveva anche iniziato a fumare.  Da quando aveva imposto la stessa  divisa a tutti i Sacerdoti non era stato più lui, perché aveva comincialo a vaneggiare della possibilità di allargare il settore giovanile dell’Oltretorrente a 1.500 squadre e di iscriverne 2 o 3 alla serie A. Ai tecnici aveva proposto di imporre l’obbligo del coach di prima base transgender, però questa non gliela avevano passata. Di questo si era lamentato in persona il Mega Sacerdote, presidente di tutte le Federazioni, Città del Vaticano e Andorra comprese, però non era passata lo stesso.

Rosso in volto, con gli occhi sbarrati, Paini finalmente parlò: “Quelli di Onda Emilia l’hanno fatta troppo grossa “.
Un brusio si levò della sala. Il noto arbitro Cutaia si alzò improvvisamente da una panca e si rese conto che era fissata male; un non meglio identificato elemento coi baffi seduto alla parte opposta colpì con la testa il soffitto, a causa del movimento repentino.
Cutaia chiese la parola. Da quando si era trasferito in  California per girare il rifacimento di Chips non era  più stato addentro le cose del rito collettivo.
La sua maestosa figura zittì il brusio: “Cos’hanno fatto, per spingerti a parlare cosi?”.
Paini diventò ancora più rosso: “Non bastava avermi fatto giocare al torneo amatoriale Gerali, che non è dipendente loro, non bastava aver fatto giocare Pisi, che è un Allievo Sacerdote. Quest’anno volevano far giocare Waits e Varriale”.
Nientemeno. Il Sacerdote Capo e l’immenso Sacerdote del Tempio più importante di Parma.

“Ma non possono” disse Cutaia con una voce così stridula che sembrava Katia Ricciarelli. Il brusio stava ora arrivando ai livelli di rumore.
“Dalle informazioni in mio possesso” puntualizzò Paini “Ho scoperto che sono riusciti a far passare Waits per il conduttore di un corso di lingua inglese e che Varriale è la voce del jingle OndemiliaBeisbol“.
Ci fu chi uscì, chi rimase indifferente, chi palesemente bestemmiò il nome di Babe Ruth. Una voce si fece allora strada dal fondo della stanza: “Figliuolo, non mi capacito della tua indignazione. Onda Emilia vorrà far giocare Waits e Varriale, ma mi risulta che tu abbia unito tutte le ditte di Parma, compreso il Consorzio del Prosciutto, per formare una squadra che impropriamente si chiamerà Dipendenti Comunali“.
Paini si rivoltò come una furia, ma non appena vide l’uomo mite coi baffi bianchi si calmò: “Santo Padre…cosa ci fa le qui?”
“lo sono in tutte le cose che hanno a che fare col softball“.
“Ma il nostro è amatoriale” protestò Paini.
“Il Santo Padre osserva e porta tutto sulla retta via” concluse alla grande l’uomo mite.
“Santo Padre, mi faccia il piacere, questa non è una cosa per divinità mistiche come lei, che fra parentesi non si sa neanche se esiste o è una allucinazione”.
“Il Santo Padre osserva e porta tutto sulla retta via” ripetette l’uomo mite. Il suo sorriso era beato.
Paini si agitò un po’, poi ebbe un’idea geniale: “Santo Padre, se mi lascia fare come voglio le giuro che le do personalmente l’incarico di scrivere la presentazione a tutti i libretti ufficiali del mio Tempio e le lascio premiare i vincitori di tutti i miei tornei futuri”.
“Con bacio?” contrattò il Santo Padre.
“E sia, con bacio” disse Paini esausto.
L’uomo mite se ne andò. Paini si lasciò cadere sulla panca, provocando una scossa di terremoto ad Auckland in Nuova Zelanda. Pensò che una trattativa del genere meritava un ciuffetto di peli in più sul petto.
Subito però fu richiamato alla realtà.

“Non potete escludere Onda Emilia dal torneo” disse una voce dal fondo della sala “C’è scritto sulle carte federali”
Chi era che citava con tanta sicurezza la Bibbia?
“Professore” disse Paini “Non mi dica che ha previsto un capitolo anche sul mio torneo amatoriale …”.
“Se vuole non glielo dico” tuonò la voce “Però è così”,
Questa volta per Paini fu difficilissimo aggirare l’ostacolo. Dovette, previo rapido consulto, accordarsi coi Sacerdoti del Tempio di Viale Piacenza perché lasciassero gestire al Professore la biglietteria per i successivi 28 anni. In nessun altro modo il Mosè del baseball se ne sarebbe andato.

Paini era sfinito, ma sembrava avercela fatta: Onda Emilia non sarebbe stata ammessa al torneo quell’anno.
I Sacerdoti iniziarono a sfollare e a poco a poco lasciarono la stanza. Via Volturno all’esterno li accolse tutti, con quel suo simpatico odore di nafta mischiato al robusto fetore del  letame che proveniva dalla campagna padana. I Sacerdoti respirarono a pieni polmoni la loro aria.
Paini si era abbandonato su una sedia e stava concedendosi le preghiere serali: “Aldo nostro, che sei sui diamanti, aiutaci a risparmiare l’ingaggio quotidiano e liberaci dai radiocronisti, Amen”.

All’improvviso un giovane dall’aspetto serio fece capolino. Aveva i pantaloni corti, una camicia azzurra e un fazzoletto attorno al collo.
“Andrea…” disse a bassa voce.
Paini si voltò pigramente. Soddisfatto disse: “Ho appena segato Onda Emilia dal torneo”.
Forse si aspettava un applauso, invece non arrivò un’imprecazione solo perché, per contratto, uno scout non impreca.
“Ma sei impazzito?!” grido il giovane.
“Impazzito perché?” proseguì mellifluo Paini.
“Perchè nella squadra di Onda Emilia ci sono Schiroli, Cavagni, Lurisi e Calestani”.
“E io dovrei avere paura di quelli lì, che non sono neanche Sacerdoti?”.
“No, non devi aver paura di loro. Il fatto è che sono gli unici iscritti al torneo che pesano più di te”.
Paini cercò di appellarsi alla memoria di Norberto Roman per vedere se c’era una soluzione, chiamò rapidamente al teleforo il professor Strata per valutare se una dieta gli avrebbe permesso di essere meno pesante di almeno uno dei partecipanti in tempi utili.
Strata, narra la leggenda, dopo quella richiesta ha deciso di emigrare in Nepal.

Fu per questo che Onda Emilia partecipò al torneo amatoriale di softball 1994.

NOTA DELL’AUTORE: Ogni riferimento a persone conosciute non è per niente causale e, anzi, è fortemente voluto. E chi si offende, peggio per lui.

NOTA SCRITTA NEL 2016: Ho lasciato un sacco di nomi reali, compreso il mio, ma quelli che più si arrabbiarono furono quelli che non nomino per nome: il Mega Sacerdote (facile indovinare…) e il Santo Padre (meno facile, ma molti lo indovineranno. Si arrabbiò a tal punto da darmi dell’asino in pubblico…). L’antefatto del racconto è il tentativo di rafforzare la squadra di Radio Onda Emilia, che non per caso si rivelò una delle più forti in quegli anni. Il mio scopo era farmi beffe del potere istituzionale. Cambiano i tempi, eh?!
C’è da dire che in questo racconto, nei suoi personaggi e nelle sue atmosfere, secondo me c’è intatto lo spirito del nostro movimento. Nel bene e nel male.