I Diari del 2004: quando “quelli del forum” hanno un volto

Diario di un cronista itinerante

Come già i Diari del 2002, anche quelli del 2004 contengono una serie di interventi dalla Florida, in occasione dello Spring Training della nazionale di baseball. In questa versione per il sito, quindi ometterò in gran parte quei Diari, visto anche che non pochi di quelli del 2007 (che chiuderanno il ciclo) saranno dedicati a un soggiorno in Florida.
C’è qualcosa però che voglio riportare. Ad esempio, la mia lucida previsione di quanto difficili potranno essere le Olimpiadi di Atene per la nazionale di Faraone, torneo nel quale anche la Grecia (che non ha un campionato, ma schiera Troy Pickford e Nick Markakis) ha in rosa top prospect di Major League

Non so voi, ma io ho il coraggio di dire che non ci sarebbe da fare una tragedia se l’Italia perdesse tutte le partite. Non che io lo preveda o, peggio, che ne sarei contento. Ma mi sento in dovere di affermare che il livello sarà talmente alto che potrebbe anche succedere di perdere sempre.
D’altra parte, potrebbe anche succedere che l’Italia vinca 3 partite su 7 e compia un’impresa che pareggerebbe a livello numerico quanto accaduto ad Atlanta nel 1996, in un contesto però del tutto differente dal punto di vista tecnico.
Al di là del numero di vittorie, credo che il nostro movimento si dovrebbe augurare una cosa sola: ammirare una nazionale capace di giocare per una settimana al 100% delle sue possibilità. E’ a quello che dobbiamo ambire, non ad eventuali medaglie a scopo promozionale come è stato fatto nel recente passato in altre manifestazioni.

Il passo che avete appena letto è tratto dal Diario del 15 marzo, così come quello che segue. Che parla della differenza tra il fidarsi della memoria e documentarsi

Voglio chiudere parlandovi di Storia, perchè un paio di episodi degli ultimi giorni mi hanno fatto capire quanto il concetto possa a volte essere sfumato.
Alla presentazione del logo CONI, un’ex medaglia di Los Angeles ’32 (l’arzillo novantenne Savino Guglielmetti) ricordava il viaggio in nave a New York e il Sindaco Fiorello La Guardia che lo accolse. Ma Fiorello La Guardia divenne Sindaco nel 1934, perchè nel 1932 era impegnato a perdere (come Repubblicano) le elezioni al Congresso. Guglielmetti ricorda anche: “La Guardia ci disse che era orgoglioso di accogliere i ragazzi di Mussolini“. Frase della quale non c’è traccia nella biografia di Fiorello Henry.
Se il simpatico Savino è scusato per gli anni passati da quell’episodio, mi sento di farlo meno con un visitatore del forum che “rinfaccia” all’Addetto Stampa FIBS (cioè io) di aver scritto su Tuttobaseball nel 2001 un articolo nel quale annunciavo la nascita di una lega pro in Italia e Olanda. E non accetta il mio (per altro timido) tentativo di affermare che non ricordavo di aver scritto nulla del genere.
A parte che nel 2001 non ero Addetto Stampa FIBS (nè pensavo di diventarlo), un altro visitatore si è andato a scartabellare la collezione della rivista per scoprire che quell’articolo è effettivamente apparso. Ma lo ha firmato Giorgio Gandolfi. (Nemmeno lui, per la cronaca, Addetto Stampa FIBS)
Ho tirato un sospiro di sollievo: pur in piena crisi di mezza età, la memoria di quello che ho scritto resta.

Dal Diario del 22 marzo invece riporto la parte dedicata a George W. Bush

George 'daboliu' Bush
George ‘daboliu’ Bush

Sto seguendo alla televisione un discorso elettorale di George daboliu Bush, Presidente degli Stati Uniti, in diretta da Orlando. Qui in Florida il nostro è abbastanza popolare. Almeno a giudicare dalla folla in delirio che continua a gridare “4 more years” (altri 4 anni: insomma, vogliono che daboliu sia rieletto). Camicia azzurra, senza cravatta, sorriso poco intelligente come al solito, daboliu sta elencando tutti i successi del suo Governo con compiacimento. E sta promettendo meno tasse. Anzi, di bloccare le tasse al livello di oggi e non se ne parli più. Scelgo poi alcuni passi che meritano la vostra attenzione:
1) L’Esercito americano è e resterà un esercito di liberazione
2) Senza quel che fa l’America, il mondo nel prossimo decennio vivrebbe una tragedia
3) A lui di quello che pensano all’estero non interessa granchè e terrà tutta la sua campagna elettorale in America
4) L’11 settembre è una lezione che non dimenticherà
5) Ha un nuovo sito internet: www.georgewbush.com (“E’ facile da ricordare persino per me”, ha scherzato daboliu; oggi digitare quel dominio vi manda qui)
6) Convincete i vostri vicini di casa ad andare a votare

