Giorgia Meloni prova goffamente ad appropriarsi del pensiero di Giuseppe Mazzini

Giù le mani da Mazzini, Giorgia

POLITICA, STORIA

Dio Patria e Famiglia (precisamente “per tre amori da forti pugnammo e soffriamo: Dio patria e famiglia”) è uno slogan fascista. Con buona pace di Giorgia PhotoShop Meloni, che si indigna con chi glielo fa notare. E finisce con dare dell’ignorante (che razza di coraggio…) ad Alan Friedman.

Qualcuno deve aver suggerito a Giorgia de noantri che la primogenitura della citazione appartiene in verità a Giuseppe Mazzini.
Ci sono fascisti più importanti della Giorgia, che hanno cercato di appropriarsi di Mazzini, che il Cancelliere Austriaco Klemens Von Metternich definiva: “un brigante magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato”.

Massini è nato nel 1805 ed è morto nel 1872, quindi 11 anni prima che nascesse Benito Mussolini. E ho qualche dubbio che Mazzini avrebbe apprezzato il tentativo di appropriarsi della sua figura del Mussolini Duce. Mazzini e la Giovine Italia avevano come obiettivo la Repubblica. Che, così a spanne, mi sembra abbastanza distante dal tipo di Stato che aveva in mente lo zio Benni. Ma che era lontanuccia anche dall’Italia che sarebbe effettivamente nata con il Conte Cavour alla guida del Governo.

Quando il Regno d’Italia nacque, sul capo di Giuseppe Mazzini pendevano un paio di condanne a morte e questo gli impediva di tornare in Patria. Gli sarebbero state amnistiate solo nel 1868. Ma nel frattempo Mazzini (eletto in Parlamento nel 1866) si era rifiutato di giurare sullo Statuto Albertino.

Giuseppe Mazzini visse in esilio dal 1834 al 1868. L’anno in cui rientrò, arrivò a Palermo il 14 agosto. L’obiettivo era organizzare moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio, ma venne subito arrestato e rinchiuso nel carcere militare di Gaeta. Una volta libero, fu costretto di nuovo all’esilio. Rientrò in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown il 7 febbraio del 1872 e sfuggì a un nuovo arresto solo perché morì il 10 marzo.

Insomma, il concetto di Patria di Mazzini dubito che Giorgia dalla Garbatella lo possa condividere.
Non sarà inutile al proposito ricordare che sulla Patria Mazzini scrisse: “Affratelliamoci nell’affetto della Patria. In voi segnatamente sta l’elemento del suo avvenire. Ma questo avvenire della Patria e vostro, voi non lo fonderete se non liberandovi da due piaghe che oggi pur troppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e minacciano di sviare il progresso Italiano: il Machiavellismo e il Materialismo. Il primo, travestimento meschino della scienza d’un Grande infelice” Mazzini intende sottolineare lo scarso successo nella vita pubblica di Machiavelli “v’allontana dall’amore e dall’adorazione schietta e lealmente audace della Verità: il secondo vi trascina inevitabilmente, col culto degli interessi, all’egoismo ed all’anarchia.

Sempre sulla Patria, nel 1859 Mazzini scrisse: “La patria è la fede nella Patria. Dio che creandola sorrise sovr’essa, le assegnò per confine le due più sublimi cose ch’ei ponesse in Europa, simboli dell’eterna forza e dell’eterno moto, l’Alpi e il mare. Dalla cerchia immensa dell’Alpi, simile alla colonna di vertebre che costituisce l’unità della forma umana, scende una catena mirabile di continue giogaie che si stende sin dove il mare la bagna e più oltre nella divelta Sicilia. E il mare la ricinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque l’Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d’anime parlan d’Italia”

