I diari del 2001: al Mondiale di Taiwan

Diario di un cronista itinerante, FICTION E PROGETTI EDITORIALI

Il Diario del Mondiale di Taiwan racconta di un mondo senza euro e senza wi-fi. I ventenni di oggi, che allora frequentavano le elementari, non ci si ritroverebbero assolutamente. Per me, rileggerlo è però tutto un sorriso: mi rivedo esattamente, quasi mi faccio tenerezza da solo. Incominciavo a tutti gli effetti una nuova fase della mia vita, imbarcandomi in un viaggio intercontinentale lunghissimo e con un futuro quanto meno incerto davanti. Baseball.it era rimasto una bella utopia. Avevo incontrato imprenditori importanti nella convinzione che fossero disposti a finanziare il progetto, ma di soldi non si era nemmeno arrivati a parlare. In assenza di una svolta, mi dicevo che questo ennesimo innamoramento per il baseball sarebbe stato destinato a svanire.
In questi primi Diari vi porto dall’Italia a Taiwan la mattina dopo che gli Yankees hanno perso le World Series contro i Diamondbacks e da Taipei a Kaohsiung, dove divento addirittura l’uomo più bello del mondo.
Le foto che inserisco le ho scattate personalmente nel 2001. L’editing su questo testo è abbastanza complesso: avevo scritto con una tastiera locale molti capitoli e le lettere accentate erano tutte lettere con apostrofo. Infine, la solita avvertenza: quello che trovate nel testo in corsivo (ma non neretto e corsivo) l’ho aggiunto ora.

6 novembre Ricomincia l’avventura

Un edificio caratteristico di Kaohsiung a Taiwan
Un edificio caratteristico di Kaohsiung a Taiwan

