I Diari: come si è passati dal 2001 al 2002

Diario di un cronista itinerante, FICTION E PROGETTI EDITORIALI

Prima di pubblicare i Diari del 2002, mi sembra giusto fare il punto sullo stato delle cose nell’autunno 2001. Dopo qualche anno, ero tornato a occuparmi di baseball a tempo pieno. Come ho già scritto, il successo di Baseball.it era crescente, ma questo non aveva portato una lira nelle mie tasche. La mia vita era a una svolta, ma non mi rendevo conto di quale fosse. Comunque, andiamo con calma e torniamo alla fine del 2000.

Everardo Dalla Noce
Everardo Dalla Noce

Io ci credo: Baseball.it può essere il mio lavoro del futuro. Ma non mi è per niente chiaro come farlo rendere. O meglio, un modo certo, ci sarebbe: vendere servizi alla Federazione. E’ una delle tante ipotesi che affrontiamo con Alessandro Labanti, ma è anche una possibilità che tolgo di torno con un imprudente (dal punto di vista di chi vuole diventare fornitore di servizi per la Federazione) articolo dal titolo: “Tra Dalla Noce e Notari scelgo Beneck”. La mia avversione per Aldo Notari e la sua gestione del baseball italiano è nota da anni e il progetto Dalla Noce non mi convince nemmeno un po’. Non convince molti altri, visto che anche il Vice Presidente Riccardo Fraccari aveva sciolto ogni dubbio, confermando il suo supporto ad Aldo Notari nell’ultimo periodo di campagna elettorale.
Purtroppo, non riesco a ritrovare quell’articolo. Ma la sostanza è che l’ho scritto. Quando Dalla Noce vince le elezioni, il suo Stato Maggiore contatta Alessandro Labanti, gli propone di andare a lavorare per la FIBS e di lasciar morire Baseball.it. Cosa che sarebbe successa, senza Labanti. Allora non esistevano i cosiddetti CMS (Content Management System) gratuiti che si trovano oggi, per gestire un sito serviva un programmatore.
Labanti tiene duro e Baseball.it continua. Ma non ha l’imprimatur federale. Di questi eventi ho in parte già parlato in uno dei testi de Il Praticante su questo sito. Quindi, lo linko qui per comodità.

