I Diari del 2004: dopo il silenzio, parto per Atene

Diario di un cronista itinerante

C’è stata una pausa di qualche mese. Riprendo a scrivere il Diario subito dopo il mio compleanno. Durante la cena che offro ad alcuni amici a casa mia ormai da diversi anni, mi era proprio arrivata la conferma che sarei andato ad Atene alle Olimpiadi. Certo, non è il viaggio da VIP che mi ero aspettato e ho addirittura pagato di tasca mia il volo aereo. Non ho nemmeno l’accredito stampa e mi sono comprato i biglietti. Ma il desiderio di esserci è tale, che ci passo sopra. Tenete conto che nel mio Diario si trovano gli unici commenti di prima mano scritti allora sulla partecipazione italiana ai Giochi 2004 di baseball e softball.
Segnalo anche che, nel Diario che segue, infine, emerge anche il primo indizio del fatto che il mio rapporto con Baseball.it si avvia alla conclusione.

14 agosto- Il silenzio del cronista itinerante

Come leggete, ad Atene 2004 ho pagato il biglietto
Come leggete, ad Atene 2004 ho pagato il biglietto

E’ qualche settimana che non scrivo il Diario, ma non c’è un motivo particolare per cui questo è accaduto. Semmai, si è creata una situazione che mi stimolava poco a farlo. Non nego, e ho espresso questi dubbi al direttore responsabile e all’editore, di aver avuto qualche perplessità sulla politica editoriale di Baseball.it, ultimamente. Ma non è una tragedia, succede. E il fatto che il direttore in questione e l’editore sopra citato mi abbiano ripetutamente confermato il loro apprezzamento per questa rubrica, mi ha stimolato a ritenerla in vita, per quanto silente.
Il Diario riprende anche perchè sono all’inizio di quello che potrebbe rivelarsi il viaggio più memorabile del cronista itinerante dai tempi del Mondiale 2001 di Taiwan. Sono infatti in partenza per Atene, dove dovrei seguire le Olimpiadi. E scrivo dovrei, perchè parto con un programma che definire di massima è ancora generoso e assolutamente non sono sicuro di cosa aspettarmi, nella capitale della Grecia.
L’ultima volta che sono stato ad Atene ero sempre inviato, ma al seguito del Milan che avrebbe battuto il Barcellona 4-0 per vincere la Champions League di calcio. Era il 1994 e Atene era delusa per non aver avuto l’organizzazione dei Giochi del 1996. Senza ombra di dubbio, troverò oggi una città molto diversa. Ma non è questa la mia fonte di incertezza. Quel che non so come aspettarmi è l’atmosfera. Ricordo infatti Atene come una città abbastanza levantina e caotica, ma gioiosa e assolutamente incline al divertimento. Sarà così anche in questo 2004, dopo tutte le previsioni di possibili disastri legati all’organizzazione dei Giochi?
L’Olimpiade è anche l’atto conclusivo di una legislatura federale. Quindi, anche del mio contratto con la FIBS. Ora come ora, non so se la Federazione Baseball è nel mio futuro o se io sono nel suo. Penso che mi piacerebbe continuare, ma non voglio pormi il problema più di tanto. Certo, sono stati 2 anni e mezzo intensi, impegnativi; sotto certi punti di vista, bellissimi. Sono stati anche anni nei quali ho molto rinunciato a me stesso. Lo vedo dai libri che si accumulano sulle scansie del mio studio, comprati e non letti. Già, perchè comprare un libro e leggerlo sono 2 atti diversi. Sono anche 2 piaceri diversi, perchè nel comprare un libro anche la soddisfazione fisica di prenderlo in mano, maneggiarlo e sfogliarlo non è assolutamente indifferente.
Punto e a capo. Perchè mi sto rendendo conto di essere diventato malinconico. Parliamo dunque delle Olimpiadi dal punto di vista sportivo, differenziando tra baseball e softball.
Per ciò che concerne il softball, si gioca un torneo che mette effettivamente di fronte il meglio del mondo. L’Italia ne fa parte a buon diritto, essendo ormai Campione d’Europa da tempo immemorabile ed essendosi piazzata tra le prime 8 in 2 Mondiali consecutivi.
Ipotizzare che si vinca una medaglia non è un azzardo, ma credere che se non arriverà succederà chissà quale cataclisma è decisamente eccessivo. Tra le partecipanti ai Giochi 2 (Giappone e Stati Uniti) sono onestamente più forti dell’Italia, mentre 4 (Taiwan, Cina Popolare, Canada e Australia) sono formazioni che abbiamo battuto. La Grecia non l’abbiamo mai affrontata, ma sulla carta ci è inferiore. Va quindi da sè che se l’Italia darà il massimo potrà anche piazzarsi terza, ma se giocherà sotto le sue possibilità rischierà di arrivare al settimo posto. Tra queste 2 ipotesi ci sono diverse strade intermedie, ovviamente. Ma è giusto considerare tutte le possibilità.
