Faccio un vanto della mia coerenza: a confronto le mie opinioni del 2001 con quelle di ieri

Approfondimenti e curiosità, BASEBALL, La Storia del baseball in Italia, SCHIROPENSIERO

Ho scritto che, almeno per la stagione 2017, non scriverò altra sull’attualità del baseball italiano. Questo naturalmente non mi impedisce di scrivere di storia o recuperare qualcosa fatto da me in un passato più o meno recente.
Visto che faccio un vanto della mia coerenza, mi metto alla prova ricordandovi come la pensavo nel
2000 e nel 2001. In modo che possiate anche voi verificarlo. Inizio (poteva essere altrimenti?) dagli oriundi. Tema sul quale avevo iniziato a litigare con i miei compagni di squadra quando ancora pensavo di poter diventare un giocatore di un certo livello, 20 anni prima…
Nella foto di copertina sono all’Europeo
2005 con 2 tifose olandesi.

Dai Diari di un cronista Itinerante 2001-Mondiale di Taiwan

Dev’essere strana la posizione di questi ragazzi che, nati in America, rappresentano l’Italia contro gli Stati Uniti. Per alcuni di loro l’Italia è  la patria (l’articolo prosegue con un “Marchesano è nato qui, ad esempio…”; in verità, Marchesano è nato negli USA ma, per un breve periodo, ha vissuto in Italia con il padre, che era effettivamente nato in Italia) per altri un lontano luogo di origine. Per altri ancora, inutile negarlo, un posto dove c’é un campionato di baseball e dove vengono pagati per giocare. L’argomento è delicato e secondo me non va sottovalutato. Nel senso che i selezionatori azzurri dovrebbero far capire a questi ragazzi che rappresentare l’Italia non è come fare parte di una All Star e che se questo non lo si capisce è meglio rinunciare.
La mia opinione ovviamente non giustifica l’eterna polemica “Allora era meglio chiamare un Italiano” non appena un cosiddetto oriundo va strike out o concede una base per ball. I giocatori sono tutti uguali. L’unico ragionamento che accetto è quello della prospettiva futura. Non ha senso convocare in nazionale giocatori di passaggio. Chi ha la responsabilità della nazionale deve impostare un programma a media scadenza e dare la maglia azzurra solo a chi è intenzionato a rispettarlo. Ad esempio, io prima di portare Simontacchi a Sydney gli avrei chiesto una disponibilità di massima per i Mondiali dell’anno dopo. Ma è solo un esempio, perché ci sta che Simontacchi (che è un professionista) preferisca giocare nella Lega Venezuelana, almeno allo stesso modo in cui ci sta che il giocatore Pinco Pallino, nato e cresciuto in Italia, rinunci al Mondiale perché ha finito i giorni di ferie.
A proposito di “allora è meglio un Italiano”, vorrei ricordare la fronda fatta a Jason Grilli nel 1996 prima di Atlanta, quando il ragazzo aveva 22 anni. Grilli ha iniziato una carriera da professionista che l’ha portato in Major League. Un braccio come il suo avrebbe potuto far comodo, a Sydney e quest’anno a Taiwan.
E, a proposito della sua carriera (infortuni a parte) cosa mi dicono oggi quei senatori che allora lo fecero fuori?

Volete sapere chi ha lanciato per primo l’idea di una serie tra Italia e Olanda?

Viaggi di ritorno dal Mondiale 2001-da Taiwan all’Italia sosta ad Amsterdam

…Perché non lanciamo una sfida italo olandese, che so, una serie di 5 partite da fare tutti gli anni, alternativamente in Olanda e in Italia? Pensiamoci, sarebbe un modo quasi sicuro per riempire gli stadi, sia da noi che da qui da dove vi sto scrivendo….

Sempre nel 2001, avevo reso noto a chiare lettere come non mi entusiasmi (eufemismo…), scrivere di beghe elettorali.

Editoriale per Baseball.it

Non mi entusiasma, sarò sincero, ma è mio dovere, in quanto responsabile editoriale di questo sito, dire la mia sul dibattito elettorale.
Per ora anticiperò che spero si candidi solo gente che vuole aiutare il baseball italiano a entrare nel ventunesimo secolo.
Chiunque abbia in mente di candidarsi per altre ragioni, lasci pur perdere.

Conclusa la campagna elettorale, e premettendo che non mi era piaciuta, ne avevo avute un po’ per tutti. Anche per Riccardo Fraccari (che poi, come è noto, mi offrirà un contratto per collaborare con la FIBS)

Sempre da Baseball.it

…A Riccardo Fraccari avrei ad esempio ribadito che non bisogna far confusione tra quello che è il ruolo istituzionale di una Federazione e quello che è il ruolo di altri organismi, che possono fare di tutto, anche cercare sponsor….