Quel che mi preme far notare è che Internet rappresenta una vera rivoluzione per il baseball italiano. E’ un concetto che gli operatori dell’informazione di fine ventesimo secolo rifiutano categoricamente, ma che è vero nonostante qualche memorabile affermazione tipo: “Sarà di moda per un po’, tipo il baracchino dei CB sui camion…”.
Aldo Notari non può più controllare tutto quel che viene pubblicato e soffocare così il dissenso. Parlando di Baseball.it, mi dice quasi stizzito: “Così lavori anche tu, con quel bolognese”. Che sarebbe ovviamente Labanti.
Mi permetto di esprimere un certo orgoglio per aver razionalizzato questo flusso continuo di informazioni con il mio lavoro. Lo dico senza falsa modestia: prima di me, la maniera migliore che Baseball.it aveva trovato di fare informazione era stata dare risalto ai comunicati delle singole società. Idea potenzialmente buona, ma che aveva dato luogo a un sito nel quale si parlava soprattutto dei Dynos di Verona e dell’Oltretorrente di Parma, davvero dilaganti con le informazioni fornire dai rispettivi Presidenti (e futuri Consiglieri Federali) Castagnini e Paini.
Alla vittoria di Dalla Noce, io avevo reagito con un’alzata di spalle. Labanti e Marco Landi (principale penna di marketing della redazione) avevano invece stappato bottiglie di champagne (nel vero senso della parola…). Così, quando alla presentazione del campionato Dalla Noce disse chiaro che con noi non avrebbe collaborato, io me ne feci una ragione, Labanti quasi una malattia (non so quante volte disse “Chiudo il sito”, durante il viaggio di ritorno da Roma) e Landi iniziò un periodo di pessimismo nerissimo.
Il 30 gennaio 2001 intervisto Aldo Notari. Al telefono, il Mega ha un tono di voce che definire deluso sarebbe anche poco. Mormora: “Io sono qui a disposizione, se pensano che la mia esperienza possa essere utile”.
Notari non vuol sentire parlare di vincitori e sconfitti, ma lui è a tutti gli effetti lo sconfitto e su questo c’è poco da discutere. Avverte, però: “Spero che, chi ha voluto cambiare, abbia considerato che le novità sono positive solo se si cambia in meglio”.
Notari non era stato tanto abile a vedere la fronda che qualche suo presunto amico gli stava preparando, ma sufficientemente esperto da prevedere il casino nel quale la Federazione sarebbe finita. Allontanati i 3 Consulenti (Pradal per il marketing, Felletti per la parte economico finanziaria e Rega per la comunicazione), Dalla Noce fa fatica a governare. A giugno mi dice in una intervista: “C’è qualcuno che prende decisioni arbitrarie e il Presidente viene informato a giochi fatti…”. La Gazzetta dello Sport aveva appena pubblicato un articolo che ipotizzava le dimissioni di Dalla Noce.
A luglio il Presidente incassa le dimissioni di Marco Sforza, vero fulcro della sua candidatura, che a Baseball.it dichiara: “Il Presidente si renderà conto che chi lo ha aiutato ad arrivare a questa posizione lo sta abbandonando, quindi delegittimando”.
Nel Diario da Bonn avete letto come andò l’Europeo del 2001 dell’Italia allenata da Jim e Gary Davenport (alla presentazione del campionato Dalla Noce aveva annunciato: “Il manager sarà un Italiano”, poi aveva nominato Faraone, poi aveva revocato la nomina perché Faraone chiedeva di allenare, almeno per un altro anno, il Nettuno…). Mentre è in corso il Mondiale di Taiwan, in Italia sono in corso effettivamente le prime schermaglie della campagna elettorale. Dalla Noce si era dimesso sul serio, ma dal 14 novembre è proprio fuori gioco: subisce infatti un delicato intervento chirurgico all’ospedale Sant’Anna di Ferrara.
Il 24 novembre sono noti i nomi dei candidati a succedergli: Fraccari, Bertani, Vita, Ceccotti, Linciano e Sellari; i candidati al Consiglio Federale sono oltre 60, tra cui Beneck e il cantante pop Elio (al secolo Stefano Bellisari). Il suo bassista Faso è già sceso in politica.

Io torno da Taiwan concentrato su quanto di storico ha scritto quel Mondiale sul campo: Cuba ha vinto ma non è più imbattibile (la sconfitta subita contro il Giappone è la prima dal 1986) e i professionisti stanno cambiando la storia di queste manifestazioni. Nicaragua guida un gruppo di paesi che vorrebbero giocare i Mondiali solo con i dilettanti, ma il progresso non si ferma. Vale lo stesso per l’informazione sul baseball in Italia. In altri tempi, tutto si sarebbe concentrato sull’elezione del nuovo Presidente FIBS, ma internet e Baseball.it hanno spostato l’attenzione sul Mondiale. Io scrivo che l’Italia: “Ha giocato al di sotto del suo standard”. Ma vedo il bicchiere mezzo pieno: “Credo anche che questo debba essere un punto di partenza per il futuro. Un futuro che mi sembra potenzialmente roseo”. Indico anche che, secondo me, l’unica alternativa a Jim Davenport è Giampiero Faraone.