Passiamo adesso al punto di vista di Mazzini sulla Religione, esternato in una lettera del 1854 al drammaturgo Francesco dell’Ongaro.
“Credo che l’uomo collettivo, l’umanità, ossia l’Associazione, debba essere lavoro vitale d’una nuova Fede, che starà al cristianesimo, come il cristianesimo al mosaismo; cioè verrà non a distruggerlo, ma a completarlo. Credo che mentre tutte le religioni hanno detto: ‘Dio è Dio, e Buddha è il suo profeta — e Cristo è il suo profeta — e Maometto è il suo profeta’, la religione futura dirà: ‘Dio è Dio, e l’umanità è il suo profeta’. Quindi, rivelazione, non immediata, ma continua, progressiva, incarnazione divina nell’umanità: santificazione, ma mortalità di tutte le religioni, fasi tutte, secondo il tempo e lo spazio, della grande, vera, una religione, della quale ogni epoca storica svolge un principio, un articolo. La morale si perfezionerà, dacché invece di sancire che l’uomo può salvarsi, malgrado il mondo, e separandosi dal mondo, dirà che l’uomo non si salva se non attraverso il mondo, trasformando il mondo”.

Insomma, al Congresso di Verona Mazzini avrebbero facilmente proposto di scomunicarlo.
Papa Francesco, viveversa, lo avrebbe apprezzato. Modestamente, anch’io lo condivido. E condivido anche le parole che Mazzini scrive su Dio, per quanto siano meno originali di altri suoi pensieri e, sostanzialmente, ricalcate sulle convinzioni di Immanuel Kant: “Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste perché noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell’Umanità, e nell’Universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca nei momenti più solenni di dolore e di gioia. L’Umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome. L’Universo lo manifesta coll’ordine, coll’armonia, colla intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi. Non vi sono atei fra voi: se ve ne fossero, sarebbero degni non di maledizione, ma di compianto. Colui che può negare Dio davanti ad una notte stellata, davanti alla sepoltura de’ suoi più cari, davanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente colpevole. Il primo ateo fu senz’alcun dubbio un uomo che avea celato un delitto agli altri uomini e cercava, negando Dio, liberarsi dell’unico testimonio a cui non poteva celarlo e soffocare il rimorso che lo tormentava”.

Sulla famiglia il punto di vista di Mazzini era invece questo: “La Famiglia è concetto di Dio, non vostro. Potenza umana non può sopprimerla. Come la Patria, più assai che la Patria, la Famiglia è un elemento della vita.
Ho detto più assai che la Patria. La Patria sacra in oggi, sparirà forse un giorno quando ogni uomo rifletterà nella propria coscienza la legge morale dell’umanità; la Famiglia durerà quanto l’uomo. Essa è la culla dell’umanità. Come ogni elemento della vita umana, essa deve essere aperta al Progresso, migliorare d’epoca in epoca le sue tendenze, le sue aspirazioni; ma nessuno potrà cancellarla”.

Non sfuggirà il riferimento di Mazzini al fatto che la famiglia “deve essere aperta al progresso”.
Concetto che agli organizzatori della kermesse di Verona sembra essere sfuggito.

A proposito di Verona, mi sembra perfetto quello che ha scritto Alberto Melloni (reggiano classe 1959; è Ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia) oggi su Repubblica: “Il Congresso di Verona ha chiuso i battenti avendo mancato il bersaglio grosso. Che non era questa o quella legge. Era Papa Francesco come espressione della Fede Cristiana. Bersaglio in certo modo necessario. Giacché il mondo reazionario che occupa e cannibalizza i Conservatori Europei deve infatti espugnare il Papato per poter consolidare l’Amalgama Nera che per questo obiettivo salda la componente clericofascista del tradizionalismo cattolico, , l’evangelicalismo suprematista antisemita e le correnti dell’ortodossia contaminate dall’autoritarismo”

P.S. Aggiorgia, per tornare a Friedman: quando lavorava al Financial Times ha vinto per ben 4 volte il British Press Award (oggi The Press Awards). Suvvia…