Tramonta il sole su Amsterdam.
State tranquilli, lo so che l’Olanda non è sulla strada che dall’Italia va a Taiwan. Non sono Marco Polo, ma non lavoro neanche a Milano Malpensa. E’ che la KLM, la compagnia che mi porterà in Estremo Oriente, mi ha obbligato a partire da qui.
Sono passato dalle World Series alla mia macchina per andare all’aeroporto “Marconi” di Bologna (sì, Malpensa non mi frega mica 2 volte nello stesso anno…) e ho ricordi sfumati di quello che è accaduto. Devo aver detto alla ragazza del check in di Bologna: “Per pietà, non perdetemi la valigia, che in Cina la mia taglia non deve essere molto comune”. O forse l’ho solo sognato.
Sul volo per Amsterdam ho dormito. E devo avere anche russato, perchè i miei vicini di posto mi guardavano beffardi. Come se loro, quando dormono, cantassero con voce celestiale.
Sto cercando di capire che parte della giornata sto vivendo. Nel senso che per me è il pomeriggio seguente ad una notte in cui ho dormito poco, quasi niente. A destinazione (come dicono sugli aerei) è notte. Io passerò la mia notte in aereo e arriverò a Taiwan di pomeriggio. Con il piccolo dettaglio che l’Italia gioca e dovrò anche essere un minimo lucido per raccontarvi come.
Oltre che fare la cronaca della partita, devo trovare il modo di far funzionare il mio computer con la corrente a 110 volt e di connettermi ad Internet facendo leggere al sopra citato computer un dischetto cinese. Insomma, mica uno scherzo.
Il mio volo fa scalo a Bangkok e si vede. Mi si è appena seduto a fianco uno che deve aver preso troppo sul serio il film “The Beach” con Leonardo Di Caprio. A proposito, avrà il doppio passaporto, Leo? Pensiero cretino…
Qui a Schiphol (fa figo, ma è solo il nome dell’aeroporto) sono entrato in contatto con un bellissimo telefono chiamato multifoon con il quale si può scaricare la posta elettronica. Cosa che io non sono riuscito a fare, ma non è questo il punto. I miei 3 fiorini olandesi (ma non è ora che arrivi l’Euro?) comunque me li hanno addebitati. All’amministrazione di Baseball.it devo anche far sapere che sono riuscito a spendere (questo a Bologna) 18.000 lire per una batteria della macchina fotografica, che secondo me è il record mondiale per una singola pila. In effetti, il negoziante dell’aeroporto ha commentato con un significativo: “Sarà mica d’oro”.
A Bangkok ci hanno praticamente buttati fuori dall’aereo perchè devono pulire. Uno dei miei compagni di viaggio è tedesco, ma parla piuttosto bene l’Italiano. Quando ha notato che stavo leggendo un libro di un autore tedesco in Italiano, è stato molto contento. Io comunque sono in una di quelle fasi di personale simpatia durante le quali rispondo a monosillabi. Non credo inizierà un’amicizia. Tanto per non lasciargli dubbi, mi metto la cuffia e guardo il film “Moulin Rouge”
L’aeroporto di Bangkok sembra deserto. Ma che ora sarà? Ormai ho perso completamente il conto del tempo. Il mio orologio dice che sono le 6.30 del mattino e tanto mi basta. Camminando, comincio ad avere i primi sintomi del complesso di King Kong. Sono gigantesco, in confronto al thailandese medio. L’altra caratteristica è un odore pungente di canfora o qualcosa si simile. In effetti incrocio un numero impressionante di negozietti che offrono massaggi ai piedi. Sapevo di altri massaggi, in voga da queste parti. Ma mi rendo conto che non sono il genere di servizio abitualmente offerto negli aeroporti.
