In assetto da squalo

Brasile 2014-2015, le mie bestie, squali, VIAGGI

Non avevo ancora iniziato la serie di articoli sugli squali della sezione Le mie bestie. Le tappe di Recife e di Fernando de Noronha di questo viaggio brasiliano mi danno l’occasione.

A sinistra il carcharias taurus, a destra il carcharinus leucas
A sinistra il carcharias taurus, a destra il carcharinus leucas

Bruna Gobbi era in vacanza a Recife con i parenti nel luglio del 2013. Era a Boa Viagem da 3 giorni, quando poco dopo le 13 ha deciso di fare un bagno. A 20 metri dalla riva, ha iniziato a urlare, mentre l’acqua si colorava di rosso. I soccorsi sono stati immediati: un pompiere si è portato rapidamente sul posto con una moto d’acqua e altri hanno immediatamente cercato di portare a riva la ragazza.
Mentre Bruna veniva portata all’ospedale, e nonostante non ce ne fosse più traccia in acqua, era ormai chiaro che il responsabile dell’attacco era uno squalo. Quasi certamente un charcharinus leucas, quello che gli anglosassoni chiamano bull shark e che non è da confondere con il pesce che in Italiano si chiama squalo toro (grande e minaccioso, ma innocuo: il nome scientifico è charcharias taurus e lo si può vedere all’acquario di Cattolica, in Inglese è detto sia sand tiger shark che grey nurse shark).
I medici hanno amputato la gamba di Bruna, ma la ragazza non ce l’ha fatta ed è morta nella notte. Si tratta della ventunesima vittima di un attacco di squalo a Boa Viagem dal 1992 (anno dal quale si tiene un archivio) e la prima donna. In totale gli attacchi di squalo in questa zona del Pernambuco sono stati 58.

I FATTI RICOSTRUITI DALLA TV BRASILIANA

I cartelli che avvertono del pericolo squalo a Boa Viagem
I cartelli che avvertono del pericolo squalo a Boa Viagem

La spiaggia di Boa Viagem a Recife è la quinta al mondo per numero di attacchi di squalo registrati. Sono considerate più pericolose, nell’ordine del numero di attacchi, solo New Smirna Beach negli USA (vicino a Daytona, Florida), Gaansbai in Sud Africa (regno dello squalo bianco o carcharodon carcharias, ne parlerò), le spiagge del New South Wales in Australia (lo squalo bianco e lo squalo tigre, galeocerdo cuvier), e alcune spiagge delle Hawaii (lo squalo tigre).
Nella mitologia, lo squalo più pericoloso per l’uomo è lo squalo bianco. Di questo animale parlerò in un articolo specifico, ma visto che non saprei dire quando accadrà, chiarisco un paio di cose. Primo, quello che viene raccontato nel film Lo squalo (Jaws di Steven Spielberg, tratto dal romanzo di Peter Benchley) è vero che ha attinenza con fatti realmente accaduti, ma nel corso di diversi anni. Non sono, insomma, imprese di un unico squalo. Secondo, per lo squalo bianco un uomo è preda insignificante, che non vale lo sforzo. Se attacca un uomo è perchè lo scambia per una foca o altra preda che gli darebbe più calorie. E’ lo stesso motivo per cui le grandi scimmie sono prevalentemente vegetariane: non hanno i mezzi fisici per catturare grandi animali, se non cacciando in gruppo, e lo sforzo di catturare animali piccoli costerebbe paradossalmente più energie di quante ne ricaverebbero mangiandolo.

Come spiega bene il Museo dello Squalo a Fernando de Noronha, se veramente fossimo parte della dieta di questi pesci, non potremmo mettere piede in acqua. Gli attacchi di squalo sono insomma più che altro casuali. A livello statistico: abbiamo una probabilità su 3.748.000 di essere attaccati da uno squalo, contro 1 su 5051 di precipitare con un areo, 1 su 84 di rimanere vittima di un incidente stradale e 1 su 5 (toccando tutto quel che c’è da toccare…) di morire d’infarto. Altri numeri: nell’ultimo decennio gli squali hanno fatto 60 vittime. Solo i lupi ne hanno al loro attivo 100. Non parliamo poi di elefanti (1.000), leoni (1.500), bufali (2.000), coccodrilli (10.000), ippopotami (30.000), scorpioni (50.000), cani (250.000), serpenti (700.000) e insetti (6.5 milioni).