A fine novembre la Camera di Conciliazione del CONI è chiamata a decidere sul caso di uno scudetto giovanile vinto dal Montegranaro, che aveva superato a tavolino il Nettuno. Che si presenta difeso dall’Avvocato Vergara Caffarelli.
Baseball.it, tramite un articolo di Gianni del Giaccio, lancia il 29 novembre il suo programma elettorale: baseball nelle scuole, una categoria intermedia tra Cadetti e Ragazzi, intervento di personaggi di fama internazionale, in accordo con la Major League per pubblicizzare il baseball italiano, campionato a 12 squadre ma a 2 partite alla settimana, con le prime 6 ai play off subito e altre 2 da una sorta di recupero tra le seconde 6 (finali da giocarsi verso Ognissanti, temo…scusate l’inciso)
Il 30 novembre si scopre che Nicola Fasani (in arte Faso) non è candidabile al Consiglio Federale. Lo stesso giorno ricevo una telefonata da Tonino Micheli che mi lascia attonito. Vorrebbe (o almeno: così capisco) che io scrivessi che dev’essere lui il manager della nazionale di softball (carica che aveva ricoperto dal 1990 al 2000). Io gli dico che, al massimo, lo posso intervistare. Esce un’intervista nella quale Micheli tuona: “Che mi lascino in pace”, precisa che “Bertani non mi ha promesso nulla, né io ho chiesto” (ma dai.) e dilaga: “Io sono pur sempre colui che ha portato il softball italiano dal quattordicesimo al quinto posto nel mondo, che ha vinto un Europeo con in squadra 11 under 20 e che ha convocato 200 ragazze in nazionale”. Gli chiedo se la sua è una candidatura a manager. E Micheli risponde: “Dunque, sia chiaro: chiunque vinca, se mi offre la nazionale me la piglio. Ma non è questo il punto”.

Riccardo Fraccari, con baffo d'ordinanza, nel 2001
Riccardo Fraccari, con baffo d’ordinanza, nel 2001

Il 2 dicembre su Baseball.it scrive Angelo Introppi: “Purtroppo il carrozzone non puo’ più andare avanti da sé, come dice Renato Zero in una sua famosa canzone” parafrasata, mi sa… “Ma ha bisogno di qualcosa di più. Quel qualcosa in più che potrà garantire Riccardo Fraccari con la squadra del Gruppo Aperto. Il livornese ha esperienza da vendere, ha saputo rinnovarsi dentro e tutti sanno che non ha più nulla da dividere con il passato” parole davvero importanti… “Di una cosa sono fortemente convinto, la rivoluzione deve proseguire, altrimenti faremo un passo indietro tutti insieme. Ritorneremo forse ai tempi in cui le notizie circolavano con il contagocce e credo proprio che tutti noi non meritiamo di subire una cosa del genere”.

Al contrario di Introppi, il 7 dicembre io invece mi confermo veramente indipendente: “Non vi darò indicazioni di voto. Queste elezioni non sono a suffragio universale e io non voto. Sarei quindi eticamente imperdonabile, se esprimessi un candidato preferito”.
Mi riconosco nel resto dell’articolo. Anche se, rileggendomi, capisco perché Valerio Pradal non mi abbia mai particolarmente amato: “A Riccardo Fraccari avrei ad esempio ribadito che non bisogna far confusione tra quello che è il ruolo istituzionale di una Federazione e quello che è il ruolo di altri organismi, che possono fare di tutto, anche cercare sponsor. Mi sarebbe in un certo senso piaciuto far parte del gruppo aperto. Ho la segreta ambizione di scrivere per intero un discorso di Valerio Pradal e leggerlo ad alta voce, per vedere l’effetto che fa. Perché io non ho mica capito cosa dice, Pradal (…) Di Fraccari mi ha un po’ stupito il riproporre 2 dei 3 Dalla Noce Boys (oltre a Pradal, Felletti). Mossa per lo meno azzardata, secondo me. Almeno considerato che il movimento non ha fatto mistero di essersi pentito amaramente del voto dato un anno fa.
A Bertani avrei anche sconsigliato vivamente di fare suoi i concetti sulla comunicazione di Aldo Notari, che sarà anche Presidente Mondiale ma dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra. Il baseball non si può vendere, presidente? E chi l’ha detto? Io, se permette, di questo notaripensiero non mi fido. Perché chi lo ha partorito è stato sì capace di vantarsi del quarto posto della nazionale ai Mondiali di baseball del 1998, ma non ha saputo nemmeno mettere in vendita un cappellino, un sottomaglia, per non dire una casacca di quella squadra”.
E chiarisco poi come la penso, fino in fondo: “Non so se si è capito, ma io sono più per il modello di baseball americano che per quello da Germania Est che mi pare ancora in vigore da noi. E con piena soddisfazione di molte società, che sono ben felici di avere Mamma Federazione che cambia i pannolini per conto loro. Il fatto è che, contenti o no, il 2000 è questo: sport agonistico lo fa chi ha i soldi per farlo. E non tiratemi fuori De Coubertin o la Parrocchia: chi vuole fare sport per fare 2 corse non ha che da volerlo. Ma, se permettete, qui stiamo parlando d’altro. In sintesi, credo che chiunque vinca abbia bisogno che il movimento accetti che venga presa un’altra strada. Scriveva un lettore che: Nel baseball italiano siamo in 10 e anziché cercare di diventare 12, facciamo di tutto per rimanere in 8, così contiamo di più. Ha ragione. Da vendere. Ma così non va. E se il nostro baseball non perde questo complesso, chiunque vincerà le elezioni non potrà che fare male. Anche la categoria che rappresento deve essere capace di fare il salto di qualità. Noi giornalisti non abbiamo né il compito di scrivere programmi elettorali né quello di fare i tifosi della nostra squadra del cuore: noi dobbiamo solo raccontare quello che succede in campo, dove uno strike out si chiamerà sempre strike out e una palla veloce che fa bang nel guantone del catcher resterà sempre il più bel rumore del mondo”.