Ripartiamo in orario perfetto. Comincio a preoccuparmi, in effetti. E’ un viaggio fin troppo tranquillo. Mentre mi imbarco incrocio l’hostess della KLM che mi ha servito durante la prima fase del volo. La saluto cordialissimo. lo so che avevo affermato di non essere granchè simpatico, ma lei è bionda e con gli occhi azzurri e donna, al contrario del mio vicino di posto.
Il personale KLM è efficiente. Anche troppo, se devo essere sincero. Mi avranno svegliato 10 volte per chiedermi se avevo bisogno di qualcosa. Di dormire, ragazze! C’è poi da segnalare l’inquietante presenza dell’hostess/interprete, figura fondamentale per evitare un esaurimento nervoso al personale olandese.
I cinesi in effetti sono personaggi curiosi. Intanto fanno una confusione micidiale, sono sempre in piedi, salgono sui sedili. E parlano, ovviamente, cinese. Capirli non è nemmeno facile quando parlano in Inglese, perchè pronunciano le consonanti a modo loro (specie la erre, come leggenda vuole) e spesso bisogna chiedere che ripetano.
L’inteprete è lì che gira con un bricco di the (o tè? o tea, all’Inglese?) cinese. Io non posso appoggiare la testa che dormo: mi sento un automa, visto che dormo, mi sveglio per mangiare e ridormo.
In perfetto orario con la tabella di marcia arriviamo a Taipei, capitale dell’isola. Il sole è già tramontato, quindi durante l’atterraggio si vede pochissimo. Taipei sembra molto grande, comunque. Le operazioni di sbarco sono assolutamente velocissime. Assolutamente raggelante, al contrario, è il primo cartello che ci accoglie: I trafficanti di droga sono puniti con la pena di morte. Non che avessi intenzione di pagarmi l’albergo a questo modo, ma come presentazione di una nazione agli stranieri non c’è comunque male.
Non faccio in tempo a cambiare un po’ di dollari in valuta locale (dollari anche loro, per altro… e le lire non sono nemmeno citate, tra le valute scambiate) che dal rullo appare la mia borsa biancoazzurra d’ordinanza da trasferta. Un certo miglioramento rispetto a Bonn si è verificato.
Noi Europei siamo molto pochi, qui. Si sono quasi tutti fermati a Bangkok. Comprensibile.
Volevo fra l’altro puntualizzare che non trova fondamento la definizione dei cinesi come musi gialli. Al di là del fatto che è spregevole, va detto che il colore della pelle degli asiatici è giallo come il nostro è…rosa.
Esco dal terminal e mi si avvicina un tassista abusivo. Oh, come a Roma!
tu tausand en ti di. Ove en ti di sono i nuovi dollari taiwanesi.
2000 mi sembra un furto, anche perchè ho sbagliato la conversione e, secondo il mio calcolo, si tratta di circa 1.400.000 lire. Comunque, anche togliendo uno zero non è poco. Inizio la trattativa, ma non sono un osso duro e mi fermo a 1.500. Circa 50 ameican dolla, dice lui.
All’Hotel Fortuna, dove vengo accolto come se fossi il Presidente della Repubblica, mi dicono che mi sono fatto fregare. Buono a saperlo per domani.

