La prima giornata senza sveglia da quando sono a Taiwan

BASEBALL, Mondiale Under 12 2017

 

La prima giornata senza sveglia dal 26 luglio ha avuto decisamente il suo perché. Quando mi sono pigramente sollevato dal letto, l’orologio segnava le 9.34. Ho pensato: nessuna speranza di arrivare per le 10 a colazione (figuriamoci per le 7.30…questa lo so che non la capite tutti…). Anche perché qui, se dicono che choudono alle 10, alle 10.01 la macchina del caffé non eroga più caffè. Con gesto teatrale, ho buttato il voucher per la colazione nel cestino.
Mi son detto: poco male. Lunga doccia, due passi verso un supermercato, ricerca dei sandwich già pronti per i quali ho una nota passione, ci abbino un caffè latte freddo confezionato da Starbucks Coffee e vado a consumare il tutto al parco che si trova dall’altra parte della strada. Non fosse che mi guardano tutti come se fossi un alieno (ma li capisco: dal punto di vista del cinese medio, sono enorme), sarebbe stato molto rilassante.

Ho avuto una discussione con una donna locale, perché ho risposto alla sua domanda: “Ma chi era la persona che mi cercava?” con un “Non lo so, ma come aspetto era cinese”.
Mi sono beccato un pippone del tipo “ma noi siamo taiwanesi, non cinesi” che mi ha fatto dire che il mondo sta andando proprio a rovescio. Il politically correct, portato alle estremo conseguenze, è una iattura.
Dal punto di vista politico (anche se non è che siano poi tutti d’accordo) la popolazione locale è taiwanese. Ma dal punto di vista etnico, qui ci sono sia i nativi (che sono aborigeni, comunque un’etnia non dissimile dagli abitanti delle Fiji) e i cinesi. Che qui sono arrivati come coloni. Ovviamente, ci sono anche persone nate da matrimoni misti, ma non è che io sia un antropologo e non vado oltre. Voglio dire: siamo tutti uguali come diritti e doveri. Ma come aspetto, non possiamo pretendere che un africano abbia lo stesso aspetto di un caucasico. O che un cinese sia uguale a un indiano. Non è questione di non essere politically correct, ma di non essere ciechi.
Per la cronaca: mi vergogno parecchio, all’idea che fino al 2001 (primo mio viaggio in Estremo Oriente; avevo 38 anni) ritenevo che cinesi, giapponesi e coreani fossero di aspetto simile. In realtà, anche all’interno della sterminata popolazione cinese ci sono etnie diverse l’una dall’altra.

Sto osservando lo stadio municipale di Tainan che si riempie. Per la prima volta, hanno aperto i posti dietro gli esterni. Che non sono gran posti, sia chiaro. La recinzione per le partite Under 12 è spostata in avanti di un 30 metri, quindi chi si sistema dietro gli esterni è davvero lontano. Per fortuna, visto che siamo quasi all’equatore, verso le 18 il sole tramonta. Oggi (puntualizzo) è una sfera infuocata che arde in maniera micidiale, visto anche che la percentuale di umidità è intollerabile.
Almeno per me. A proposito di differenze, gli asiatici non sudano. Io a questo clima rischio di dovermi cambiare 3 volte al giorno.

Le squadre schierate durante gli inni nazionali prima della finale del Mondiale Under 12 a Tainan

Tra poco inizia la partita per il primo posto tra Taiwan e Stati Uniti e uno spettacolo nello spettacolo sarà rappresentato dal tifo super organizzato (con tanto di capo claque al microfono e di cheerleader) dei taiwanesi e quello tipico da genitori sul campo da baseball della comunità statunitense che è al seguito delle famiglie dei campioncini del Team USA.
Nel pomeriggio si è giocata la finale per il terzo posto e il Messico ha sorpreso il Giappone battendolo 1-0. L’unico punto è arrivato senza valide. Con un corridore in prima al quinto, l’interbase del Messico Gastelum ha sbagliato il bunt di sacrificio. Comunque, è avanzato su una battuta in diamante, una palla mancata e ha segnato su un lancio pazzo. Il Giappone aveva giocato benissimo in difesa, ma non è stato concedere questo punto il problema dei piccoli Samurai. Piuttosto, il Giappone contro il mancino messicano Hernandez ci ha capito poco. Pur dotato di velocità nella media della categoria, Hernandez ha mostrato un controllo impressionante. Vi basti il dato: 75 lanci in 6 ripresen (mediamente, 12.5 a inning) e 50 strike, il 67% dei lanci. In particolare, mi ha fatto impressione come ha gestito l’ingresso del pinch hitter Nakajima. Hernandez aveva appena concesso un doppio e il suo primo lancio è stato ball. Non ha avuto paura di osare una curva per strike. Il battitore, sicuro che sarebbe arrivata una dritta, ha provato con il grande swing (rappresentava pur sempre il potenziale punto della vittoria), ma ha prodotto solo una battuta lenta sul terza base Furnue. Che è avanzato e, in movimento, ha effettuato un tiro perfetto per il terzo out. Ragazzi, questi a 12 anni sono già giocatori veri. Fate click sotto per gli highlights. Dal canale YouTube della WBSC.

Per qualche strano motivo, gli addetti alla tribuna stampa hanno paura di vederci soffrire la fame. Quindi ci recapitano tutti i giorni pizze (non male, ma condite in modo discutibile: tipo con ananas o aceto balsamico), hamburger di pollo, coca cola. E come si sa, io sono debole e non riesco a rifiutare….

5-CONTINUA