La prima settimana del 2011 all’isola Margarita

Venezuela 2010-2011, VIAGGI

Ferve l'attività deipescatori a El ManzanilloDevo confessare subito una cosa: partire dall’Europa con l’isola Margarita come meta non è da consigliare. Nel senso: con tutte le località piuttosto prestigiose che ci sono nei Caraibi, scegliere proprio quell’isola non si rivelerebbe lungimirante. Se invece siete già in Venezuela, il discorso è diverso. Perchè a Margarita si trovano soluzioni all inclusive (di quelle che avete il braccialetto colorato al polso…) a 40 euro a camera e da Caracas si può andare sia in aereo (per l’aeroporto di Porlamar ci sono diversi voli giornalieri che vi portano lì in meno di un’ora) che in nave. Questa seconda soluzione, che naturalmente necessita di molto più tempo, ha un costo irrisorio e permette di entrare in contatto con tutti quelli che a Margarita ci vanno solo per comprare e non possono riportare televisori e lavatrici in aereo. L’isola è infatti porto franco e alla periferia della città di Pampatar c’è il centro commerciale Sambil, che passa per il più grande dell’America Latina. Sai che primato, poi, avere il centro commerciale più grande.
Fra l’altro, i prezzi non mi sono sembrati così competitivi. In compenso, ci si trovano i biscotti del Mulino Bianco Barilla. Che hanno il loro perchè.

Margarita a prima vista può ricordare la Repubblica Dominicana. La ricorda per via dell’atteggiamento che ha la popolazione, per i ritmi, per le abitudini. Però in Repubblica Dominicana c’è certamente un mare più limpido (almeno in località come Las Galera, Bayahibe, Las Terrenas). Qui a Margarita il mare è spesso mosso e non sono molte le spiagge che consentono un bagno bello tranquillo. Ma andiamo per ordine.
Noi eravamo alloggiati a Playa Tirano (posto nel quale la spiaggia è stata quasi interamente mangiata dal mare) al villaggio Isla Caribe. Come detto, è un all inclusive con piscine galattiche e gente che fa a morsi fin dalla mattina presto per conquistare un lettino. Non c’è una clientela VIP, decisamente no. Ci sono in compenso parecchi para malavitosi russi che stanno al bar (perchè è gratis…) dalla mattina alla sera. Di fatto, si può mangiare in continuazione da colazione fin verso le 22.30.
L’unica cosa laboriosa è farsi consegnare i teli da mare. Ancora più scomodo è restituirli, perchè il personale segna su un librone giorno, orario, camera. E se per caso sbaglia qualcosa, non ritrova più il momento nel quale avete ritirato il telo. Con conseguente perdita di tempo e di pazienza. Da parte vostra, perchè il personale è bello tranquillo.
Comunque, Playa Tirano non vale la pena e di conseguenza conviene avere una propria auto per muoversi.Playa Caribe

Noi l’auto l’abbiamo noleggiata. Ritirare una macchina in un auto noleggio è sempre complesso il giusto, ma in Venezuela lo è particolarmente. Anche perchè spesso non hanno l’auto che avete prenotato e, al contrario di quel che succede in Italia, non è che vi offrano quella del segmento superiore. O meglio, ve la offrono, ma al prezzo maggiorato.
La sicurezza qui non è ritenuta una garanzia. Nell’auto a noleggio infatti c’è un ingegnoso antifurto che blocca il cambio. Di questi timori c’era stata per altro avvisaglia fin dall’ingresso all’Isla Caribe, dove tutto è protetto da guardie di sicurezza e filo spinato. Ma l’impressione di pericolo, sinceramente non c’è. Ci sono però le cronache dei giornali, a consigliare prudenza.