7 novembre Mi hanno fatto arrabbiare

Mondiale 2001: l'agognato pass di accredito IBA
Mondiale 2001: l’agognato pass di accredito IBA

Ragazzi, mi hanno appena fatto arrabbiare. Ho ancora le pulsazioni a circa 300 e quindi scrivo, così l’adrenalina va giù.
Avevano perso il mio accredito. Enfatizzo: PERSO. Grazie al cielo, l’Addetto Stampa della Federazione Mondiale è Enzo Di Gesù, che ha avuto la gentilezza di accompagnarmi all’Ufficio Accrediti centrale. Dove per la verità erano collaborativi ma inconcludenti.
C’è una cosa seccante, qui a Taiwan. Che ogni richiesta che fate viene esaminata mentalmente dalla prima persona a cui la esponete, discussa collegialmente in cinese con altre persone e quindi approvata con un “però”.
Ad esempio, mi hanno detto che mi facevano un nuovo accredito, “però” avevano finito i moduli. Trovati i moduli, non c’erano più i tesserini gialli, il colore dei giornalisti. Al che mi hanno mandato allo stadio “Tien Mou”. Poco male, perchè comunque ci sarei venuto e così ho approfittato della gentilezza di Enzo Di Gesù e del suo braccio destro Kevin Anselmo, americano del New Jersey. Di bello Kevin ha che i suoi nonni sono di Bedonia, provincia di Parma e che, tramite mamma, è lontano parente di Achille Ratti, il Papa che firmò nientemeno che i Patti Lateranensi.
Tornando a noi, allo stadio mi hanno mandato da un certo signor Cheng. Come se in Italia mi avessero detto Vai da Rossi. Ce n’erano 27, di Mr Cheng. Quello giusto, era un omettino timido e che capisce pochissimo l’Inglese. Dopo l’ennesimo consulto con i suoi scagnozzi, mi ha detto più o meno: “OK, però devi fartelo vistare da Enzo“. Detto da un cinese, Enzo suona più o meno come En-giò, ma ho capito.
Perfetto, dico a Kevin. Torniamo da Enzo e firmiamo. Vado, faccio firmare e torno.
Cheng prende in mano il foglio, fa il solito consulto e poi mi dice: “Ci vuole anche la firma di Miguel“. Ed è lì che è partito l’embolo. Gliene ho dette di tutti i colori, a Cheng. Sono ripartito, salito da Di Gesù, l’ho pregato (poco) gentilmente di tornare giù con me e di risolvere il problema. Mentre Di Gesù stava telefonando a questo fantomatico Miguel (che dovrebbe essere il responsabile Relazioni Esterne dell’IBA, ma se permettete non ci giuro; in effetti, si trattava di Miguel Ortin, il Direttore Esecutivo della Federazione Mondiale), ho visto il mio faccione su un pass. Incredibile, lo avevano ritrovato. Enfatizzo: RITROVATO.
Morale? Sì, che con le buone maniere si risolve sempre tutto
Tra gli altri problemi con cui devo convivere qui a Taiwan, c’è il fatto che il mio telefono cellulare riceve gli SMS. Sto infatti svolgendo un servizio di consulenza sentimentale per conto di un mio caro amico, che presumo si riconoscerà perfettamente, se gli capiterà di leggere queste righe. Cresciamo, pretendiamo di essere grandi e poi va a finire che gira attorno tutto alla solita problematica: “Ma lei, mi penserà?”.
Come scrive John Updike: “Ti importa sempre. Ti importa da quando quella bambina ti ha mostrato le mutandine all’asilo”.
E se non fosse così, il 90% delle canzoni pop non avrebbe mai avuto successo.
Secondo il Taipei Times, quotidiano bilingue che a quanto pare mi recapitano in camera tutte le mattine, il Mondiale è L’evento sportivo di profilo più alto mai tenutosi a Taiwan. Non a caso, ieri alla partita tra Italia e Taiwan erano presenti il Presidente Chen-Shuibian e il Primo Ministro Chang-Chun-Hsiung e il 2001 è stato ufficialmente dichiarato l’Anno del baseball. Ogni giorno sono in diretta televisiva diverse partite, ma onestamente non ho capito troppo bene su che canali. Sono citati Videoland Sports e Much TV e non ho ancora avuto tempo di scoprire se si tratta di canali in chiaro o a pagamento. A chi dall’ Italia chiedeva informazioni, posso segnalare che l’americana ESPN dedica un paio di edizioni quotidiane di Sportscenter ai Mondiali. Ma in Italia ESPN la ricevono pochi fortunati. Per il resto, ho paura che vi dobbiate accontentare di…me.
C’è più freddo del previsto. 18-20 gradi e coperto. Almeno qui a Taipei, nel nord di Taiwan. Kaohsiung, dove sono atteso per domani, è nel sud dell’isola. Secondo i giornali ci sono circa 27 gradi ed è previsto sole.
Taipei è una città enorme, nella quale non è troppo agevole muoversi. Utilizzare i mezzi pubblici mi è stato sconsigliato vivamente da tutti. Ci dev’essere un perchè, se è vero (come è vero) che la città brulica di taxi gialli, disponibili a prezzi piuttosto convenienti.
Credo che scoprirò Taipei nella seconda parte della mia permanenza. Per ora mi sono limitato a esplorare la zona dove si trova il mio albergo, nella quale l’unica cosa davvero notevole è la presenza di negozi che vendono abiti da sposa. E’ impressionante, ogni 2 metri se ne trova uno. Abiti bianchi, super lussuosi. Ma quanta gente si sposa, qui? O forse succede che si sposano più volte?
Io sono una fonte di curiosità notevole per i cinesi. Come io vedo loro molto piccoli, loro devono vedere me assolutamente enorme. Mi guardano tutti e mi sorridono. Io sorrido a tutti. Forse sarebbe più onesto dire a tutte. Le cinesi sono carine in maniera imprevedibile…si fa per fare conversazione, ovviamente.
Mi congedo e vado a nutrirmi. Non ho ancora mangiato nulla da quando sono a Taiwan e sinceramente adesso è la mia priorità.