Nello stesso articolo, e qui secondo me viene il bello, dico la mia sul massimo campionato

Il futuro del baseball in Italia non può prescindere dalla nascita di un campionato che si avvicini il più possibile al professionismo e che funga da traino del movimento. Un campionato che deve giocare in via continuativa e, presto o tardi, arrivare a fare le 140 partite all’anno che qualsiasi Lega pro americana fa. La Major League vuole una Lega in Europa? Bene, facciamogliela e presentiamogliela pronta da impachettare, con dentro anche giocatori olandesi, tedeschi, francesi. Spaghetti League, la possiamo anche chiamare. Basta che cacciate i dollaroni, quelli vecchio stile, verdi.
Ovviamente, un campionato del genere dovrebbe essere gestito dalla Lega, con la Federazione a occuparsi dell’attività di base. Altrettanto ovviamente, non ci si arriverebbe in 3 mesi (ma in 16 anni un po’ più vicino ci si poteva arrivare di certo…), ma intanto si possono gettare le basi per valorizzare al massimo il vertice senza danneggiare la base.
Non so se si è capito, ma io sono più per il modello di baseball all’americana che per quello da Germania Est che mi pare ancora in vigore da noi. E con piena soddisfazione di molte società, che sono ben felici di avere Mamma Federazione che…cambia i pannolini per conto loro.
Il fatto è che, contenti o no, il 2000 è questo: sport agonistico lo fa chi ha i soldi per farlo. E non tiratemi fuori De Coubertin o la Parrocchia: chi vuole fare sport “per fare 2 corse” non ha che da volerlo. Ma, se permettete, qui stiamo parlando d’altro (…) 

Dico che “viene il bello”, perché non so chi riportò questo stralcio per mostrare come ero cambiato nel corso degli anni. Sono tanto cambiato, che ieri (quasi 16 anni dopo!) l’ho più o meno riscritto.
La frase che segue invece mi provoca un po’ di sofferenza. Nel senso: io la penso ancora così, ma quelli a cui ho tentato di insegnarlo, evidentemente hanno appreso poco….

Anche la categoria che rappresento deve essere capace di fare il salto di qualità. Noi giornalisti non abbiamo né il compito di scrivere programmi elettorali né quello di fare i tifosi della nostra squadra del cuore: noi dobbiamo solo raccontare quello che succede in campo, dove uno strike out si chiamerà sempre strike out e una palla veloce che fa bang nel guantone del catcher resterà sempre il più bel rumore del mondo.

Non ho cambiato per niente idea nemmeno sull’importanza degli stadi e sul reperimento delle risorse.

Ancora da Baseball.it

….prima di pensare a vendere i diritti a Kirch (la proprietà di Tele Più dell’epoca), dobbiamo rendere il baseball più presentabile.
Gli stadi, innanzi tutto. Il nostro sport si gode (come dicono dalle mie parti) se alla partita puoi gironzolare, andare al bar, distrarti un attimo, dire alla bella bionda (o mora, a seconda dei gusti) che incontri “Ma non ti ho già vista da qualche parte?”. Oggi sarebbe impossibile. La bella bionda (o mora, a seconda dei gusti) rischi di conoscerla da 15 anni e il bar…a volte nemmeno c’è.
Le società devono rendersi conto che il decoro ha un suo peso. Viviamo in una società nella quale il bello viene ricercato in tutto. È possibile che, ormai, siano rimasti brutti solo gli stadi da baseball e bruttissimi loro servizi igienici?
Sento già tuonare: “Ma il Comune non mi dà soldi”. E fa bene. Perché chi ha un impianto in gestione lo deve far rendere, mica limitarsi ad usarlo gratis.
Siamo sempre lì, ragazzi. Se vogliamo essere imprenditori, dobbiamo “rischiare” allo scopo di “guadagnare”. Se riteniamo che non ci sia la possibilità di guadagnare entro un termine ragionevole, non siamo mica obbligati ad andare avanti.
Non possiamo nemmeno lamentarci del fatto che i Comuni o la Federazione abbiano stretto i cordoni della borsa. Perché se prima li accusavamo di “sprecare” il denaro pubblico, dobbiamo almeno avere il coraggio di non accusarli oggi di “non sprecarlo abbastanza”. Perché spreco sarebbe, se siamo noi stessi ad affermare che “il baseball non si vende”.
Quando sento parlare della ricerca di risorse, mi vengono i brividi. Non perché cercare risorse sia sbagliato. Ma perché l’intendimento generale è “Vediamo se la Federazione trova risorse”.
La Federazione le troverà (speriamo) per sé (sponsorizzando le nazionali, ad esempio). Ma sono le singole società che devono fare lo sforzo in più. Le società a tutti i livelli, intendo….

Sono passati 15 anni e non sembra neanche, vero?
Comunque, pochi giorni dopo, dichiarai pubblicamente che avevo accettato un incarico federale, chiudendo di fatto una indimenticabile parentesi professionale.

30 dicembre 2001: faccio un vanto della mia coerenza

…ho accettato un incarico federale e quindi non potrete più aspettarvi da me articoli di commento alla politica della FIBS.  Però io sono ancora qui. Continuerò a prestare per Baseball.it lo stesso impegno (…) Di certo, e se non sarà così fatemelo notare, la mia firma non apparirà di meno…

Che differenza, eh, rispetto a chi issa bandiere a seconda di dove tiri un refolo di vento?