Essere Texani

MUSICA, Texas e Bahamas 2016-2017 , , ,

“Se non volete vedere bandiere ovunque, sentire nominare Dio e la Patria, sentire esprimere rispetto per l’Esercito, dovete andare via dal Texas”

Penso che ci sono pochi turisti a Fort Worth, mentre completo un giro insensato per scoprire che il centro informazioni era esattamente alle mie spalle. Mi segno sul diario che mi ricorda la sensazione che provano i turisti giapponesi a Memphis nel film Mistery Train di Jim Jarmusch. Questa ossessione degli americani per riprodurre un contesto che non esiste più (vero dai tempi di Buffalo Bill e del suo circo), a volte diventa controproducente. Perché se la versione non è grandiosa e la gente non la frequenta, allora sfocia nel malinconico.
Ma lungo Exchange Avenue non sono in fondo poche le persone che aspettano il Cattle Drive, la sfilata delle mucche Longhorn. Questi animali sono il simbolo del Texas e sono il prodotto dell’incrocio di razze tra i bovini autoctoni e quelli importati dai Coloni europei. La sfilata simboleggia l’arrivo delle mandrie al mercato come avveniva nel 1800. Oggi presumo ci siano altri metodi per spostare i bovini.
Mentre osservo alcuni Cowboy, evidentemente sull’orlo della pensione, che presidiano gli accessi a Exchange Avenue, noto però anche una Cowgirl agitata e operativa che si accerta che i maschi giovani non escano dalle righe del Drive. Dietro di lei c’è, silenzioso ed efficiente, un netturbino abbigliato alla moda del West che si incarica di non lasciare sulla strada gli inevitabili residui del passaggio degli animali (bovini e cavalli montati dai Cowboy). L’ultima mucca non è ancora rientrata nei recinti che la strada è pulita e pronta a essere riaperta.

Un momento del Cattle Drive

Il Cattle Drive è la principale attrazione di Historic Stockyards. Quelle che furono le stalle del mercato del bestiame sono ora trasformate in un mercato al coperto, dove si possono acquistare moltissime cose inutili e anche parecchie cose dannose.
L’armeria ti accoglie con la scritta “abolite gli idioti, non le armi”. In Texas la maggioranza delle persone si  è ribellata al tentativo di limitare l’uso delle armi. Se aprite il sito della National Rifle Association, vi imbattete in un pop up che vi informa del fatto che “la battaglia non è finita” e che loro sono schierati nella lotta per far valere “le libertà del secondo emendamento della Costituzione”.
Il secondo emendamento sancisce il diritto a possedere armi ma, secondo molti, si tratta di un diritto limitato alle milizie cittadine (“Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi” è il testo originale). Non secondo la Corte Suprema degli Stati Uniti, che nel 2008 ha dichiarato Incostituzionale una legge del District of Columbia (il mini Stato in cui si trova la Capitale Washington) che da 32 anni vietava il possesso delle armi generalizzato.
In Texas hanno fatto di meglio: dal 2016, ottenendo apposita licenza, le armi si possono anche portare in vista. Si tratta del principio dell’Open Carry e c’è un sito al quale non basta nemmeno questo. Perché in Texas, salvo alcune restrizioni (sostanzialmente, se siete stati condannati per abuso di armi da fuoco), chiunque può avere un’arma a casa. E allora, si chiede il sito, se posso tenere un’arma a casa, perché non concedermi anche di andare in giro con il cinturone?

Un cartello che impedisce di entrare in un luogo pubblico armati

Quasi ovunque comunque i  locali pubblici espongono cartelli che fanno riferimento al Codice Penale e vietano di entrare con armi, sia esposte che nascoste.
Uno di questi luoghi è il Bureau of Engraving and Printing, una delle 2 Zecche dello Stato (l’altra è a Washington). Si trova a circa 10 miglia dal nostro albergo e quindi diventa la prima vera meta del nostro viaggio in Texas. La Zecca ha un centro visitatori, dal quale parte un trenino (per nessun motivo ci si può muovere da soli) che vi porta al palazzo vero e proprio. Lì una introduzione filmata di circa 15 minuti vi prepara al tour, nel quale sarete assecondati da audio guide (in Inglese e anche Spagnolo, volendo). Osservate dall’alto il personale al lavoro sulle fasi di stampa (avviene in 3 momenti diversi), controllo di quanto stampato e sistemazione per l’invio alla Federal Reserve. Le stazioni sono 8 (sulla audio guida i numeri vanno da 1 a 9, ma la stazione 6 non esiste più) e si osservano tutte dall’alto, separati da un vetro che presumo sia anti sfondamento.
La curiosità è che il sistema con cui vengono scritti i numeri sulle banconote è detto intaglio (“viene da una parola italiana che significa engraving…”). I colori (quello di sfondo è il verde classico del dollaro) sono invece stampati in offset  (basato sul principio della repulsione tra l’acqua, la matrice è idrofila, e il grasso dell’inchiostro; è una di quelle cose a cui, nel laboratorio di scienze alle medie, non credevo fino a prova contraria).
Dai visitatori trasuda un orgoglio molto americano e durante la visita è tutto perfetto. Oltre che gratis, che è qualcosa di veramente atipico negli Stati Uniti.
Al negozio di souvenir (che non poteva mancare ma, a parte i magneti, non vende nulla di acquistabile) il commesso è di origine messicana e fan di Salcedo della Fiorentina.

