Paradyse Bay a Great Exuma: le Bahamas sarebbero perfette se…

SCHIROPENSIERO, Texas e Bahamas 2016-2017, VIAGGI , , ,

Questo articolo ha una morale: la perfezione non è di questo mondo

Dal mio diario di viaggio: “Con la luce del giorno Paradise Bay si rivela un piccolo villaggio di casette color pastello (…) siamo a pochi passi da una spiaggia bianca, che si affaccia su un mare turchese molto invitante. E che soprattutto è deserta…”
Concludendo: abbiamo 5 notti da passarci e vogliamo goderci la spiaggia bianca e il mare turchese fino in fondo. Oltretutto, il secondo giorno cala il vento e il mare è veramente strepitoso: acqua fresca il giusto, trasparente, a pochi passi dalla riva si affonda fin quasi a 3 metri e si può nuotare tranquilli.
Certo, c’è qualche inconveniente: il bar è piuttosto caro e l’unico negozio raggiungibile a piedi (Bristol, c’è in diverse isole delle Bahamas) vende prevalentemente alcolici.

Ma non è per questo che la morale dell’articolo è che la perfezione non è di questo mondo.
Ancora dal mio diario senza manipolazioni: “Al tramonto si palesano alcuni fastidiosi pappataci”.
Quando l’ho scritto, credevo fosse così. Era la sera del primo giorno. Poi il secondo giorno il vento si è calmato e, quando il sole ha iniziato a calare, abbiamo avvertito qualche puntura di insetto. Poi è sopravvenuta la notte e con la notte è arrivato un prurito terrificante, solo in parte lenito da 2 o 3 docce calde e dalla leggendaria crema PREP (condivido lo slogan della casa produttrice: “un mito senza tempo”).
La PREP sarebbe assolutamente efficace se avessimo qualche puntura o forse anche una scottatura del sole. Ma mi guardo allo specchio e le punture sono decine: lungo i fianchi e attorno alle caviglie. Poi guardo mia moglie e mi correggo: su di lei le punture sono centinaia. E’ praticamente ricoperta di bollini, nella parte inferiore del corpo non ci sono spazi liberi. Faccio la domanda, ma so già la risposta: “Sono anch’io messo così?”.

Questo è quel che vedevo a Paradise Bay la mattina appena sveglio

Il negozio di un albergo nei pressi di Paradise Bay vende una crema al cortisone. Un po’ di sollievo lo dà e la notte successiva si dorme decisamente meglio.
Il tizio che ci serve la colazione (che ha un dente di squalo al collo…) è passato dal Sir al Man, quindi sta entrando in confidenza. Accenno a parlargli degli insetti e lui fa una faccia strana e dà una risposta laconica: “Non si vedono”.
Voglio saperne di più. Faccio una ricerca su Google mettendo “bugs bahamas” e mi si apre un mondo.
Questi insetti vampiro sono detti no see ums e sono una variante delle mosche della sabbia. Con l’aggravante che volano.
Alle mosche della sabbia sono preparato fin dall’inizio del 2007. Alla spiaggia di Rhadanagar (isola di Havelock , arcipelago delle Andamane, al  largo dell’India; per gli indiani è “la spiaggia più bella del mondo”) mi avevano fatto passare una notte insonne e costretto a prendere antibiotici, perché mi ero grattato a tal punto da ferirmi (il resto l’ha fatto il clima dell’India…). Avevo imparato che comunque per evitarle basta non stare a contatto del terreno e, di conseguenza, dedotto che nei paesi esotici non ci si deve sdraiare in terra sul classico asciugamano. Ma questi delle Bahamas (in italiano ceratopogonidi) sono proprio stronzi e stare sul lettino non basta.
I locali sono rassegnati: un anziano signore, che gentilmente ci ha dato un passaggio vedendo che ci aggiravamo a piedi, mi ha spiegato: “L’unica soluzione è starci lontano”. Ovvero: non mettersi a torso nudo o, se proprio uno si vuole abbronzare (lui era nero e non si poneva troppo il problema), proteggersi le parti del corpo che sono libere.
Un forum on line dedicato all’argomento spiega che alle Bahamas la piaga dei no see ums esiste dal 2013. Questi indesiderati ospiti sono il lascito di uno dei tanti uragani che passano da queste parti. Il consiglio a chi parte per le Bahamas è:
1) Per i 5 giorni precedenti al viaggio prendere prima di dormire un antistaminico (difenidramina o cetirizina: è ovviamente bene parlarne col medico). Bisogna proseguire durante tutto il soggiorno.
2) Ricoprirsi di crema solare
3) Sopra la crema solare spruzzarsi l’Autan o comunque un repellente
Il forum aggiunge anche che, comunque, qualche puntura è “inevitabile” e che una crema contro il prurito è bene sempre averla.