Nel torneo di baseball non ci saranno i migliori, ma tutte le squadre si presenteranno imbottite di professionisti. Compresa l’Italia, visto che per parecchi giocatori in rosa il baseball è un’attività lavorativa e considerato che quasi tutti i titolari (Liverziani, Dallospedale, Mazzanti, Buccheri, Francia, Chiarini) e parecchi lanciatori (Rollandini, Marchesano, Olenberger, Richetti, Nyari) hanno più o meno breve esperienza di baseball pro negli Stati Uniti. Su la testa, quindi, e niente complessi di inferiorità. Anche se la consapevolezza di rappresentare un paese outsider è bene averla.
Se guardiamo all’ultimo anno, troviamo un lungo elenco di partite perse bene, dopo essere stati a lungo in partita. Se questo rappresentasse un punto di arrivo, potremmo stare a casa da Atene. Ma se lo si prende come punto di partenza, la sfida diventa stimolante. Anche perchè in ogni bella sconfitta degli azzurri io ho trovato sempre episodi che hanno condizionato il risultato a loro sfavore: errori, disattenzioni, uomini lasciati in base quando bastava mettere la palla in gioco per segnare. Come dire: senza errori, eseguendo quelle che gli americani chiamano le piccole cose, molte di quelle partite l’Italia le avrebbe vinte.
La storia, insomma, è la solita del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Non è mia intenzione uscirmene con dichiarazioni memorabili tipo “gli errori fanno parte del gioco” (certo che ne fanno parte, ma se li commettono gli altri è meglio…), ma solo sottolineare come rimanere in partita contro squadroni come Canada, Taiwan, Cuba e (perchè no? Ha in campo almeno 3 giocatori titolari di Triplo A) Olanda può essere un fatto positivo ma anche un limite, se è tutto quello di cui ci accontentiamo.
Questa nazionale di baseball (al contrario di quella di softball, che ha svolto la sua preparazione senza suscitare polemiche) non piace a tutti. L’esclusione di Ermini ha suscitato infinite discussioni, cosa comprensibile visto l’ottimo rendimento di Ermini in campionato.
La storia dello sport italiano è per altro piena di nazionali che le indicazioni del campionato le hanno raccolte solo in parte. Molti miei amici tutt’ora mi deridono perchè nel 1982 dichiarai che Bivi meritava la nazionale più di Paolo Rossi. Oggi dubito che con Bivi avremmo vinto il Mondiale di calcio. Nel 1978 Cabrini venne convocato solo perchè Facchetti si chiamò fuori all’ultimo minuto e tolse il posto ad un mio idolo personale: Aldo Malderaterzo, come amerebbe scrivere Gianni Brera; è certo che prima del Mondiale d’Argentina pensai a un complotto nei confronti del mio Milan, ma avevo solo 15 anni. Quest’anno molti si sono chiesti perchè Gilardino non sia stato preferito a Di Vaio o Corradi da Trapattoni all’Europeo. E l’elenco è molto parziale.
Le scelte sono competenza esclusiva di chi è pagato per prenderle. Si può essere d’accordo o meno, ma dare l’attenuante della buona fede e della professionalità a chi le compie mi sembra comunque il minimo. Questa nazionale di baseball rappresenta questo movimento, certamente più di quanto quella olandese rappresenti il movimento dei Paesi Bassi (su 8 position player titolari ben 5 non giocano in Olanda) o quella australiana rappresenti il movimento downunder (in Australia non esiste nemmeno un campionato nazionale). Se poi vogliamo osservare che solo in parte rappresenta la nostra scuola, possiamo pure farlo. Dopo aver però almeno constatato che anche mettendo assieme tutti i lanciatori partenti di scuola italiana (includendo nella ricerca le migliori squadre di A2) difficilmente riusciremmo a mettere assieme uno staff in grado di rappresentarci ad Atene o su qualsiasi altro palcoscenico di livello mondiale. E’ brutto e brutale, ma è così.
E’ ovvio che, se desidera un futuro di alto livello, il baseball italiano dovrà cambiare direzione rispetto agli ultimi 15 anni. Io personalmente vedo segnali a questo riguardo molto incoraggianti. Ma qui mi fermo, perchè non è mia intenzione aprire su queste colonne la campagna elettorale.
Chiuderò scusandomi se sono stato prolisso (evidentemente ero in crisi di astinenza…) e parlandovi del mio ultimo viaggio di piacere.
A luglio sono stato qualche giorno in Irlanda. A Dublino, per strada e nei locali, ho incrociato centinaia di ragazzi giovanissimi con gli zainetti EF, inequivocabile segno distintivo di chi è in vacanza studio. Ho ricordato com’ero io alla loro età e mi sono trovato in un attimo a sentirmi gli occhi pieni di lacrime per l’emozione. Un’emozione tanto forte da farmi quasi percepire quei giorni fisicamente. Per un attimo ho sentito il profumo dei toast che la signora Sampson mi preparava a Torquay nel 1979.
E’ stato un attimo. Ho sorriso e ho ricominciato a godermi Dublino. La nostalgia, insomma, è un sentimento più che decente. A patto di non crogiolarvisi e pretendere che, perchè noi proviamo queste sensazioni, il tempo si fermi.

