Olanda, Antille, Italia, oriundi e buon giornalismo: parole finali sull’Europeo di baseball

BASEBALL, Europeo 2014, SPORT

Sono l’unico giornalista professionista d’Europa che si occupa a tempo pieno di baseball.
La cosa è così drammaticamente vera, che il sito della Federazione dei Paesi Bassi ha dovuto riportare la traduzione che Pim Van Nes ha fatto delle mie interviste al terza base Nick Urbanus e al manager Steve Janssen, per avere un commento in presa diretta sulla vittoria della sua nazionale all’Europeo.

Così lavora un cronista: va alle partite, chiede pareri ai protagonisti
Così lavora un cronista: va alle partite, chiede pareri ai protagonisti

Sia chiaro: il mio è un urlo di dolore, non un vanto. C’era una volta uno Schiroli che guardava con sospetto l’oligarchia dei giornalisti professionisti e, più recentemente, uno che era quasi euforico riguardo le immense possibilità date dall’evolversi di internet. Ricordo come se fosse ieri, quando pubblicai su Baseball.it il risultato della finale delle Olimpiadi del 2000. Ma lo Schiroli odierno non è più così convinto che aprire spazi a chiunque sia una buona idea.

Come dice Umberto Eco, rivendico il mio diritto all’antipatia positiva e dico a chi scrive di baseball in Italiano (o presunto tale) che non è giornalismo quello dei “pare, si dice e sembrerebbe”. Nel nostro piccolo mondo, se si vuole verificare un’indiscrezione è facile andare alla fonte. E se la fonte non conferma e non smentisce, si può sempre scrivere: “Ho sentito che (…) ma il diretto interessato si trincera dietro un no comment”.
Se invece non si vuole verificare, ma l’intenzione è scrivere un editoriale, che si dica chiaro e tondo dove si vuole andare a parare. Ma quando si fa un’affermazione (ad esempio: “la FIBS spende il 99% del budget per le nazionali sul baseball”), sarà meglio che ci sia un minimo di evidenza a supportarla. Se no, spariamo pure cazzate a vanvera: io comincio dicendo che, dopo Hemingway, sono il giornalista che ha scritto i più begli articoli di baseball della storia. Lo metto su Facebook, 4 miei amici mi mettono LIKE e facciamo che è vero.
Per carità, ce ne sarebbe anche da dire su chi di baseball scrive in Inglese. Un blog di Sports Illustrated (mica una fanzine ciclostilata…) afferma che Mike Piazza è il manager dell’Italia di baseball. Proprio alla fine dell’unico degli ultimi 3 Europei che non ha visto Piazza nemmeno partecipare a un allenamento.

E adesso, dopo qualche chiacchiera, proviamo a fare del buon giornalismo. Parliamo della storia delle sfide tra Italia e Olanda all’Europeo.
La prima partita tra le 2 nazionali in un torneo continentale risale al 1956, primo Europeo ospitato dal nostro paese. L’Italia perse 13-3 e gli azzurri perderanno anche le successive 11 sfide con gli arancioni. La prima vittoria, dopo altre 2 sconfitte, arrivò nel 1971. Nel 1973 ci furono altre 2 sconfitte. Dal 1956 al 1973 l’Italia ha giocato all’Europeo 15 volte contro l’Olanda e ha perso 14 partite.
Poi c’è l’epoca dell’ingresso massiccio degli oriundi (termine allora usato in maniera propria, perchè molto probabilmente alcuni non erano cittadini italiani) in nazionale. Dopo i primi esperimenti del 1971 e 1973, il Presidente Beneck diede una svolta decisa. L’Italia vinse 4 dei successivi 5 Europei e questa epoca (dal 1975 al 1983) è l’unica che ci parla di chiara supremazia dell’Italia sull’Olanda: 15 vittorie contro 9.
Appena arrivato alla Presidenza, Aldo Notari tolse il diritto ai giocatori di doppio passaporto di rappresentare l’Italia. Le cose iniziarono malissimo: all’Europeo 1985 una giovane Italia perse 5 partite di fila con l’Olanda. Non andò benissimo anche nel 1987, quando gli azzurri arrivarono sì a giocarsi la quinta partita, ma la persero 16-1.