Io ho notato che è molto efficace l’olio della Johnson’s che si usa per ammorbidire la pelle dei neonati. So che in Italia è molto contestato perché ostacola la traspirazione del malcapitato marmocchio (è a base di paraffina), ma proprio il fatto che applica una pellicola sulla pelle è decisivo: i no see ums sono così piccoli che non riescono più a pungere. La contro indicazione è che, in una giornata in cui sono molto attivi, ve ne ritrovati parecchi spiaccicati addosso. Oltre al fatto che, sostanzialmente, inquinate il braccio di mare nel quale vi bagnate.
Una coppia di argentini di origine italiana è arrivata più organizzata di noi: “Ci eravamo informati con el internet”, ostentano. La signora, che indossa alla caviglia un braccialetto alla sitronella, ci ha ceduto gentilmente un paio di pillole di antistaminico

Great Exuma è l’isola più grande di un arcipelago che ne conta 365, quasi tutte disabitate, e si trova a sud est. Paradise Bay non è certo l’unica attrazione dell’isola (anche se chi cerca una spiaggia poco frequentata prima o poi ci arriva). Napoleon e la sua assistente paffutella e logorroica ci offrono una gita che porta a conoscere le particolarità più celebri dell’arcipelago, inclusa Big Major Cay e la sua Pig Beach. La particolarità è che un piccolo branco di maiali selvatici (come siano arrivati lì, non è chiaro…) ha colonizzato l’isola e vive libero e rispettato. Si tratta di maiali con la curiosa abitudine di passare parecchio tempo in acqua, come si vede dal filmato sotto.

Il filmato non è nostro. Il prezzo (172 dollari) e la pace di Paradise Bay ci hanno fatto diventare stanziali.
Per ciò che concerne i no see ums, abbiamo preso l’abitudine di abbandonare la spiaggia non appena calava il sole e fatto ampio uso sia dell’Autan che del Johnson Baby Oil messo a disposizione da Napoleon.
Il ristorante (La Forchette) è separato nella gestione dal resort. Infatti accetta solo contanti. Con il titolare del ristorante (Angelo, un ragazzo portoghese cresciuto in Francia) abbiamo provato in tutti i modi ad andare all’unico sportello bancomat del circondario. Poi Angelo ci ha consigliato di prelevare all’aeroporto e consegnare i soldi alla taxista. E così abbiamo fatto.

Alle Bahamas parlano uno slang piuttosto curioso che li porta a pronunciare la W (daboliu in inglese, per la fonetica u) come se fosse una V. Quindi per un nativo delle Bahamas la donna è voman. L’espressione classica dei locali è vel mudda sick, che vuol dire qualcosa tipo “stai scherzando”. Gli isolani sono piuttosto pigri e per loro le persone attive sono spry (che vuol dire qualcosa di simile ad “agitato”; un po’ come l’assistente di Napoleon). Una delle parole preferite è bungy, che vuol dire “sedere”. Una bella donna alle Bahamas ha delle belle chiappe sporgenti.
Prima di lasciare Great Exuma facciamo in tempo ad apprendere che Georgetown era effettivamente la sede di una banda del narcotraffico e ad assaggiare il delizioso (ma certo, non economico) tortino al rum.
Il viaggio alle Bahamas prosegue verso New Providence. Ne parlo con l’articolo di mercoledì 15 febbraio.

15-CONTINUA