8 novembre Da oggi sono un VIP

Mondiale 2001: con Aldo Notari nella suite presidenziale
Mondiale 2001: con Aldo Notari nella suite presidenziale

Ho infilato un uno due che mi ha fatto crescere in maniera esponenziale nella considerazione degli addetti alle Pubbliche Relazioni di qui.
Poco prima di presentarsi in sala stampa per il dopo partita della gara con il Canada, il manager di Cuba Higino Velez mi si è avvicinato e, esclamando un clamoroso: Schiroli, fratello, mi ha abbracciato.
Higino ha allenato il Parma e ha abitato nella mia città per anni (perchè io sono nato e risiedo a Parma, benchè per i nettunesi sia di Rimini, per i riminesi di Nettuno; immagino, per i canadesi sarò Cuba, da ieri in poi? Cuba aveva battuto il Canada 1-0). Siamo in buoni rapporti, tutto qui. Per i cinesi, però, io sono un giornalista celebre a livello mondiale. E lo resterò.
Il secondo colpo d’immagine l’ho realizzato quando il Presidente dell’Iba Aldo Notari ha interrotto un colloquio di lavoro per salutarmi e darmi il suo numero di cellulare taiwanese. Anche Notari è di Parma (e altri non ce ne sono, state tranquilli…) e mi conosce da quando sono bambino. E anche questo i cinesi non è necessario che lo scoprano.
Con la mia nuova imagine di VIP, sono partito in treno alla volta di Kaohsiung, la località che rappresenta il quartier generale dell’Italia. A tutti coloro che hanno intenzione di venire qui: sappiate che i mezzi pubblici (a parte gli aerei) gli stranieri non li usano. Quindi, vi guarderanno un po’ strano. Per cinesizzarmi un po’ ho comprato un sandwich da mangiare come colazione. Ero più simile ai nativi, ma il mix di uova, cocco, salsa agrodolce e una specie di prosciutto cotto me lo sarei risparmiato volentieri.
Il treno che da Taipei porta a Kaohsiung eè molto confortevole. Più dell’aereo che da Amsterdam mi ha portato qui, per intenderci. Attraversiamo praticamente tutta l’isola, che vista dal treno mi sembra davvero priva di identità. I sobborghi delle città sono molto tristi e degradati e i nuclei urbani sono cresciuti in maniera disordinata e senza un preciso disegno urbanistico. Il paesaggio in compenso è suggestivo. Taiwan è un’isola molto montagnosa, quindi il colpo d’occhio cambia spesso e in maniera piuttosto drammatica.
Vedo anche il mare, in lontananza e per la prima volta. Fa un brutto effetto, grigio e mosso.
L’arrivo a Kaohsiung è da shock. La stazione è tutta in rifacimento e onestamente dà l’impressione di essere stata bombardata. All’esterno io e il taxista ci capiamo tanto bene, che per essere sicuro di portarmi all’albergo giusto, telefona alla reception.
Finalmente ho capito perchè mi guardano tanto: è il mio cranio rasato. Per loro, rasati vanno in giro i monaci buddisti. Che qui sono tollerati, ma sul continente mica tanto. E presumo di essere un monaco quanto meno atipico.
Per il taxista sono alto in una maniera esagerata. Continua a misurarsi e a mormorare gud, gud. Altro, non possiamo dirci.
Il Cinese mi è assolutamente alieno. Speravo in 15 giorni di carpire almeno la logica, dietro i loro scarabocchi. Ma ho rinunciato. Oltretutto, non li capiscono tanto bene neanche loro. Il taxista ha girato un foglio per vedere di non averlo preso in mano dal lato sbagliato!
Ho fatto finalmente un pasto decente. L’albergo super extra lusso (40 piani: sembra quello in cui Richard Gere porta Julia Roberts in Pretty Woman) che ho prenotato ha un ristorante a buffet nel quale, in mezzo a pesce crudo per giapponesi e piedi di pollo per cinesi, trovo un arrosto che mi riconcilia con la vita. Provo a prendere il pane, ma mi sa che fosse lì per bellezza. Comunque, sto meglio.
Sto facendo bene anche nel ruolo di consulente sentimentale, si direbbe. L’unico aspetto è la spesa. Spero che gli sms costino 200 lire anche da qui. Se no, sono rovinato!
Sto scrivendo dallo stadio di Kaohsiung. Un impianto molto bello, con spalti anche dietro gli esterni. Gli azzurri sono in campo per il batting practice. Vedremo come se la cavano contro la Corea. A livello di inviati, abbiamo già perso 27-1!

