Riflessioni di uno spettatore indignato sul calcio italiano

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT

Non entravo in uno stadio da calcio da spettatore pagante da 10 annidomenica 20 febbraio ho deciso di andare al “Tardini” di Parma per assistere a Parma-Cesena.
Quando sono arrivato (mezz’ora buona prima dell’inizio della partita) pioveva leggermente e alle biglietterie c’erano lunghe code. Ho comprato il mio biglietto di ‘tribuna laterale Petitot’ a 60 euro. Mi sono bagnato, come tutti quelli che erano in coda. E mi sono chiesto perchè non si può aspettare al coperto. La maggioranza dei presenti mostrava segni di insofferenza. Anche perchè le casse riservate al pubblico ‘di casa’ erano 2 e quelle riservate al pubblico ‘ospite’ erano 2. Con la differenza che di ‘ospiti’ ne saranno stati in coda 6 e di ‘locali’ 60.
“Siamo in Italia” ha sentenziato uno che aspettava “Bisogna fare le cose da deficienti”. Il che ha scatenato una polemica con uno degli steward. O meglio, da quel che si deduceva dalla sua canottina, un aspirante steward.
Mentre aspettavo, ho letto le varie regole che dovrebbero essere rispettate fuori e dentro gli stadi. Compreso un roboante: “se volete esporre striscioni inneggianti la vostra squadra, dovete chiedere il permesso per iscritto 7 giorni prima della partita”. Per entrare ho dovuto mostrare un documento di identità 2 volte: all’atto dell’acquisto del biglietto e quando ho varcato ilUno striscione al "Tardini" di Parma domenica 20 febbraio cancello. Poi mi sono seduto in tribuna (senza particolare assistenza per trovare il mio posto, ma conosco per fortuna lo stadio) e ho constatato che avrei avuto una certa intimità con le persone che avevo a destra e sinistra.
Ma come! Pago 60 euro per uno spettacolo di un’ora e mezza e non sto neanche comodo?
Guardando la curva nord, quella dei tifosi del Parma, ho notato subito uno striscione che dubito sia stato autorizzato per iscritto: “Marino grazie, non sono più stitico”. Marino è il contestato allenatore del Parma. Dopo pochi minuti, sia nella curva nord che in quella sud facevano bella mostra di sè i fumogeni.
La morale è: io, che torno allo stadio dopo 10 anni, devo qualificarmi 2 volte per comprare un biglietto da 60 euro. Qualcuno porta all’interno dello stadio fumogeni e striscioni a dir poco pungenti. Ma il Ministro Maroni e la Lega Calcio, che tanto si vantano della normativa, mandano rappresentanti a verificare che risultati ottiene? E i sapienti del calcio italiano, che analizzano le ragioni per cui la gente va sempre meno allo stadio, hanno mai provato ad andarci loro. Ma non in tribuna d’onore, bensì nei posti dei comuni mortali. Anche quelli che spendono volentieri 60 euro a partita.

Il calcio italiano vive ancora negli anni ’70 del secolo scorso. E penso non ci sia un altro esempio di movimento sportivo vincitore 4 volte del titolo mondiale (l’ultima nel 2006, non nella preistoria) che goda meno rispetto.
Ho ancora negli occhi la brutta figura del Milan di martedì 15 febbraio. Brutta figura non tanto per il risultato negativo, ma per l’atteggiamento di alcuni dei suoi calciatori. Gattuso, che ha messo le mani addosso ad un tecnico avversario (Joe Jordan) che potrebbe essere suo padre e che, oltretutto, negli anni ’80 ha giocato nel Milan. Flamini, che dopo aver azzoppato un avversario (uscito in barella), per prima cosa si è preoccupato di chiedere all’arbitro di recuperare il tempo che l’avversario perdeva, non potendosi rialzare (ripeto: uscirà in barella).
Purtroppo, da noi in Italia l’atteggiamento di Gattuso e Flamini viene scambiato per grinta e dedizione alla squadra. Andrebbe invece pesantemente sanzionato dalla società di appartenenza dei calciatori (in questo caso, il Milan) che li paga oltretutto profumatamente.

Ma Gattuso Rino è italiano. Flamini, benchè di evidente origine italiana, è francese. Entrambi si sono affermati nel calcio internazionale proprio in Inghilterra. Perchè un autorevole giornale inglese (il ‘Daily Mail’) si è permesso di usare un termine come mafiosi per parlare dei giocatori italiani? E perchè, da noi in Italia, non c’è un moto di ribellione verso questo luogo comune?
Io non ho mai sentito parlare dei calciatori inglesi come ubriaconi da pub, ogni volta che si comportano male. Eppure, qui da noi il luogo comune degli Inglesi che tutte le sere tornano a casa ubriachi dal pub ha una certa letteratura.
E, parlando della partita di martedì 15, cosa avrebbe scritto l’acculturata stampa britannica, se una squadra italiana avesse vinto in Inghilterra giocando il calcio mostrato dal Tottenham a Milano?