17 agosto- E se le Olimpiadi si seguissero meglio in TV?

La gran presa di Jim Buccheri contro il Giappone ad Atene
La gran presa di Jim Buccheri contro il Giappone ad Atene

La prima cosa da dire al riguardo delle Olimpiadi è che si seguono meglio da casa.
Sì, avete capito bene: davanti al televisore, con la regia che coglie tutti i momenti salienti e, se siete distratti, vi aiuta con i replay.
Qui ad Atene lo stadio Olimpico è a circa un’ora di strada da Hellinico (dove si gioca a baseball e softball) che a sua volta si trova ad un’ora di strada dal Pireo e quindi dal palazzo della pallavolo e da uno dei campi da calcio. Se ci si vuole spostare da un sito all’altro, si rischia di perdere un po’ tutto. Ieri sera ad esempio mi sono ritrovato a chiedere ad uno dei volontari com’era andata la partita dell’Italia di calcio e ho immediatamente capito che le Olimpiadi moderne sono un evento così grande e importante proprio grazie alla televisione, che (virtualmente) trasporta tutti gli eventi in un unico luogo.
Ho lasciato il Pireo e la mia pensione Galaxias (con essa lo scarafaggio più grosso che abbia mai visto: l’ho soprannominato Pippo e ad un certo punto, dopo aver resistito alla tentazione di spiaccicarlo, avevo pensato di provare ad ammaestrarlo) e mi sono trasferito in un alloggio più confortevole ma che, ad occhio, mi sembra ancora più lontano da Hellinico. Si itinera sempre di più, insomma.
Ad Hellinico è moderatamente difficile muoversi anche trai 2 campi da baseball. Questo accade a causa dei protocolli di sicurezza, secondo i quali nessuno può avvicinarsi ad un impianto se non in possesso di un biglietto valido per la partita che vi si giocherà e chiunque deve lasciare l’area immediatamente dopo la partita.
Se poi circolate con una borsa (e io lo faccio continuamente, perchè ho con me il fedele computer portatile…la tengo talmente tanto a tracolla, che dopo i Giochi credo verrò operato alla cuffia dei rotatori) diventate immediato oggetto di curiosità. Non conto ormai più i passaggi della mia attrezzatura dal metal detector della sicurezza.
Non parliamo poi del softball. Con un accredito per il baseball avete la stessa speranza di entrare nello stadio da softball o in quello da hockey su prato. Che per altro è uno dei luoghi più interessanti di tutto il complesso olimpico, specie quando gioca il Pakistan, che è seguito da orde di tifosi caldissimi e bardati con tutto l’armamentario del perfetto ultras.
In campo le cose non stanno andando bene. E’ vero che l’Italia ha affrontato 2 delle candidate alla medaglia d’oro, ma è anche vero che alla fine del primo inning aveva già commesso 2 errori sia contro il Giappone che contro il Canada. Sono onestamente preoccupato: non sono a contatto diretto con la squadra, ma quello che vedo dalle tribune non mi piace. Gli azzurri al pubblico danno l’impressione di essere già sazi, contenti di essere qui. Con le dovute eccezioni, sia chiaro. Buccheri ad esempio sta giocando alla grande e, quel che più conta, dando il massimo su ogni pallina. La sua presa che ha tolto un fuoricampo al Giappone è stata trasmessa dalla Tv fino alla nausea. Buccheri è un esempio positivo (al di là delle sue doti tecniche ed atletiche) perchè ci mostra con quale intensità un impegno come l’Olimpiade vada affrontato.
Ho visto perdere (per la cronaca: per entrare ho pagato il biglietto…) anche la nazionale di softball contro la Grecia, ma il discorso è completamente diverso. Le ragazze di Blanchard si sono ritrovate sul groppone 2 punti in avvio a causa di due (azzardati) squeeze andati a buon fine per questione di centimentri. Hanno poi sprecato l’occasione per vincere quando, accorciate le distanze, hanno chiuso la quinta ripresa lasciando tutte le basi occupate. Ma l’atteggiamento in campo è diverso, la squadra è un gruppo, le atlete si aiutano l’un l’altra. Arrivare tra le prime 4 non è facile, ma vedere come le azzurre scendono in campo induce all’ottimismo.
La Grecia è un Paese che non si rassegna all’introduzione dell’euro. Un taxista mi ha raccontato che la moneta unica ha portato i prezzi alle stelle, addirittura (sostiene lui) li avrebbe triplicati. Cosa che è naturalmente impossibile, ma prendo atto della percezione che questo signore di mezza età ha della situazione. Personalmente, più dell’euro vedo colpevoli i Giochi e sono sicurissimo del fatto che, dai primi di settembre, venire in Grecia sarà molto più conveniente.
La Grecia è il luogo di origine della cultura occidentale. Non dico niente di particolarmente originale, ma mi piace condividere con voi quanto mi affascina la lingua greca e che suggestioni crea. Uscita, ad esempio, in greco si dice exodos. Quanto di loro c’è in noi, a distanza di migliaia di anni, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto?
Qualcuno mi ha scritto per dire che nota una totale assenza di indicazioni culinarie dal Diario. C’è un motivo: il cronista itinerante è drammaticamente a dieta. Quindi, non infierite.
Prima di salutarvi è bene che confessi però una cosa: i giorni di permanenza a Nettuno durante il pre olimpico sono stati un continuo attentato alle mie ottime intenzioni. Specie la dirigenza del Nettuno baseball e un collaboratore di questo sito ce l’hanno messa tutta, per indurmi in tentazione. Per fortuna qui cetrioli, pomodori e formaggio feta rimetteranno tutto a posto.