9 novembre E’ davvero un’avventura

Accidenti al fuso orario! Mi sveglio sempre a orari improbabili. Almeno per le mie abitudini.
Così è andata a finire che è addirittura troppo presto per andare allo stadio per Italia-Sudafrica, che si gioca alle 12. Sarà una gara molto importante, per il futuro dell’Italia in questo torneo. Ma raccontarvi la partita fa parte di un altro momento della mia giornata.
Kaohsiung sembra molto anonima. Sarà perchè mi sposto in taxi, da vero foto reporter trombone dei film degli anni ’50, quelli con il cappello e l’impermeabile alla Tenente Colombo, per capirci. Il problema è che non vedo alternative. A parte la seccante abitudine degli autobus di mettere l’indicativo delle località solo in cinese, il vero dramma è che quando parlo non mi capiscono. Infatti, ormai con i nativi mi esprimo in dialetto parmigiano, che tanto è uguale. Capiscono niente d’Inglese, niente di Parmigiano. Ma almeno il dialetto li fa ridere.
Mi tengo in tasca il biglietto da visita dell’albergo e un foglietto con sopra scritto stadio e stazione. Mi rendo conto che non do esattamente l’immagine del globe trotter, ma cosa devo fare? Perchè perdersi in una metropoli di Taiwan, potrebbe anche essere più spiacevole che fare la figura del tonto
Un altro dei motivi per cui vi guarderanno strano, se verrete in Oriente, è che sudate. Avete capito bene. Loro sono micidiali, sembra non abbiano i pori. Infatti, visto che probabilmente ci considerano dele specie di animali accaldati, tengono l’aria condizionata in camera a temperature assurde. Stanotte quando sono rientrato ho avvertito un freddo pazzesco. Ho guardato il termostato e ho scoperto che indicava 15 gradi. A casa mia, 15 gradi non li ho nemmeno in gennaio.
Sfatiamo l’ennesimo luogo comune. I cinesi non sono tutti uguali. Anzi, ci sono diversi tipi…dico razze per capirci, ma senza nessun intento ironico. Specie osservando le ragazze appare evidente, perchè si passa dalle classiche cinesi minute ad un tipo con tratti molto più tendenti all’occidentale e con figura slanciata. Un tipo che, detto tra noi, si…lascia guardare. Fermo restando che capire l’età delle donne cinesi è ancora qualcosa al di sopra delle mie personali capacità. Il luogo comune che invece non intendo sfatare riguarda la cucina. I locali per cinesi sono assolutamente off limits, se non avete lo stomaco di ghisa. Per noi occidentali è bene rivolgersi ai ristoranti più lussuosi, che sono magari addomesticati, ma almeno garantiscono la sopravvivenza. Qui a Kaohsiung è d’altra parte improbabile spendere piu’ di 600 dollari taiwanesi (40.000 lire) per il pasto più ricercato, quindi perchè rischiare la salute nelle bancarelle che friggono cadaveri maleodoranti e poi ve li vogliono far mangiare rigorosamente con i bastoncini? Guardate, facciamo così: per amore vostro e del mio mestiere, prima di ripartire faccio un tentativo. Se va male, parlate bene di me ai posteri.
Ho scoperto di non essere l’unico consulente sentimentale del mio amico. Saggio, però. Perchè quando si parla di donne non è come quando si va dal medico, che ci si accontenta del primo parere. Quando si parla di donne è una cosa seria. Tanto seria, che il nostro ha preso anche a telefonarmi. Non oso immaginare che addebito mi arriverà con il conto della carta di credito di dicembre.
Se l’ufficio stampa di Taipei mi era sembrato moderatamente incasinato, era solo perchè non avevo visto quello di Kaohsiung. Per fortuna c’è la mia amica Li (almeno, io ho capito che si chiama così, che mi cede sempre il suo computer. Non è che io e Li ci capiamo, per carità. Io le faccio dei gran sorrisi, ma afferro un bel 10% di quel che mi dice. Lei non ha ancora capito che il suo computer è configurato in cinese e che quindi per me è una tragedia. Per fortuna, sto tante ore al giorno su queste simpatiche macchine che ormai ho fotografato quali tasti vanno premuti per fare apri, salva o quant’altro. Ma è il computer che NON ha capito che in Italiano ci sono gli accenti e me li converte tutti con dei punti interrogativi. Ne ho parlato con Li, ma proprio le sfugge l’essenza del discorso: a cosa servono gli accenti?
Comunque, dopo Italia-Corea ci siamo trovati in 28 a parlare con Jim Davenport. I 27 giornalisti coreani e il sottoscritto. Davenport aveva per altro la faccia di uno a cui è morto il gatto e si intristiva sempre più quando le sue parole in Inglese venivano tradotto prima in coreano e poi in cinese. In Italiano, nulla. E’ andata ancora meglio con il manager coreano Kim, le cui parole venivano tradotte solo in cinese. Ma io sono un uomo dalle mille risorse e avevo preventivamente fatto amicizia con Park Jae Ho, inviato del nostro omologo coreano www.sportschosun.com. Park, eta’indefinibile ma dev’essere giovane, parla un Inglese faticosissimo, ma pur sempre Inglese. Mi ha spiegato che la Corea temeva molto l’Italia (bontà sua…) e ha preparato bene la partita, cercando di sfruttare le debolezze dell’Italia. Ad esempio, un catcher contro il quale si può correre. Ovviamente, non ho avuto il coraggio di dirgli che per noi Chirs Madonna è una sorta di mito difensivo.
Ringrazio ovviamente tutti coloro che mi scrivono. Non è detto che riesca a rispondere a tutti, ma ci proverò. Nel caso non arrivi nulla da me, dopo il 21 novembre ricontattatemi e porrò rimedio con la massima solerzia.
Adesso mi tuffo nel traffico di Kaohsiung con il mio foglietto per accalappiare un taxi e arrivare in tempo per il batting practice dei nostri eroi.

