Leon, l’idolo

Messico 2012-2013, VIAGGI

Time MagazineTra le balle che Leon mi ha probabilmente  raccontato, c’è anche quella che suo cugino è il ragazzo immortalato da una copertina di Time Magazine mentre lancia una molotov alla polizia durante i disordini del 1968. Leon comunque è un idolo.
Ha convocato la colazione alle 7.30 e alle 9 siamo ancora lì che sentiamo di lui fuggito dal Brasile assieme al cugino nel 1968, arrivato in Europa in nave (fatto marginale: in una breve sosta a Napoli, viene rapinato) e poi rifugiatosi in Israele (posto ideale, per stare in pace: nel 1967 Israele aveva sfidato, e battuto, mezzo mondo arabo nella guerra Dei Sei Giorni) per lavorare in un Kibbutz, quindi tornato in America, ma negli Stati Uniti, per lavorare a 5 dollari al giorno e infine sorprendentemente imprenditore (investimento: 2 milioni di dollari) in Messico con soldi accumulati non si sa come, visto che guadagnava 5 dollari all’ora.
Dopo aver passato la notte con il terrore di precipitare da un letto alto in maniera non normale (per salirci, serve una mini scaletta), a colazione mancano il formaggio di capra e il pane fatto in casa di cui il sito del Baja Outpost si vanta. Una volta giunti al molo, mancano anche il Capitano della barca e il Dive Master che ci dovrebbe guidare in immersione nelle acque del Parco Marino. In compenso, ci sono John e Stacey, 2 californiani in vacanza. Chiedo a John: “Ma Leon, è una One Man Band?” e lui risponde con una risata sonora. John è un avvocato che si è presentato con un “Non sono certo uno da appena 350 dollari all’ora”. Stacey, che è stata sposata con un tedesco e ha vissuto a Berlino, rilancia: “John è uno che si accontenta”. Lei (Stacey) sta studiando (a 40 e passa anni) per diventare psicologa infantile.

Leon
indossa, da mattina a sera, un bomber a pelle e suda come unIl pick up di Leon in panne sul Malecon di Loreto coguaro sotto il sole del Gran Canyon ad agosto (i felini non sudano, ma “suda come un coguaro” mi sembra una bella espressione…). Trova il modo per continuare a illuminarmi (“Ma come fate voi Italiani a permettervi di viaggiare con stipendi da 2000, 2500 euro al mese?”) mentre cerca in tutte le maniere di far esplodere il suo pick up d’annata caricando le bombole da sub senza assicurarle in nessun modo.
Verso le 10, salpiamo. Oltre a noi e la coppia di americani, sulla barca ci sono i 2 figli di Leon (Jose Leon e Veronica) e un cane. Il sito di immersione è vicino a una colonia di leoni di mare. John e Stacey entrano in acqua e si immergono. Leon dice che mia moglie deve fare la prova per vedere quanti piombi mettere alla cintura. Mentre io faccio una sauna con indosso la muta (io amo immergermi senza, ma l’acqua in questa stagione è fredda e Leon mi convince anche a mettere un cappuccio), Leon si attarda nell’operazione, il mare si ingrossa e distrugge la nostra ancora. Mentre mia moglie galleggia da sola, noi finiamo verso gli scogli. Con i leoni di mare che ci guardano con grande preoccupazione (prudenzialmente, un paio di maschi entrano in acqua), mi appoggio ad uno scoglio e spingo lontano la barca. Mentre metto tutta la forza delle mie braccia (sperando che il mio non indifferente peso faccia la differenza),  scorre davanti ai miei occhi l’immagine apocalittica della barca in mille pezzi e di noi che chiamiamo la Capitaneria di porto via radio. Tornati lontani dalle rocce, ci occupiamo di ripescare mia moglie. Non avendo più l’ancora, Leon non vuole usare la scaletta. Porta a bordo mia moglie come se fosse un tonno e le fa prendere una botta terrificante al costato. Emergono nel frattempo John e Stacey, che parlano di una murena. Stacey mi chiede “Did you like it?” e non le rispondo neanche. Leon carica a bordo anche loro 2. Stacey sarà 60 chili e non ci sono problemi, ma con i 100 di John è diverso. Il nostro, che atterra sulla barca di faccia, non perde comunque il sorriso.