La prima spiaggia che abbiamo visitato è Playa Puerto Cruz, sulla costa est dell’isola. Più che il Caribe, ad occhio sembra una località del Mediterraneo. La spiaggia non è troppo frequentata la mattina. In effetti, i venezuelani si palesano dopo le 11 e, tendenzialmente, appena sistemati si mettono a mangiare e a bere. I gestori delle spiagge in effetti tendono ad offrire per prima cosa un tavolo. Poi si passa all’ombrellone e alle sdraio.
Proseguendo verso ovest, ci siamo fermati a Manzanillo. Si tratta di una spiaggia molto frequentata dalla popolazione locale e non troppo pulita. Sia qui che a Guayacancito inoltre la temperatura dell’acqua è decisamente fredda, per queste latitudini.
La spiaggia meglio tenuta dell’isola è sicuramente Playa Caribe, dove l’acqua è (inspiegabilmente) molto più calda.
La gita migliore che potete fare è però quella alla penisola di Macanao, zona aspra e selvaggia e nella quale la perla è la spiaggia di Punta Arenas. La celebre spiaggia di Punta Arenas a MacanaoCe l’avevano segnalata come selvaggia, ma evidentemente la guida ‘Lonely Planet’ è rimasta un po’ indietro. Anche a Punta Arenas infatti ci sono ristoranti sulla spiaggia e servizio ombrelloni, per quanto non sia difficile rimanere da soli in spiaggia, visto lo spazio a disposizione. Sia chiaro, nemmeno qui c’è la sabbia bianca e l’acqua da cartolina di Los Roques.
La vera perla di Macanao resta comunque la spiaggia nascosta di El Tunal, che è vicinissima ad un villaggio di pescatori e per niente frequentata da turisti.
Macanao è una bella gita, ma andarci dalla costa est non è tanto vicino e la segnalatica è quello che è. A Margarita inoltre il traffico è un fattore. Finchè si resta sulle autostrade, tutto bene. Ma sulle strade normali si rischia di finire spesso in coda e procedere a passo d’uomo.
Resta il fatto che fare il pieno con 1 dollaro rappresenta una certa emozione.

Presso un’agenzia viaggi di Playa El Agua gestita da uno spettacolare personaggio di nome Vincent Darrington Chung abbiamo prenotato una uscita verso gli isolotti corallini chiamati Los Frailes. Benchè a soli 14 chilometri da Margarita, il viaggio per arrivarci è stato quanto meno movimentato, sia dal mare mosso che dal fatto che 2 dei 4 motori della barca funzionavano male.
Il dive master Ezequiel aveva una doppia coppia di argentini che stavano facendo un corso, quindi nella sostanza ci ha detto che se andavamo da soli era meglio. Ha anche raccontato che doveva esserci un altro dive master con noi, ma che gli si era ammalata la mamma proprio oggi. Di balle, se ne possono inventare di migliori…
A Los Frailes l’immersione (acqua a 28 gradi) è tranquillissima e poco profonda (massimo 12 metri). Ma in verità, l’esperienza è interessante. Si vede parecchio corallo, molti pesci piccoli di barriera (alcuni anche aggressivi nella difesa del territorio) e addirittura un serpente di mare.
Anche questi isolotti (sono 9) non hanno un aspetto troppo caraibico. La vegetazione è di piante grasse e sembra di essere in qualche isola della Grecia.
Si tratta comunque di una bella gita, con pranzo incluso all’ombra di una struttura arrampicata sulle rocce.

L’ultimo commento è che torno dal Venezuela con la soddisfazione di essere stato in quel posto che mi era diventato mitico negli anni ’90, perchè la “Gazzetta di Parma” aveva mandato un inviato alla ricerca della famiglia Carretta. Che naturalmente non c’era (avremmo scoperto anni dopo che il figlio maggiore Ferdinando aveva ucciso genitori e fratello) e, altrettanto naturalmente, noi tutti giornalisti in erba avevamo invidiato moltissimo quel collega che era stato inviato in un posto così lontano e soleggiato.

1 thought on “La prima settimana del 2011 all’isola Margarita

  1. There’s a srecet about your post. ICTYBTIHTKY

    I am not sure I understand this comment Thanks for reading me, anyway

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