Molti Inglesi considerano l’Italia un paese di cultura inferiore. Ma noi italiani dobbiamo dire basta.
Io, ad esempio, sono un Italiano che parla ottimamente la lingua Inglese. Quanti Inglesi possono dire lo stesso, della loro conoscenza dell’Italiano o di una qualsiasi lingua straniera? Chi è allora quello di cultura inferiore?

Dobbiamo essere pronti ad approvare chi condanna i comportamenti come quello di Gattuso e Flamini o chi critica il livello tecnico di certe nostre squadre. Dovremmo essere pronti a stupirci e preoccuparci se il mondo individua in Cannavaro (un difensore, neanche di quelli con i piedi buoni) il simbolo della nostra nazionale Campione del Mondo. Dobbiamo realizzare che nel 1990 i nostri stadi da calcio erano i migliori d’Europa e ora hanno standard che valgono quelli di Cipro e sono inferiori rispetto a quelli di Ucraina e Polonia (che non a caso, organizzeranno l’Europeo 2012, al quale pure noi ambivamo…). Ma dobbiamo anche essere i primi a non rassegnarci. Facciamoci sentire, pretendiamo di essere rispettati come spettatori paganti. E forse qualcosa inizierà a cambiare.

4 thoughts on “Riflessioni di uno spettatore indignato sul calcio italiano

  1. e tu vivi a parma, pensa a roma. il biglietto il giorno della partita lo puoi fare solo in un punto situato a roma nord, quindi devi attraversare la città se abiti dalla parte opposta. il parcheggio, se lo trovi, è a 3 km dallo stadio e in più con 60 euro hai un posto dove non si vede nulla per via della pista dì atletica come minimo, altrimenti se sei particolarmente sfigato sei piazzato dietro un pannello pubblicitario che non ti fa vedere il pallone……in più si rischiano le botte!!!

  2. Ma ,mi scusi Lei,non si lamenti troppo che alla fine di quel misero spettacolo calcistico ha incontrato Paul Giamatti, niente popo’ di meno che il sosia di Michele Bocelli!!!!!!

  3. …diciamo che non è che tu abbia portato benissimo, almeno non come il sottoscritto al quadrifoglio pochi mesi fa! 🙂

    Gianpaolo

  4. Caro Riccardo, lo scandalo vero è andare allo stadio. Costa troppo in posti scomodi, tra volgarità di ogni tipo (ergo niente figli al seguito)con controlli da galera e ultras che possono e fanno di tutto con il beneplacito delle società, salvo poi essere tacciati dalle stesse di inciviltà ogniqualvolta si verifica un incidente, ricchi calciatori strafotenti ed ignoranti che vivono fuori dalla realtà, tifosi e bada bene il più delle volte non sportivi, solo faziosità al limite della stupidaggine. Su tutto questo si regge l’intero sistema sportivo nazionale, di cosa vogliamo discutere.
    Tu, come me, sei uomo di sport, ci lavori pure, e conosci certe dinamiche, ci sta che ad un atleta gli si chiuda la vena e faccia una cazzata, ma nel nostro sport il BB le sanzioni sono terribili o sbaglio, nel calcio dopo la prova tv (sputo in faccia) su un gesto esecrabile per volgarità e disprezzo la società fa ricorso per salvare il suo bomber invece di multarlo ed accettare qualsiasi sanzione. Allo stadio non bisogna andare i presidenti capiscono solo quello lasciamoli soli con i loro ultras e vedrai come migliorerà il loro mondo. Per quanto concerne gli inglesi mi viene da ridere, quella puzzetta sotto il naso che manifestano oggi è forse il frutto delle feroci repressioni che hanno attuato negli anni per ridurre alla ragione i lori hooligans? oppure esprime tutta la tristezza di avere la metà delle loro squadre, anche le più blasonate, indebitate fino al collo e/o vendute a cordate di speculatori americani amici del CEO dei Boston Red Sox? Quello che manca davvero in Italia, e qui concordo con te, è il prodotto, cosa ci vendono i pallonari: brutte partite, stadi scomodi, file post belliche, rischi per la propria salute etc etc chi compra questo prodotto è figlio del prodotto stesso.

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