Ovviamente, l’Olimpiade non sarà troppo felice, per il baseball italiano. David Francia risulterà positivo a un test antidoping fatto in Italia prima di partire per Atene e verrà espulso dal villaggio. Riporto la dichiarazione ufficiale del Presidente Fraccari, che fu scritta naturalmente da me

“Il fatto che David Francia sia risultato positivo al controllo anti doping ci rammarica fortemente. Come presidente di questa Federazione prendo atto del fatto che l’atleta abbia ritenuto necessario chiarire che la sostanza non consentita emersa dalle analisi è stata assunta da lui per necessità mediche e non allo scopo di migliorare le sue prestazioni sportive. Confermo altresì che nè l’atleta nè la società che lo ha tesserato hanno mai comunicato alla Federazione che questo farmaco era stato assunto da David Francia”.

21 agosto- Quando l’Italia vince e i mezzi pubblici non tradiscono

Atene 2004: lo stadio del baseball a Hellinico
Atene 2004: lo stadio del baseball a Hellinico

Come commento alla vittoria dell’Italia su Taiwan, posso solo dire che sono contento di non aver seguito la partita dalla tribuna stampa, perchè avrei rischiato di farmi revocare il tesserino.
Ho urlato come un matto, raggiungendo l’apice quando ho dato un high five (di sinistro) al signor Massimino Lorenzo (padre di Anthony, che fra l’altro compiva 25 anni quel giorno: quale miglior modo per festeggiare?) e gli ho quasi staccato la mano.
Avevo chiesto agli azzurri di uscire tra gli applausi, mica di farmi salire la pressione a 250 giocando la più bella partita che io ricordi disputata dalla nostra nazionale (il che, non significa la più bella in assoluto, stiano tranquille le vecchie glorie permalose…).
Avevamo già battuto Taiwan: il 2 settembre 1973 a Bologna (7-5), il 18 settembre 1974 a St. Petersburg (6-3), il 3 giugno 1992 a Nettuno (9-8), il 10 agosto 1998 a Managua (12-9), il 5 e l’8 marzo 1996 a Taiwan (10-3 e 10-9) ma mai con i professionisti in campo (1-6 al Mondiale di Taiwan nel 2001, 4-14 alla Coppa Intercontinentale a Cuba nel 2002 e 4-5 al Mondiale a Cuba nel 2003) e mai all’Olimpiade (0-10 a Los Angeles nel 1984 e 2-8 a Barcellona nel 1992). Aggiungo anche che gli azzurri per la prima volta hanno battuto un lanciatore di Grande Lega, quel Chang Chih Chia che è una star in Giappone con i Seibu Lions, e una squadra che puntava senza mezzi termini all’oro olimpico, che Taiwan non ha mai conquistato in nessuno sport. Insomma, l’Italia di Faraone ha scritto un pezzo di storia.
Diciamolo, è una vittoria che ci voleva. Immagino non sembrasse vero alla popolazione di avvoltoi che descrive ampi cerchi attorno al baseball italiano di vedere una nazionale perdere sempre e, oltretutto, con un giocatore squalificato per doping. Per di più, un famigerato oriundo. Ma era troppa grazia. E infatti è arrivata una vittoria che dice, e non ci sono discussioni al riguardo, che questa nazionale è in grado di esprimere un elevato livello di gioco. Vogliamo avere il coraggio di dire bravi agli azzurri e a chi li porta in campo, per una volta?
La vittoria non cancella lo shock del caso Francia, però, questo è chiaro a tutti. Una vicenda che è in mano alla Procura anti doping che, secondo la normativa vigente, trarrà le conclusioni del caso.
Lascia Atene la nazionale di softball. Lo fa con un record (1 vittoria e 6 sconfitte) che non è certo quello che ci si aspettava. Lo fa anche con ben 4 sconfitte subite con un punto di scarto (1-0 da Canada, Taiwan e Giappone; 2-1 dalla Grecia) il che se non rappresenta un record ci va molto vicino. Vale poco dire che “siamo vicini alle migliori”. Lo sapevamo già. Però va reso onore alle azzurre di aver disputato partite eccellenti. Io ero allo stadio per Italia-Giappone e ho visto le azzurre giocare magistralmente in difesa, completare un out a casa, tuffarsi per prendere palle che sembravano impossibili e riuscirci. No, l’Italia di softball non merita funerali nè tanto meno rimproveri. Merita credito per aver dimostrato di appartenere allo stesso mondo nel quale proliferano veri e propri fenomeni come la giapponese Ueno (lancia a 72 miglia orarie, disumana: pensate che Spediacci arriva a 63, verificate quanti strike out ottiene in Italia e fate un parallelo….). Merita anche che si provi un po’ di disappunto, certo. Bastava così poco, in fondo. Ma la direzione giusta è stata intrapresa.
Ormai mi muovo splendidamente per Atene. Dopo che il primo giorno ho impiegato 2 ore dalla mia attuale residenza ad Helliniko, sono sceso a una avendo trovato una spettacolare combinazione di 2 autobus e 2 linee di metropolitana. Da oggi, infine, avrò anche trovato l’equilibrio economico. Ho infatti scoperto che il biglietto del primo autobus mi dà accesso illimitato alle linee di metro. Atene è nelle mie mani.
Un appunto agli organizzatori. La canzoncina Take me out to the ball game è stata corretta e la strofa finale fa root for both teams, if they don’t win it’s a shame (ovvero: “tifa per entrambe le squadre, se non vincono è un peccato”). Ora, capisco che De Coubertin sarebbe stato contento di questa trovata, ma come fanno a vincere tutte e due? Io nello sport ero al massimo arrivato a sperare che perdessero le 2 squadre che giocavano. Mi è accaduto tutte le volte che ho visto in campo Inter e Juventus nel calcio.

25 agosto- Tutti più severi, con baseball e softball

Gli Stati Uniti, medaglia d'oro nel softball ad Atene
Gli Stati Uniti, medaglia d’oro nel softball ad Atene