Non si può entrare armati nemmeno da Billy Bob’s Texas, che si auto presenta come “The World Largest Honky Tonk” . Il riferimento non è al genere musicale, ma al modo di definire le taverne con pista da ballo nello slang del Texas.
Non so se è davvero il più grande del mondo, ma di certo è molto grande. E’ costruito attorno a una pista da ballo, lungo la quale la gente si muove in un curioso senso anti orario (sempre a coppie, ma non sempre la coppia è formata da un uomo e una donna) e con un discutibile senso del ritmo. Non a caso, a volte molte coppie continuano il girotondo dopo che la musica si è fermata.
Per entrare c’era una notevole fila (si paga il biglietto d’ingresso e controllano a tutti i documenti di identità; se si hanno meno di 18 anni, si può entrare solo con i genitori), ma contiene 6.000 persone, quindi c’è ancora molto spazio. Sul palco si sta esibendo Parker Mc Collum,  texano di 24 anni che nel 2015 ha inciso The Limestone Kid (per l’Austin Chronicle, il “debutto dell’anno”), il suo primo album. Il suo genere è l’Americana (“fa riferimento all’eredità culturale degli Stati Uniti d’America”). Per le mie orecchie è una sorta di country con influenze blues e folk.
Mentre Parker suona, consumiamo la cena nel  recinto gestito da una Zia decisamente obesa con cui faccio abbastanza fatica a comunicare. Per dire: mi fa un elenco di birre sconosciute e mi devo rifugiare nella richiesta di una tranquillizzante Budweiser. Oltretutto, in Texas le birre statunitensi costano meno della metà di quelle d’importazione, anche delle messicane Modelo e Corona.
Sul palco è il momento di Big Joe Walker, un crooner (che però questa sera è giù di voce) che come autore mischia il country al rock e al gospel. Ha debuttato nel 2013 con I am Big Joe Walker (un EP) e ora sta lavorando a un disco che uscirà per Kayak Records. Il suo singolo più recente è Haunt Me. Big Joe ha un suo canale YouTube
Mi viene in mente che locali come Billy Bob’s Texas si vedono spesso nei film ambientati nell’Ovest degli Stati Uniti, ma anche che io ero convinto che nella realtà non esistessero. In verità, diverse puntate della serie cult Dallas hanno scene girate all’interno di questo Honky Tonk e molti momenti rilevanti di Over the Top (con Stallone) sono ambientati qui.
All’interno si trova una rispettabile arena per il Bull Riding (ci sarebbe stato il giorno dopo ma, come vedremo nel prossimo capitolo, avevo il biglietto per il Rodeo) e l’immancabile Gift Shop.
Billy Bob’s Texas contribuisce alla Country Fair di Padova (che ha una sua pagina Facebook), evento che fa (me lo rivendo dal sito della Fiera di Padova, ma per me è un’assoluta novità) dell’Italia la Capitale europea del Country.

Big Joe Walker sul palco di Billy Bob’s Texas

E’ texano anche James Richard (detto Rick) Perry (classe 1950), Governatore dello Stato dal 2000 al 2015. Simpatizzante del Tea Party (si è battuto per insegnare il creazionismo nelle scuole; parlerò più avanti con dovizia di particolari delle Sette religiose e della loro importanza in Texas), favorevole alla pena di morte (anche se poi resta l’unico Governatore ad aver graziato un condannato, precisamente Kenneth Foster, afro americano accusato di omicidio, che ora sta scontando l’ergastolo, imparo da Wikipedia), oppositore deciso dell’aborto, apertamente contro gli omosessuali, Perry si candidò alle Presidenziali USA nel 2012. Fu costretto però a ritirarsi dalla corsa alle Primarie dopo una serie di gaffe memorabili (per l’inglese The Guardian: “I più umilianti dibattiti politici della storia americana”). In un dibattito ammise di non conoscere tutti i nomi dei Giudici della Corte Suprema. Definì i membri del Partito di Governo della Turchia “fondamentalisti islamici” e ne propose l’espulsione dalla NATO. In un altro dibattito disse che voleva cancellare 3 Agenzie Governative ma, dopo aver citato Istruzione e Commercio, disse che non ricordava la terza. Doveva essere quella sull’Energia (vedrete a fine articolo, perchè è particolarmente significativo). Disse anche che Obama era stato “pigro” nella lotta al terrorismo islamico. Quando i giornalisti gli fecero notare quanto il termine fosse infelice, si corresse: “Intendevo che Obama è pigro, perché è cresciuto da privilegiato”. Mi fermo qui, ma potete divertirvi a cercare altre sue gaffe su internet.
La sua candidatura alle Presidenziali del 2016 non fu nemmeno presa in considerazione dopo che fu accusato di abuso di potere per aver fatto dimettere un Procuratore Democratico.
La cosa più bella di Perry è che nel 2009 con lui si rischiò una nuova secessione del Texas. Leggete cosa dichiarò: “Penso che il nostro Governo federale sia diventato opprimente a causa delle sue dimensioni, della sua intrusione nella vita privata dei nostri cittadini e delle sue interferenze negli affari del nostro Stato. (…) Il Texas è un luogo unico. Quando siamo entrati nell’Unione1845, come abbiamo visto nel precedente capitolo-n.d.a. “Una delle condizioni poste era che avremmo potuto andarcene se lo avessimo deciso” il riferimento, pur impreciso, è alla Costituzione del Texas (che dopo l’annessione agli USA è stata comunque rivista nel 1861, 1866 e 1869), che all’articolo 1 recita che la perpetuity dell’Unione dipende da un generico diritto all’autogoverno in sede locale “Spero che l’America in generale e Washington in particolare, ne siano a conoscenza. Abbiamo una grande Unione. Non c’è assolutamente nessuna ragione di scioglierla. Ma se Washington continua a infangare gli americani, sa che causerà ciò”.
Rick Perry, al quale pare si debba lo slogan “We will make America great again”, sarà il Ministro all’Energia di Donald Trump.

2- CONTINUA

1-UN PRIMO ASSAGGIO SULLA STORIA DEL TEXAS