10 novembre Idolo delle folle

Novembre 2001: idolo delle volontarie dello stadio di Kaohsiung
Novembre 2001: idolo delle volontarie dello stadio di Kaohsiung

Vi è mai capitato che una donna vi abbia definito l’uomo piu’ bello che aveva mai visto? Beh, a me sì: ieri. E per essere precisi, erano 4 o 5, le donne.
Non sono impazzito. E neanche sto delirando per aver mangiato alle bancarelle. O meglio, quello l’ho fatto, ma ne parliamo dopo. Ieri ero sul campo di Kaohsiung che facevo una rimpatriata alla parmigiana con Claudio Corradi e Seth La Fera, quando ho notato che le hostess in servizio alla sala stampa mi guardavano e ridevano.
Corradi ha detto: “Guarda che ti stanno chiamando”. Al che sono rientrato per vedere cosa volevano. Una ragazzina timida mi si è rivolta così: “Dobbiamo dirti una cosa”. Io allora l’ho invitata ad esprimersi. “No” ha detto arrossendo “Non ho il coraggio”.
La situazione stava diventando abbastanza kafkiana, per cui ho forzato i tempi e le ho intimato di dirmi cosa voleva, oppure sarei tornato in campo.
“Pensiamo che sei molto bello”. Ha detto la ragazza. Poi si è rivolta ad una sua amica ed entrambe si sono spanciate dal ridere. Quindi l’amica ha aggiunto: “Sei l’uomo piu’ bello che abbiamo mai visto”.
Ho pensato che se facessero il concorso di Mister Cina potrei vincere a mani basse, ma che forse ci sarebbero le stesse polemiche suscitata dall’elezione di Denny Mendez a Miss Italia. Intervisterebbero la Parietti, al riguardo. Che magari non mi troverebbe l’uomo piu’ bello che ha mai visto, ma certo ammetterebbe che sono meglio sia di Oppini che di Bonaga, anche se con Cristopher Lambert perdo su tutta la linea.
Oh, ragazze, ma siete scoppiate? Lo volevo dire, ma alla fine perchè sfuggire a questo momento di gloria? Così ho proposto di fare una foto tutti assieme, creando il delirio. Perchè sono emerse 5 o 6 macchinette fotografiche e le ragazze erano eccitatissime. In mezzo a loro, ero veramente inumano, come altezza. I giocatori dell’Italia, poco distanti, non avevano parole. Babbo Davenport, da quel momento, tutte le volte che mi incrocia mi guarda sardonico.
Per il resto della giornata, mi sono sentito coccolato. La cosa è anche imbarazzante, perchè se per caso guardo qualcuna delle ragazze per sbaglio, arrivano subito di gran carriera a chiedere se ho bisogno. Un paio di loro erano anche disposte a dividere in 2 il pranzo di una per cedere l’altra porzione a me, che non avevo da mangiare. Lì più che alla tenerezza (che pure mi hanno fatto), il cortese rifiuto è da imputare all’odore infame che proveniva dalla massa informe nella quale affondavano i loro bastoncini. A fine giornata, mi sono venute tutte a salutare ad una ad una e hanno espresso un chiaro rammarico per il fatto che oggi l’Italia gioca a Chia-Yi e quindi non mi vedranno. Commenti?
Vi sto scrivendo dal treno diretto giusto a Chia-Yi. Il mio ruolo di consulente sentimentale ha assunto contorni inattesi. Perchè mi sono trovato come vertice di un triangolo di sms tra il mio amico e l’oggetto del suo desiderio, che è stata avvertita dell’esistenza del Diario e pare si stia divertendo molto. A questo punto, mi sfugge una cosa. Che io sapessi, si tormentano gli amici con le storie d’amore o quando si viene rifiutati o quando non si ha il coraggio di dichiararsi. Qui, a che gioco stiamo giocando?