Io proporrei al CIO e alla ISF di farlo su Mercurio, il prossimo torneo Olimpico di softball. Naturalmente sulla faccia esposta costantemente al sole.
La giornata delle semifinali di softball è stata da delirio. Dalle 9.30 alle 14.30 sotto il sole, senza un filo di vento (che qui c’è solo quando deve far volare i miei fogli da tutte le parti…) e con una temperatura alla quale sopravvivono solo alcuni micro organismi alieni. Però ne è valsa la pena.
Lo spettacolo che hanno messo in campo Cina, Giappone, Australia e Stati Uniti è stato davvero notevole. Gli Stati Uniti soprattutto mi sono sembrati, a proposito di alieni, una squadra di un altro pianeta. Ma quanto bene giocano? L’interbase Watley è così veloce che non gioca mai una palla di controguanto. E mani come le sue, io le ho viste solo con Ozzie Smith. L’esterno centro Berg rende superflua la presenza delle sue colleghe di destra e sinistra. E poi c’è Bustus, una mazza spaventosa. Nella finale ha colpito 2 fuoricampo, il secondo (non esagero) è atterrato ad almeno 100 metri da casa base. Cosa si può dire?
Tornando alla temperatura, e tornando serio, mi pongo questo dubbio: ma come si può sperare che il greco medio preferisca arrostirsi in tribuna rispetto a farlo in una spiaggia qui vicina? Non salti fuori poi il discorso che il softball ha avuto pochi spettatori (la finale era quasi esaurita, per la verità). Con questi orari, ci si auto condanna ad aver poco pubblico.
Il calendario del torneo di baseball non era molto meglio, da questo punto di vista. Con 4 partite al giorno, chiunque (persino un maniaco come me) è destinato a perdere il 50% degli incontri eliminatori. Meditiamoci, gente. Ne va del futuro del baseball e del softball olimpici.
Vorrei sapere se qualcuno mi può spiegare perchè le prestazioni della nazionale di baseball sono trattate con tanta severità.
Sento dire che il “nostro attacco non batte” perchè ha ottenuto solo una valida contro Chris Oxspring dell’Australia “che era battibile”. E poi vedo il Giappone (che, per inciso, non ha un monte stipendi di 400 milioni di euro, come incautamente dichiarato dagli organizzatori delle amichevoli alla stampa di Parma…non può, se no sarebbe l’Unione Industriali del G8, non una squadra di baseball…) delle stelle di Grande Lega che fa in battuta contro di noi circa la sua stessa figura e, dopo aver lasciato le penne contro l’Australia nella prima fase, perde la semifinale.
Sento parlare di Olimpiade “deludente” perchè è arrivata solo una vittoria. Beh, per altri impegni professionali ho seguito le ultime 2 edizioni del Sei Nazioni di rugby e ho visto l’Italia vincere 2 partite in 2 anni (nei precedenti 3 credo ne avesse vinta una sola…) e tutti, addetti ai lavori e tifosi, a dire che si cresce. Anzi, la campagna 2003 è stata salutata come “un successo”. Non trovo i motivi per cui invece l’Olimpiade nel baseball debba essere considerata un “fallimento”. A baseball l’Italia è obbiettivamente un paese minore. Se gli azzurri battessero il Giappone o Cuba alle Olimpiadi sarebbe come, che so, se il Paraguay ci battesse a calcio. E’ giusto per fare un esempio, come quelle diciture “fatti realmente accaduti o persone realmente esistite non c’entrano”.