Perchè sto ascoltando Bush? (In effetti, c’era voluta una gran voglia…)
E’ successo che ieri mi sono ritrovato in mezzo ad un gruppo di Italiani d’America (tutti nati in Sicilia) e li ho trovati concordi nel dire “Teniamoci Bush, quello che viene potrebbe essere peggio”. Così mi sono incuriosito e ho deciso di approfittare del discorso di daboliu in diretta televisiva. Che, lo ammetto, è molto ben preparato sotto tutti i punti di vista. Non fosse per il fatto che durante le pause George muove le labbra come un pesce dopo che lo avete pescato (avete presente Enzo Bearzot durante il Mondiale 1982 di calcio? Uguale!), sarebbe quasi convincente. Non fosse per lo strano tic e per il contenuto del discorso, naturalmente.

Riprende la solita cronologia dei Diari, scritti itinerando al seguito del campionato o dei piani presidenziali

19 aprile- Il baseball come il rock?

Verso la fine di un week end di full immersion nel baseball iniziato attorno alle 18.30 di venerdì e concluso alle 19.30 di domenica, mi sono accorto che sul sito federale avevo scritto che i recuperi di domenica 18 luglio erano stati tutti disputati. Sarà stata la voglia di sole, ma il fatto di aver confuso aprile con luglio mi ha fatto pensare. Evidentemente, anche un cronista itinerante arriva alla saturazione da baseball e inizia a prendere lucciole per lanterne. Vi ringrazio comunque per non avermelo fatto notare.
Che il baseball sia per me ormai una malattia incurabile lo dimostra il fatto che al baseball pensavo durante la proiezione di The Company, film di Robert Altman (uno dei miei registi preferiti, se vi interessa) che è dedicato al balletto.
Cosa c’entra il balletto col baseball? Niente, direi. Col baseball c’entra una frase che il personaggio intepretato dal luciferino Malcom Mc Dowell (il capo della compagnia, un ex ballerino di origine italiana) pronuncia ad un certo punto rivolto a tutti i ballerini della compagnia: “Siete tutti così bellini…io detesto i bellini. Mi piace vedere il sudore, la fatica…beh, però siete bravi. Voglio bene a tutti”.
Quante volte avrei trovato adeguata una frase del genere a bordo di un campo da baseball italiano
L’inquietante riflessione del film è anche questa: vale la pena sacrificare una vita normale al balletto? Ma Altman si sarebbe potuto chiedere se vale la pena sacrificare sè stessi a un ideale, al lavoro, a una donna…anche al baseballInquietante, eh?
Dichiaro di aver definitivamente perso la battaglia sull’uso del termine oriundo.
Avevo avuto dei sospetti a Panama quando un nippo giapponese mi si è avvicinato chiedendomi cosa significava oriungi (vedi i Diari del 2003). E’ stato un colpo duro constatare come gli italo americani si auto definiscano oriundi (ohyoundee, per essere più precisi) così come accade agli italo venezuelani (che almeno scrivono e pronunciano la parola più o meno come noi). Ma ho definitivamente alzato bandiera bianca quando è stata un’inviata della televisione giapponese NTV a chiedermi se era vero che nella nazionale italiana giocavano alcuni oliundi e che cosa significava esattamente quella parola.
Negli scorsi giorni ho festeggiato i 50 anni del rock and roll, genere musicale del quale si data l’origine al 1954 e alla canzone Rock around the clock di Bill Haley and the Comets.
Il rock ha 50 anni e certamente non è più un genere musicale di trasgressione. Chi aveva 20 anni nel 1954 (e forse trovava trasgressivo ascoltare rock around the clock) oggi di anni ne festeggia 70. Ai concerti si vede sempre più gente attempata. Nonostante questo, è innegabile che il rock sia nato come la musica dei giovani e tale resti.
Le canzoni che si ascoltano a 20 anni hanno un sapore speciale. Si leggono e rileggono i testi, si legano le canzoni a situazioni particolari. E quelle canzoni restano le canzoni per sempre.
Chi ha 20 anni oggi probabilmente non conosce un disco che io ho consumato nel 1983 e che si intitola Soul Mining. L’autore, Matt Johnson, si faceva chiamare The The. Chi ha 20 anni oggi non lo chiamerebbe nemmeno disco, bensì cd.
Eppure il rock è ciclico. Lou Reed e i Velvet Underground non è che scrivessero canzoni molto diverse da quelle dei Nirvana (e secondo me l’attacco di Smells like teen spirit E’ il rock), eppure chi ha i poster di Cobain in camera considera Lou Reed quasi di certo un fossile. Revolver dei Beatles sarebbe potuto uscire come disco dei Jam 15 anni dopo e Sound Affects dei Jam (1980) potrebbe uscire oggi come disco firmato dagli Oasis. Perchè una cosa che manca al rock è certamente la memoria.
Trovo che il rock assomigli al baseball. Anche per la mancanza di memoria. O meglio: per il tipo di memoria che è insita nel movimento. Gli appassionati di questo sport hanno visto alcune partite che restano le partite e alcuni giocatori che restano i giocatori.
A me nel 1983 le cose non andavano necessariamente meglio di ora. E’ solo che avevo 20 anni e tutta la vita davanti. Ora ne ho 40 e un pezzo me lo sono giocato. Un po’ di nostalgia forse ci sta. Il film Fandango rivelò Lawrence Kasdan, regista certamente rock (e lo dimostano le sue colonne sonore) e un concetto nuovo per le generazioni giovani: la nostalgia non è legata per forza all’età della pensione.
Parlando di baseball, io non credo che negli anni ’70 si giocasse meglio di adesso. E, con tutto il rispetto, non penso nemmeno che i giocatori primeggerebbero oggi come facevano allora. E’ l’atmosfera di quei giorni che ci manca. L’atmosfera dei campi da baseball.
Si stava bene, nei campi da baseball. Forse anche perchè fuori c’era un’Italia che non ci piaceva tanto. Quella dell’austerity (con Tony Santagata che consigliava di utilizzare l’asino come mezzo di trasporto), che sarebbe diventata quella degli anni di piombo.
Credo che anche il baseball, come il rock, sia ciclico. E spero che questi primi anni del terzo millennio saranno ricordati come quelli che hanno invertito il ciclo negativo. Anzi, ne sono convinto. (10 anni dopo, meno. Ma è un altro discorso)