Eppure lo squalo spaventa l’uomo. Sempre al museo di Noronha ho preso atto del fatto che la cultura occidentale vede in effetti l’uomo in conflitto con la natura. I primi coloni portoghesi credevano che vedere uno squalo fosse cattivo presagio e spesso li catturavano al solo scopo di torturarli, per una inspiegabile forma di vendetta.
Nel 480 avanti Cristo Erodoto racconta che i persiani sconfitti ad Athos erano stati divorati da demoni del mare che, quasi certamente erano squali, ma deve passare un secolo perchè Aristotele, nel suo Historia Animalium, descriva gli squali con dovizia di particolari: E faccia nascere il (falso) mito che lo squalo attacchi e mangi capovolto, a causa della posizione della mandibola. Visto che a oggi degli squali non si sa poi moltissimo, questa falsa credenza non è stata del tutto sconfitta.

Il carcharinus leucas che ha ucciso Bruna Gobbi è uno squalo comune, molto aggressivo (tra gli squali è quello con più testosterone). I maschi sono talmente feroci che la natura ha provveduto a fare la femmina più grande, in modo da impedire che i maschi divorino i piccoli. Per l’uomo è molto pericoloso perchè attacca anche in acque estremamente basse. Il ricercatore Erich Ritter, mentre girava Shark Week per Discovery Channel, è stato gravemente ferito in mezzo metro di profondità. IL VIDEO su YouTube
Il leucas risale addirittura i fiumi (in Africa è detto Zambesi) e vive nel Lago Nicaragua, dove si contano diversi attacchi.
Io l’ho visto in acqua nella laguna di Beqa alle Isole Fiji, dove ho partecipato a 2 immersioni di shark feeding. Durante la prima, ho visto relativamente poco. Ma durante la seconda, ho potuto seguire una grande femmina di bull shark, che non partecipava al banchetto organizzato dall’uomo, piuttosto curiosava. Mi è arrivata a qualche metro e poi è risalita con grande grazia. Io mi sono appiattito sul fondo e ho osservato i pesci pilota attaccati ai lati del corpo massiccio (per questo detto bull). Sarà stata 3 metri e certamente avrebbe potuto fare di me qualsiasi cosa. Infatti mi sono voltato, a osservare le guide che vigilavano con i loro bastoni che possono dare la scossa. Mi hanno rassicurato.
Se siete in immersione lo squalo è relativamente poco pericoloso, visto che noi rappresentiamo un’anomalia del suo ambiente. Non va però sottovalutato. Se punta con le pinne laterali verso il basso e inizia a ondeggiare con il corpo, vuol dire che lo stiamo disturbando. Se si avvicina, è meglio allontanarsi. Se poi ci colpisce con il muso, significa che sta per attaccare.
A me non è mai successo di essere colpito con il muso da uno squalo, ma alle Galapagos mi sono trovato faccia a faccia con un grosso squalo grigio, che si è fermato. Quando ho notato che stava abbassando le pinne, ho fatto un rapido dietro front e mi sono messo dietro le rocce. La guida, nel frattempo, scuoteva il capo. Quando siamo tornati sulla barca mi ha chiesto se ero matto.