Io a vedere Italia-Paraguay c’ero. Ho visto 11 presuntuosi farsi battere da una squadra che non si poteva nemmeno paragonare a loro, nè atleticamentetecnicamente.
Ho appena letto della lezione di calcio che gli azzurrini hanno subito dall’Argentina e delle pietose giustificazioni: “non ci siamo preparati bene”. Ho letto anche di una domanda fatta a Gentile (l’allenatore) da un cronista argentino: “Ma i giovani calciatori italiani sono tutti così scarsi?”. Prendi su e porta a casa, direbbero dalle mie parti.
E adesso il calcio italiano, quello del campionato più bello del mondo, si gode una succulenta finale per il terzo posto contro un paese guida in questo sport: l’Iraq.
So che ce la dobbiamo bere in televisione per forza, ma se non vincono la medaglia di bronzo, almeno scriviamo che è un fallimento?
Ma c’è di più: ho ricevuto questa segnalazione dal sito Dagospia: “Mi ricorderò il softball per l’esilarante episodio legato alla nostra squadra maschile: eliminata al primo incontro, battuta per sospensione del match, causa manifesta inferiorità tecnica. Dico: cosa ci siete andati a fare? Quanto è costata la vostra mortificante esibizione?”.
Mica male, eh? Adesso chiediamo al mio collega Lanza, se è possibile, di fare un po’ di chiarezza. Ad Atene si giocavano il torneo di softball femminile e di baseball maschile (esistono anche il softball maschile e il baseball femminile, ma non sono sport olimpici. Quindi, cerchiamo prima di tutto di capirci.
Escludendo che questo genere di farneticazioni meriti risposta (non fosse altro perchè le nazionali di baseball e softball hanno giocato 7 partite in totale), la metterei su questo piano: se Lanza ha visto la partita di softball tra Stati Uniti e Italia e ha scambiato le giocatrici in campo per uomini, mi preoccupo davvero per lui. Quel giorno lanciava Jenny Finch. E anche quando portavo le lenti a contatto non avrei scambiato Jenny Finch per un uomo. Neanche dopo essermi tolto le lenti a contatto.
Ci sarebbe infine da spiegargli che nei nostri sport, a livello internazionale, esiste questa mercy rule. Un po’ come nel pugilato esiste il k.o. e nel ciclismo esiste il fuori tempo massimo.
Ha mai scritto Lanza che quelle di Cipollini che arrivava fuori tempo massimo al Tour erano “mortificanti esibizioni”? (Lo devono pensare gli organizzatori che non lo hanno più invitato, ma questo è un altro discorso…).
Da bambino ricordo che fui molto impressionato dal combattimento per il titolo mondiale dei pesi medi tra Monzon e il nostro Benvenuti. Durante Canzonissima si collegarono con lo spogliatoio del campione, poi fecero vedere la vittoria di Benvenuti su Griffith. Quindi iniziò il match vero, che durò 2 o 3 secondi perchè dall’angolo di Benvenuti venne gettato sul ring lo straccio che segnala il ritiro. Lo fecero per il bene di Benvenuti, che avrebbe rischiato la vita, contro una belva come Monzon.
Scrisse qualcuno che quella fu una “mortificante esibizione”?
La battuta dell’anno 2004. Stavo entrando oggi ad Hellinico quando uno dei volontari, un tizio dall’accento americano, mi squadra e mi fa: “Hai perso una scommessa”? Lo guardo sconcertato e chiedo perchè.
Risposta: “E’ l’unica ragione plausibile per indossare una maglietta dei Cleveland Indians“.

