Quando l’iconoclasta diventa un’icona

CALCIO, SCHIROPENSIERO

Chi mi conosce (personalmente e/o professionalmente) sa che non condivido il tono agiografico con cui viene descritto il mito di Arrigo Sacchi. Ho scritto tante volte che i successi di Sacchi sono tutto sommato concentrati in alcune stagioni molto lontane nel tempo (dal 1987-88 al 1990-91), che altri hanno vinto alla prima stagione al Milan dopo di lui (Capello, Zaccheroni, Allegri), che in particolare Capello ha vinto 4 scudetti con il Milan (Sacchi si è fermato a 1) con giocatori il cui ciclo lo stesso Vate di Fusignano aveva definito “concluso”.
Chi mi conosce sa anche che trovo irritante il Sacchi opinionista televisivo (che parla di calcio come Sheldon Cooper parla di Fisica in The Big Bang Theory) e modesto il Sacchi editorialista (che sulla Gazzetta dello Sport mi ha definito il calcio di Conte Antonio, attuale CT della nazionale, acculturato, senza sapere che il termine significa esattamente il contrario di quello che intende lui).
Ho premesso tutto questo per far capire che ne sono consapevole: qualcuno mi dirà che sono prevenuto. Ma adesso vengo al punto.

La copertina di "Calcio Totale"
La copertina di “Calcio Totale”

Ho visto sul sito Stadiotardini.it, diretto dal collega (e, prima di tutto, amico) Gabriele Majo, i video della presentazione di Calcio Totale, la biografia di Arrigo Sacchi scritta per Strade blu di Mondadori da Guido Conti e ho provato sensazioni contrastanti.
Parto con un’ammissione: avrei scritto volentieri io il libro, perchè certamente Sacchi è un personaggio molto interessante. E poi ricordo bene quella stagione 1987-1988 come tifoso del Milan, il privilegio che Sacchi mi concesse invitandomi alla festa per lo scudetto contro il Real Madrid.
Andai da solo, pioveva, persi buona parte del primo tempo. Ma Sacchi mi premiò concedendomi un’intervista (2 risposte, vah…) della quale vado abbastanza orgoglioso, perchè a Parma fu una discreta esclusiva.
Bene: sono passati 27 anni.

Arrigo passa per un rivoluzionario iconoclasta ed è pur vero che ha ribaltato completamente l’approccio del calcio italiano alle competizioni europee. Ma il signore sessantenne di oggi non ha niente a che fare con quell’uomo.
Sacchi vive alimentando l’icona che è diventato (e che il lui stesso quarantenne demolirebbe in un attimo) e si è costruito una realtà parallela, nella quale è un dettaglio che il Milan dopo di lui abbia vinto altri 7 scudetti, 3 Champions e un paio di Mondiali per Club. E’ un dettaglio che il Parma, dopo che lui ebbe a dire a me in un’intervista che una squadra forte come la sua della B 1986-87 non l’avremmo più vista, salì in A (1989-90) con Nevio Scala allenatore. E’ un dettaglio che lui il Mondiale lo ha perso in finale (ma mi è piaciuto quel che dice nella presentazione: “Bisogna essere orgogliosi anche di arrivare secondi”) e prima di lui lo hanno vinto in 2 (Pozzo nel 1934 e 1938 e Bearzot nel 1982) e dopo di lui un altro (Lippi nel 2006). E’ un dettaglio che lui all’Europeo è uscito al primo turno (1996) e dopo di lui siamo arrivati 2 volte in finale (con Zoff nel 2000 e Prandelli nel 2012).

L’iconoclasta che è diventato icona posso dire che trova comunque il suo habitat naturale a Parma. Questa città che tanto amo, nella quale sono nato, vivo e continuerò a vivere, a sua volta si è costruita una realtà parallela nella quale è ancora la Piccola Capitale, l’Isola Felice.
Sacchi ovviamente durante la presentazione ci ha dato dentro nell’alimentare anche quest’altro mito. Di città straordinéria, di gente educata e per bene. Che non dev’essere la stessa città che ha visto il Sindaco e diversi suoi collaboratori finire in galera mica tanto tempo fa.

Il tempo passa e i miti vanno bene per i libri di Storia. Come uomini, abbiamo un tempo limitato sulla terra ed è nostro dovere viverlo ben attenti al presente, lavorando magari per il futuro. Se viceversa ci limitiamo a esaltare la gloria passata, è come se fossimo già morti.
A tal proposito, ho scaricato sul mio Kindle il libro di Sacchi e Conti (€ 9.99, neanche tanto caro…) e mi appresto a leggerlo.