L’8 dicembre 2001, Riccardo Fraccari vincerà le elezioni. Appena prima della proclamazione, mi dirà (sorridendo): “Adesso sono anche cavoli tuoi”. Una frase quanto meno sorprendente per me, che a un incarico federale proprio non pensavo. Allora ammetto che ero convinto si riferisse a una collaborazione tra Baseball.it e il suo Ufficio Stampa. Del quale aveva sempre evitato di indicare i nomi dei componenti e adesso capisco perché.
A caldo, scrivevo: “L’elezione di Fraccari chiude una volta per tutte l’era di Aldo Notari, il più grande dirigente che il nostro baseball ha avuto e che da oggi in poi fa definitivamente parte del passato. Come avrete notato, a Roma Baseball.it c’era. A questo modo la nostra redazione ha completato un percorso iniziato il 21 gennaio e durato quasi un anno solare, attraverso il quale crediamo di aver reso un servizio a questo sport a dir poco impagabile. Lodarsi da soli è quanto di più ingenuo si possa fare, ma spero mi consentirete comunque di dire che un’informazione completa, puntuale e super partes come quella offerta da noi, il baseball italiano non l’aveva mai avuta. Personalmente, non credo di aver avuto nella mia ancora molto giovane carriera soddisfazioni professionali pari a quelle provate in questi 12 mesi. Oltretutto, sono convinto che siamo solo all’inizio. E quindi mi aspetto che il 2002 sia davvero un anno bellissimo. Se non sarà così, con le premesse che sono state gettate, sarà però bene rassegnarsi tutti assieme a fare di questo sport che ci appassiona un piccolo hobby senza ambizioni”.

Il 15 dicembre io e Alessandro Labanti veniamo convocati da Riccardo Fraccari in un albergo di Bologna. Il neo Presidente è in grande forma, allegro. Mi lascia parlare, poi rompe gli indugi e mi propone di collaborare con lui. Mi riservo di dargli una risposta, ma lui insiste e accetto.
Ai lettori di Baseball.it lo renderò noto con un articolo pubblicato il 30 dicembre. Nel frattempo, continuo a esercitare il mio ruolo di direttore editoriale del sito ed esprimo un concetto che certo non mi può essere stato suggerito dal mio futuro datore di lavoro: “Siamo quel paese in cui si vuol far nascere la Lega delle società di baseball con i soldi della Federazione. Di non averli dati (i soldi) è già stato accusato Aldo Notari nei primi anni ’90. Non è quindi un discorso nuovo, quello che stiamo facendo. Ma potrebbe essere utile. La Lega delle Società è un organismo che, presto o tardi, si dovrà opporre alla Federazione”.
Anche chi non mi ama, mi riconoscerà una certa coerenza in quell’articolo del 28 dicembre: “Lo sapete tutti, io vedo il destino del baseball italiano legato ad un campionato professionistico che si giochi a maggio, giugno, luglio, agosto e settembre e che sia gestito con criteri imprenditoriali. Dove voglio arrivare? A dire che, prima di pensare a vendere i diritti a Kirch, dobbiamo rendere il baseball più presentabile. Gli stadi, innanzi tutto”.