1 settembre- Sassolini Olimpici…

L'Italia del calcio ad Atene. Con la fascia di capitano Andrea Pirlo
L’Italia del calcio ad Atene. Con la fascia di capitano Andrea Pirlo

Vorrei chiudere il discorso sulle Olimpiadi con alcune precisazioni.
La prima e la più ovvia è che queste saranno stati gli ultimi Giochi con 3 squadre europee e probabilmente anche con 2. Però, appunto per precisione, se quest’anno si fosse qualificata solo una squadra a casa sarebbe rimasta l’Olanda. Fino a prova contraria, nella qualificazione olimpica l’Italia ha vinto tutte le partite. E la Grecia era paese ospitante.
Vorrei anche parlare della copertura mediatica dell’evento, partendo dai giudizi di “spedizione fallimentare”.
Ora, alla Gazzetta dello Sport c’è evidentemente qualcuno che vuole fare politica sportiva attraverso i suoi articoli. Liberissimo di farlo, abbiamo capito che alla rosea non sta bene che ci siano troppi oriundi (ma non capisco perchè la presenza di Fiona Mey nel salto in lungo andasse bene: considerando quel che ha ottenuto, non c’era qualche ragazza fatta in casa che poteva fare la stessa figura, ovvero non entrare neanche nella gara effettiva?) e che il concetto che esiste una legge sulla cittadinanza che consente ai discendenti di cittadini italiani di veder riconosciuta la nazionalità italiana proprio non passa.
Per come hanno insegnato a me, che vengo umilmente dalla gavetta, un cronista sportivo dovrebbe però curarsi di coprire un evento seguendo questo tipo di procedura.
1) Informarsi su come e da chi sono composte le squadre che lo giocano
2) Andare a vedere le partite
3) Scrivere delle partite citate cronache possibilmente fedeli (mi accontento di poco: che non ci si inventino punti e si attribuiscano i punti battuti a casa a chi non è ancora uscito, ad esempio)
4) Commentare i risultati ottenuti chiarendo bene quali sono le sue opinioni e quali le verità rivelate.
Ecco, per quel che riguarda la copertura della Gazzetta dello Sport del torneo di baseball dei Giochi Olimpici ho come qualche dubbio che al punto (1) la procedura di cui sopra sia un attimo carente e quasi la certezza che i punti (2) e (3) non siano stati per niente osservati.
Sono ovviamente in fremente attesa di essere smentito da un così autorevole quotidiano.
Ho certamente molte colpe io, in quanto front officer dell’Ufficio Stampa FIBS. Evidentemente non sono riuscito a far capire il concetto che in questa Olimpiade avevamo la squadra meno avvezza al ritmo di una partita al giorno. E’ un fatto: tutti i giocatori impegnati nell’Olimpiade, a parte 2 o 3 olandesi e i nostri, hanno disputato nel 2003 e disputeranno in questa stagione dalle 90 alle 140 partite di campionato. Chi gioca nel nostro campionato arriva (se gioca la Coppa Campioni e 10 gare di play off) a 70.
Con questo, sia chiaro, non è che si debba essere contenti di come è andata la spedizione olimpica. Alla fine sono i risultati che contano e battere l’Olanda e la Grecia sarebbe stato importante. Vogliamo dare un voto alla spedizione azzurra? Beh, 5 poteva bastare. Alzandolo a 5.5 per la nazionale di softball, che ha perso 4 partite con un punto di scarto e merita rispetto per quello che ha fatto.
Tornando al baseball, trovo comunque sconcertante che nessuno consideri com’erano andate le precedenti Olimpiadi di Sydney, nelle quali accusammo 3 sconfitte nette (Corea 2-10, Cuba 5-13, Giappone 1-6) 2 di misura (Olanda 2-3 e Stati Uniti 2-4) vincendo con il Sudafrica e (quella fu una bellissima vittoria) con l’Australia in 12 inning. Il livello era più basso (dice Liverziani: “Quella squadra quest’anno avrebbe avuto parecchi problemi”) e anche allora avevamo gli oriundi (Madonna e Simontacchi su tutti, ma anche Di Pace, La Fera, Sheldon, Newman, Perri…e forse qualcuno me lo scordo).