Su commissione di una mia amica devo fotografare uno di quegli edifici a forma di torta matrimoniale. Avendone individuato uno dalla sommità dello stadio di Kaohsiung, ci sono andato a piedi, rischiando 2 volte la vita. Primo, per l’impraticabilità delle strade di Taiwan. Sono ricolme di taxi, altre auto e, soprattutto, scooter. Si tratta di normali motorini 50, sui quali i cinesi salgono tranquillamente in 2 e senza casco e sfrecciano a velocità folli. Il secondo motivo per cui ho rischiato la vita è una diretta conseguenza di questo traffico caotico: l‘inquinamento. Altro che cure termali una volta l’anno, devono fare quelli che abitano qui. Mi sono dovuto rifugiare in sala stampa e respirare a pieni polmoni un po’ di sanaaria condizionata, per non sentirmi male. Comunque, l’edificio richiesto è stato fotografato.
La ricerca in questione mi ha anche procurato l’amicizia di un cagnetto randagio abbastanza simpatico ma estremamente pulcioso, che quindi non ho nemmeno per un attimo pensato di accarezzare. Visto che il mio affetto era scarso, l’animale mi ha abbandonato con nonchalance dopo un po’.
Essere allo stadio durante una partita in cui gioca Taiwan è un vero e proprio delirio. Il pubblico cinese è armato di trombette fastidiosissime che suona dal primo lancio al ventisettesimo out. Non bastasse questo, sui dug out si è sistemato un capo claque con tanto di microfono e polmoni da vendere, che ha stimolato il pubblico dall’inizio alla fine. Urlava come un matto, ma cosa dicesse, non sono in grado di riferirvelo. So solo che sono uscito con il mal di testa.
Taiwan ha battuto il Nicaragua al termine di una gara dai contenuti tecnici altissimi.
Vedendo queste 2 formazioni e dopo aver osservato la Corea, la differenza con il nostro livello è sfortunatamente molto chiara. Al di là del valore tecnico dei giocatori, che in certi casi non è dissimile, è l’attitudine con cui queste squadre prendono il campo a stupire. La Corea, ad esempio, ha radiografato l’Italia e ha scoperto che i nostri battitori sono in difficoltà sulle palle ad effetto. Inoltre, ha scorto nella difesa più di un limite, compreso il braccio di Chris Madonna, che non è piu’ quello dei giorni migliori. Spero che la lezione sia stata salutare.
Ieri a vedere il Nicaragua c’era tutto lo staff tecnico azzurro e questo mi sembra un gran bel segno. Non so come andrà a livello di risultato, ma rispetto a Bonn devo ammettere che vedo un ambiente molto più sereno e questo onestamente andava detto.
Essendo il venerdì sera di Kaohsiung molto caotico, il taxista che mi ha riportato all’albergo ha battuto strade lontane da quelle principali. A parte un certo timore reverenziale, ho visto un brulicare considerevole che mi riprometto di frequentare non appena sarò più a mio agio con il fuso orario, che sfortunatamente non riesco a smaltire. Sarà anche per le abitudini alimentari un po’ barbare che ho assunto: colazione abbondantissima e poi tutti i santi aiutano. E’ anche una questione finanziaria, lo ammetto, perchè la colazione è gratis (per modo di dire…l’ho già pagata, vah), ma è soprattutto perchè il buffet della colazione ha un aspetto umano che gli altri posti ai quali mi sono avvicinato con le migliori intenzioni non hanno. Come vi dicevo, ieri ho comunque ceduto alle lusinghe (anche qui, si fa per dire…) di un sandwich venduto alle bancarelle. L’aspetto non era dei più tranquillizzanti, però si lasciava mangiare, nonostante qualche abbinamento agro-dolce un po’ estremista.
Sul treno mi si è seduta a fianco una signorina davvero molto carina. Adesso verifichiamo subito se si esprime in un idioma a me comprensibile.