Una stella marina del fondale di LoretoPranziamo su una spiaggia che, se non avessi i coglioni (scusate il francesismo) che girano come le pale dell’ elicottero di Apocalypse Now, definirei meravigliosa. Leon estrae un contenitore di plastica con una poltiglia giallo verde (lui la chiama Humus…con una rapida ricerca su Google, appuro che si scrive Hummus e che la definizione è “antipasto a base di ceci tipico del medio oriente che si accompagna a diversi piatti”) e un po’ di tortillas. Sa di aglio e coriandolo. Annoto sul mio diario: “Perfetto, prima di immergersi. Me lo sentirò tornare su nell’erogatore…”.
Leon, a proposito dell’Humus, sentenzia: “E’ buono come il sesso”. Stacey risponde con un inquietante: “A questo punto, anche meglio” che spero John non abbia sentito.
Dopo una rapida trattativa, decidiamo di immergerci io e John, mentre le donne restano in spiaggia a prendere il sole. Usciamo in barca, ma Leon (probabilmente ricordandosi di non avere l’ancora e, quindi, di non poter usare nemmeno la scaletta) ripara in una baia e ci dice che è opportuno partire dalla spiaggia.
Non mi sono mai immerso in vita mia dalla spiaggia, anche se in teoria ho studiato come si fa. Il primo ostacolo è mettere le pinne, ma Leon si rende utile e mi insegna la position four. Ovvero: si appoggia la caviglia destra sul ginocchio sinistro (e poi viceversa; position four perché a quel punto la parte bassa del nostro corpo può ricordare il numero 4…) e ci si infilano agevolmente le pinne.
La zona è ricchissima di fauna, ma la visibilità è quella che è. Dopo esserci imbattuti in una razza morta, finiamo con l’arenarci in acque troppo basse e decidiamo di rientrare. Leon ci aspetta fuori dalla baia e ci lancia la cima. Ci riporta nelle acque tranquille e ci ricarica a bordo. John mi porge la mano soddisfatto. Leon sentenzia: “Un’esperienza così, ti fa migliorare come sub….”.
Qualche foto l’ho pure scattata, ma certo, non sono state le 2 immersioni memorabili che abbiamo pagato.
Durante il viaggio di ritorno Leon è preoccupato per il mare a Forza 5. Attracchiamo mentre sta tramontando il sole e non è finita: il pick up di Leon non ne vuole sapere di partire. Lo abbandoniamo al suo destino e rientriamo al Baja Outpost a piedi.
Leon torna mentre stiamo degustando una bottiglia di vino da 50 dollari che, inspiegabilmente, John si è portato dagli Stati Uniti. Leon, che ha ancora addosso il suo bomber ‘termico’, si unisce e riprende la sua autobiografia orale.
Scopriamo che la moglie lo ha lasciato, che è caduto da cavallo e si è fatto malissimo, che il suo primo figlio è morto per un tumore al cervello e che gli hanno applicato 5 bypass coronarici. Non posso essere arrabbiato con te, Leon.

L’ultima immagine di Loreto è quella della Missione ‘Nostra Signora diLa Missione di Nostra Signora di Loreto Loreto’, la più antica della Baja California.
Il nostro viaggio prosegue verso sud. Saliamo ai 1000 metri di quota della Sierra e poi scolliniamo. Attraverso campi coltivati arriviamo a Ciudad Constitucion, dove mangiamo un pollo cotto sul carbone (che tende a essere sorprendentemente buono e costa un 4 dollari), accompagnato dall’acqua gassata (in molti paesi dell’America Latina la chiamano agua con gas, in Messico agua mineral) Topo Chico e ci buttiamo verso La Paz, dove abbiamo prenotato presso la Posada Luna Sol.
Si tratta di un albergo all’inizio del Malecon e che viene consigliato dallo stesso Leon anche a John e Stacey, che però preferiscono un albergo sulla spiaggia. Lo gestisce una spagnola con un bel faccione simpatico e una passione per la comida (il cibo) italiana.
Stando alla guida ‘Lonely Planet’, dalla terrazza si gode una vista “incantevole”. Noto che la visuale è ostruita da cavi dell’alta tensione e palazzi in costruzione;  io e l’autore non dobbiamo  avere lo stesso concetto di “incantevole”.
La Paz è una città vera, molto concentrata sullo shopping pre natalizio. Mi sto chiedendo come potrei fare a rintracciare Sergio Olochea Martinez, un massaggiatore che pratica anche l’Ipnosi Finalizzata alla Regressione. In poche parole, vi fa rivivere le vite passate. Per altro, io lo so già cos’ero nella vita precedente: un giornalista statunitense che scriveva di calcio…
Collegandomi a internet con il cellulare, apprendo un’altra notizia esoterica: Cristiano Ronaldo e Nicole Minetti hanno passato una notte d’amore a Madrid. Come dargli (a entrambi) torto?
Con i ribs del ristorante Bandido’s (35 euro in 2) nella pancia, mi addormento pensando che chissà dove sarà, il tesoro che Sir Francis Drake avrebbe affondato nell’insenatura di La Paz qualche secolo fa…

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