Trovo strano che nessuno ricordi che a Barcellona ’92 battemmo solo la Spagna (e incassammo ben 3 manifeste: Cuba 18-1, Giappone 13-3, USA 10-0) e che ad Atlanta ’96 (decisamente la nostra miglior Olimpiade di sempre) nella gara col Giappone che ci poteva dare l’accesso tra le prime 4 perdemmo 12-1.
Trovo insomma sorprendente che nessuno voglia rendersi conto dell’effettivo livello del nostro campionato (mi possono contraddire tutti i Navarro del mondo, ma il baseball di Triplo A è un’altra cosa), nessuno sia disponibile a riconoscere che abbiamo messo in campo lanciatori partenti al livello di baseball pro per la prima volta da tempo immemorabile (e forse per la prima volta in assoluto), nessuno intende dare credito a Buccheri per aver vinto un guanto d’oro o a Liverziani e Chiarini per aver ancora una volta dimostrato che possono battere fuoricampo contro qualsiasi lanciatore.
C’è poi una cosa da dire ad alta voce: vincere una medaglia olimpica non è per niente facile. Il calcio torna a casa facendo passare un bronzo ottenuto alle spalle del Paraguay (il solo stipendio di uno qualsiasi dei nostri calciatori vale probabilmente l’intero budget della Federazione di questo paese) e peggio di noi ha fatto il Brasile, che non si è nemmeno qualificato; il basket è tornato a medaglia dopo un bel 24 anni (e a Mosca non c’erano gli USA); la pallavolo, sport nel quale siamo senza discussione il paese guida, l’oro non l’ha mai vinto e le ragazze (Campioni del Mondo in carica, se non ricordo male) sono uscite ai quarti; nella pallanuoto i ragazzi sono stati eliminati.
Chiudo con qualche altra pillola olimpica. Della serie il baseball e il softball sono difficili: stavo seguendo una partita di softball ad Atene e sul campo la squadra in difesa non era riuscita, su azione di bunt, a fare nemmeno un eliminato. Alle mie spalle ho sentito questo commento in Inglese: “Qui almeno un out dovevano farlo”. Ho alzato la testa e ho visto che il commento veniva da un bambino biondo, che poteva avere 5 o 6 anni.
Significa forse che il bambino americano medio è più intelligente di noi? O che esiste una predisposizione genetica alla comprensione di questo sport? Accetto altre ipotesi….
Gli americani (intesi come cittadini degli Stati Uniti d’America) erano una presenza riconoscibile alle partite di baseball (e anche softball) delle Olimpiadi. Sempre informatissimi su quello che avviene fuori dai loro confini, 2 ragazzi e una giovane mamma mi hanno regalato questo dialogo durante la semifinale tra Giappone e Australia:
Giovanotto 1: “Bel torneo, però”
Mammina: “Già. Peccato non ci siamo noi…a proposito, come mai non partecipiamo?”
Giovanotto 1: “Mi trovi impreparato…(rivolgendosi all’amico) Come mai gli Stati Uniti non ci sono?”
Giovanotto 2: “Forse non siamo venuti per l’embargo a Cuba”
Visto che il dialogo stava scadendo nel paradossale, ed essendo portato a non farmi gli affari miei, sono intervenuto per dire che gli Stati Uniti erano stati eliminati. E-li-mi-na-ti. Avevano perso col Messico a Panama. E io avevo anche visto la partita.
La mammina non si è neanche girata. Il primo ragazzo ha sorseggiato pensieroso la sua birra. Il secondo ha mormorato: “E’ tempo di mandare i giocatori di Major League“.
Già, sembra di sì.