Europeo 1991: il manager azzurro Silvano Ambrosioni in trionfo
Europeo 1991: il manager azzurro Silvano Ambrosioni in trionfo

Nel 1989, l’Italia tornò sul trono continentale vincendo le ultime 2 partite della serie di finale, e 1991, clamoroso cappotto inflitto agli olandesi, le cose andarono invece in maniera splendida. Ma furono casi isolati, perchè tra il 1993 e il 1995 l’Italia perse 7 delle 9 partite di finale giocate.
Dopo aver deciso di semplificare la serie di finale chiudendola quando si otteneva un vincitore nel 1995 (in precedenza erano state disputate anche le gare non necessarie), la CEB (precisamente, il suo Presidente Aldo Notari. Che era incidentalmente Presidente anche della FIBS e della IBAF) cambiò formato dell’Europeo e iniziò ad assegnare il titolo su gara secca.
All’Europeo 1997 Italia e Olanda si affrontarono solo una volta e vinse l’Italia (4-2) in finale. Lo stesso accadde nel 1999 e quella volta fu l’Olanda a vincere (3-0) in finale. Ma il 1999 era già un’altra epoca ancora, perchè nel frattempo la FIBS aveva riaperto le porte della nazionale a oriundi e naturalizzati e le competizioni internazionali erano formalmente aperte ai professionisti. Infatti l’Olanda vinse con Orlando Stewart sul monte, esordiente in nazionale a 31 anni e dopo aver giocato un Mondiale (1984) con la maglia delle Antille Olandesi. Di Olanda, antillani, Italia e oriundi riparlo tra un attimo. Qui voglio solo sintetizzare che l’epoca della famosa Italia basata sulla P.O. di Beneck (1985-1997) è stata l’ennesima epoca perdente della nostra nazionale contro l’Olanda agli Europei: 12 vittorie e 17 sconfitte. Successivamente l’Italia ha giocato poco contro l’Olanda all’Europeo: nel 2001, 2003 e 2007 mai, visto che azzurri e arancioni erano in gironi diversi e l’Italia non è arrivata in finale. Nel 2005 l’Italia ha perso 2 volte (compresa una finale da 15-0). Poi inizia l’epoca di Marco Mazzieri manager della nazionale: 2 vittorie nel 2010 e nel 2012 (incluse le 2 finali) e 2 sconfitte nel 2014. E’ questa (2010-2014) la seconda epoca in cui l’Italia ha accumulato un record positivo (4-2) contro l’Olanda agli Europei.

Concludo cercando di fare chiarezza su Olanda e Antille, Italia e oriundi. E’ chiaro che gli antillani sono cittadini olandesi (anche se non tutti sono proprio d’accordo fino in fondo, visto che ogni tanto torna l’idea di una legge per rispedire al mittente l’antillano che arrivi in Europa per delinquere). E lo sono per lo stesso motivo per cui i cosiddetti oriundi sono cittadini italiani: grazie ai loro avi. Per la Repubblica Italiana e il Regno d’Olanda, la cittadinanza non si attribuisce per luogo di nascita, bensì per discendenza. Per essere precisi fino in fondo, bisognerà anche prendere atto del fatto che le Antille in quanto tali non esistono più. Il Regno dei Paesi Bassi è formato da 4 stati costituenti: i Paesi Bassi (o se preferite l’Olanda, anche se tecnicamente l’Olanda è solo una parte dei Paesi Bassi) in Europa, Aruba, Curaçao e Sint Maarten nel Mar delle Antille (non lontano dal Venezuela). Queste 3 isole sono considerate dall’Unione Europea Paesi e Territori d’Oltremare e non usano l’euro come valuta.
Gli antillani sono cittadini olandesi, così come i cosiddetti oriundi sono cittadini italiani. Hanno pieno diritto a rappresentare le rispettive nazionali, ma certo non rappresentano la scuola di baseball europea. Nè gli antillani nè gli oriundi, intendo.
C’è di più: Curaçao e Aruba hanno 2 Federazioni regolarmente affiliate alla IBAF e partecipano ai tornei. In precedenza, si presentavano come Antille Olandesi (nel 2009 erano al Mondiale italiano) e anche al torneo d’Autunno delle Accademie (che si gioca in Olanda ed è organizzato dalla MLB) partecipano una Under 18 come Olanda e una Under 18 come Caraibi Olandesi.
Diciamo ancora una cosa: i nativi di Aruba e Curaçao non parlano l’Olandese come prima lingua. E neanche come seconda. L’Olandese si insegna a scuola, ma la gente per strada parla il Papamiento (una lingua creola; in Papamiento Regno dei Paesi Bassi si dice Reino Hulandes) e le vere lingue franche sono lo Spagnolo e l’Inglese.
La Repubblica Italiana non definisce l‘Italiano come lingua ufficiale (anche se lo è di fatto, visto che la Costituzione è scritta solo in Italiano). Anzi, un articolo (il numero 6) prevede che l’Italia tuteli le minoranze linguistiche. Conoscere l’Italiano più o meno bene non è un requisito per ottenere la cittadinanza italiana. Quindi i riferimenti, di cui spesso si legge, al fatto che ci sono giocatori che arrivano in nazionale anche se “non conoscono l’Italiano” non hanno nessuna rilevanza. Ma a ben pensarci, probabilmente derivano proprio dal modesto livello culturale di chi li pronuncia.

2 thoughts on “Olanda, Antille, Italia, oriundi e buon giornalismo: parole finali sull’Europeo di baseball

  1. Schiroli, visto che è così bravo, l’unico e il migliore del mondo, magari “un’editoriale” senza apostrofo.

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