Un carcharinus longimanus nel Mar Rosso
Un carcharinus longimanus nel Mar Rosso

Lo ammetto: sott’acqua gli squali non mi fanno paura. E’ naturalmente un sentimento irrazionale, così come lo è il terrore che provo quando nuoto in superficie.
La prima volta che sono stato alle Maldive (1997), dove è impossibile non vedere squali, ho sognato per diverse notti quello che sarebbe stato il mio primo incontro con questo animale per me mitico. Mi immaginavo di essere circondato di pinne. Ma non succede così: lo squalo arriva in superficie solo quando attacca e, tendenzialmente, si muove tanto rapido che sembra apparire dal nulla. Riconoscere uno squalo sott’acqua è quasi una visione mistica.
A Pedras Secas, San Fernando de Noronha, mentre tutto il nostro gruppo di sub stava circondando un gigantesco trigone appoggiato sul fondo (in senso biologico, anche lui è uno squalo), mi sono accorto che stava arrivando uno squalo grigio di barriera. Il charcharinus perezi è il classico pesce cane, tutto quello che ti aspetti da uno squalo. E’ arrivato abbastanza vicino a curiosare, poi ha virato. Non arrivava a 2 metri, quindi non mi ha spaventato. E’ un animale timido, che sfugge l’uomo. Questo esemplare mi ha però regalato una grande occasione di foto.

Fernando de Noronha è uno dei posti al mondo in cui è più facile vedere gli squali facendo semplicemente snorkeling. Alla baia di Sueste sono molto comuni sia gli squali nutrice (glyngimostoma cirratum) che gli squali limone (negaprion brevirostris) e li potete osservare galleggiando comodamente in pochissima acqua.
Lo squalo nutrice è uno dei preferiti dai sub, per la sua abitudine di fermarsi sul fondo sabbioso a riposare (gli squali di solito sono condannati al moto perpetuo). E’ quindi molto facile da avvicinare, anche se resta uno squalo. Tirargli la coda non è insomma consigliabile. Il sub che lo fece (citato nel libro Shark attacks di Alex Mac Cormick) fu meritatamente morso.
Lo squalo limone è grande ma innocuo. Anzi, spesso viene pescato perchè la sua carne è apprezzata, come del resto accade allo smeriglio o vitello di mare (lamna nasus), parente del mako (Isurus oxyrinchus).

Facendo snorkeling, accade spesso di vedere gli squali pinna bianca di scogliera (triaenodon obesus). Non va confuso con il carcharinus longimanus, che a sua volta ha una pinna con la punta bianca, ma è uno squalo estremamente pericoloso. Raramente si avvicina alle spiagge, ma quando lo fa provoca danni. Accadde nel 2010 a Sharm El Sheick, Mar Rosso. Dopo un paio di attacchi gravi ma non fatali (braccia e gambe amputate), venne catturato un grosso pinna bianca e lo si ritenne il colpevole. Riaperte le spiagge, il longimano uccise una turista tedesca. In questo video: a Sharm turisti allontanano un longimano a calci

Il 30 aprile 1945 un siluro giapponese affondò nel Mar delle Filippine la USS Indianapolis, che pochi giorni prima aveva consegnato le bombe nucleari (che dovevano essere lanciate su Hiroshima e Nagasaki) alla base di Tinian. L’equipaggio era formato da più di 1.000 uomini e poco meno di 900 cercarono rifugio in mare. Qualche giorno dopo ne verranno ripescati 317. All’alba del 31 aprile erano iniziati gli attacchi degli squali. La missione era ovviamente segreta e il primo soccorso era arrivato solo nel pomeriggio del 2 agosto. Il salvataggio era stato completato la mattina successiva dalla USS Cecil Doyle.
La leggenda, alimentata da una scena del solito Jaws di Spielberg, attribuisce allo squalo tigre lo sciempio di vite umane. Il tigre è molto grande e pericoloso (anche perchè mangia di tutto) Più probabilmente, fu però il longimano, che non a caso Jacques Cousteau aveva soprannominato lo squalo dei naufraghi.

Il mio Brasile 12-continua

1-La Storia      2-Leggendo i ‘Versi Satanici’ di Rushdie
3-Ipanema e Copacabana 4-Ultimo ricordo di Rio
5-Il Pantanal  6-I Piranha fanno veramente paura?
7-Manaus 8-Indimenticabile Amazzonia
9-L’ultimo dell’anno a Salvador de Bahia 10- Il Pelourinho
11-In pullman