A proposito di gente che non mi ama (eufemismo), non so se Angelo Introppi si riconosce in queste parole, che datano 22 dicembre 2001: “D’accordo, è giusto tutelare i talenti di casa nostra, ma se un italiano vale veramente il posto che occupa, nessuno straniero sarà in grado di toglierglielo. Se invece un italiano è mediocre è giusto che il suo posto, a certi livelli, possa essere messo in discussione. Meglio uno straniero nel posto giusto che aggiunge spettacolo e competitività. E’ innegabile che vada fatto qualcosa di mirato a livello di comunicazione per stimolare tutti i media a parlare di più del nostro sport. Mi preoccupa, invece, la fuga degli spettatori dai diamanti”.
A me, a livello di concetti, piace…

Torniamo all’articolo del 30 dicembre 2001. Scrivo: “Ieri il Presidente Federale Riccardo Fraccari mi ha chiamato per dirmi che presto mi convocheranno a Roma per firmare un contratto di consulenza con la FIBS per la gestione dell’Ufficio Stampa. Lavorerò in staff (cioè, nessuno di noi 2 comanda sull’altro) con il collega e amico Maurizio Caldarelli (…) Ho accettato un incarico federale e quindi non potrete più aspettarvi da me articoli di commento alla politica della FIBS (…) Però io sono ancora qui. Continuerò a prestare per Baseball.it lo stesso impegno. Anzi, se è possibile mi impegnerò di più. Non so formalmente con quale posizione. Forse non più quella di responsabile editoriale. Di certo, e se non sarà così fatemelo notare, la mia firma non apparirà di meno”.

Direi che adesso è tutto contestualizzato e siamo pronti a passare al 2002. Ma prima, voglio riportare qualche altro stralcio di quell’articolo: “Baseball.it è stata la mia più grande soddisfazione professionale e, comunque vadano le cose, ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di misurarmi in questa avventura”.
Mi piace anche la descrizione che ho fatto allora di quello che a Baseball.it chiamavamo il Gruppo Ristretto: “Mino Prati (la nostra anima polemica), Marco Landi (la nostra anima scettica), Andrea Perari (la nostra anima rilassata) e Maurizio Caldarelli (la nostra anima istituzionale).

2 thoughts on “I Diari: come si è passati dal 2001 al 2002

  1. Mi fa molto piacere che tu mi abbia letto. Diciamo che questo pezzo lega tra di loro gli anni 2001 e 2002, di cui sto pubblicando i “Diari” che tenevo su Baseball.it. Visto che intendo trarre un e-book da questo progetto, certamente la tua testimonianza mi sarà utile. Ti contatto in privato

  2. Carissimo Schiroli solo ora ho letto questa tua antologica sul baseball, del quale sul periodo 2000-2002 potrei dire moltissimo, ma solo 2 aggiustamenti vorrei fare:
    1 – Sono l’unico a non essere stato allontanato dal Presidente Dalla Noce, me ne sono andato, la segretaria lo sa molto bene, perché, malgrado molto lavoro come la presentazione dei campionati al Casinò di Venezia non c’era un progetto per motivare la mia presenza l’ideatore del gruppo aperto sono stato io e subito si sono aggiunte 4 validi personaggi del mondo del baseball che tuttora fanno parte della Federazione, con un pranzo a Redipuglia.
    2 – Ho sempre avuto ottimi rapporti con i personaggi del baseball, anche con chi mi aveva prima criticato, a maggior ragione con te che ti ho sempre stimato per la preparazione dell’argomento e per quel tuo modo “americano” di vendere “mediamente vendere” il prodotto baseball.
    Ci sarebbero molti simpatici aneddoti con la partecipazione del Presidente e del Vicepresidente, ma la realtà di cui ne sono fiero, e ripeto amo moltissimo lo sport baseball, è che Fraccari e Fochi hanno valorizzato la loro OTTIMA partecipazione federale con al fianco anche Valerio Pradal.
    Ti comunico che volentieri ascolto le tue telecronache televisive e mi farebbe piacere rincontrarti anche per un semplice caffè a bordo diamante.
    ciao
    valerio pradal

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