27 aprile- Attenti a quei due

Roberto Sieni, Marco Borri e Riccardo Fraccari
Roberto Sieni, Marco Borri e Riccardo Fraccari

Sto per farvi un annuncio clamoroso: ho incontrato marcoborri e robertosieni del forum. Eravamo a Firenze, attorno a un tavolo. E posso dirvi che non mordono. Anzi, se debbo essere sincero, il più aggressivo a quel tavolo (del quale facevano parte anche il Presidente Federale e Marco Landi) ero io.
Landi ha provato a giocare la carta del volemossebbene: “A volte la comunicazione per e mail dà adito ad equivoci”. Io ovviamente non ci sono stato.
Come sapete, sono del tutto contrario al politically correct. E poi, marcoborri (quando ancora era Filiberto Pittini) e robertosieni (che è sempre stato Roberto Sieni) me ne hanno dette tali e tante (incompetente e ruffiano sono le prime che mi vengono in mente) che non potevo fare finta di niente.
Sono curioso di sapere se anche loro hanno detto a qualcuno che in fondo il cronista itinerante non morde. O se si sono definitivamente convinti del fatto che sono un caso irrecuperabile.
Una cosa è certa: litigare via e mail è sconsigliabile. Di persona è diverso: o esplode tutto in un attimo o ci si spiega, prima o poi. Nella fattispecie, più poi che prima. Tra ritorno a Livorno (dove stazionava la Clio grigia, omologata da cronista itinerante) e trasferimento nel natio Ducato ho varcato la soglia di casa esattamente alle 5.18 di mattina. Gli uccellini cinguettavano e il cielo iniziava a schiarirsi. Per un attimo ho pensato che sarebbe stato meglio parlarsi sul forum.
A proposito di itinerazioni, è ricominciato il campionato. Sabato ero a Parma per le partite tra il Ceci & Negri e la Prink Grosseto. Al quarto inning (22.10) di gara 3 un temporale violento si è abbattuto su Parma. Tutti a letto e in campo domenica mattina? Macchè. Alle 23.30 la partita è ripresa, dopo che tecnici e giocatori del Parma si sono prodigati per ridare al diamante un aspetto decente. Nel frattempo aveva chiuso il bar. Dalla tettoia dello stadio “Europeo” gocciolava acqua. Io ero in maniche corte perchè al pomeriggio c’erano 25 gradi e non avevo fatto in tempo a ripassare da casa. Circa 15 minuti dopo l’una è finita la partita. Onestamente, non ho idea di come abbiano giocato le squadre dalle 23.30 all’una. Ma devo ammettere che sono stato contento, quando l’arbitro ha chiamato il terzo out.
Sia ben chiaro: non sto accusando nessuno nè sto offrendo alternative. Vorrei solo chiamare tutti ad una riflessione. Il campionato di serie A1 di baseball gioca per interessare il pubblico o no? Se la risposta è no, siamo tutti più tranquilli. Ma se la risposta è , spero possa apparire a tutti un dato interessante che il cronista itinerante, proprio quello che nel 2003 ha vissuto 3 mesi su 12 fuori casa per guardare baseball, sabato sera non vedeva l’ora di andare a casa. E se non ne poteva più lui, figuriamoci gli altri.

Visto che la riflessione è impegnativa, chiudo qui questa parte dei Diari del 2004