Sorelle, scudetti e norme europee che non esistono: povero baseball italiano

BASEBALL

Quando ho scritto su Facebook che non mi aspettavo “nulla di buono per il baseball italiano” dalla conferenza stampa organizzata da Fortitudo Bologna, Rimini e San Marino (le 3 sorelle), ho usato 6 parole di troppo: di-buono-per-il-baseball-italiano. Sarebbe bastato dire che non mi aspettavo “nulla” e avrei previsto nei dettagli i contenuti della conferenza stampa.

Le 3 società che, pomposamente (ma anche correttamente…), si presentano come le vincitrici degli ultimi 8 scudetti non avevano nulla da dire. Se non che vogliono essere libere di costruire le loro squadre come meglio credono, senza fastidiosi limiti derivanti dall’obbligo di schierare giocatori di formazione italiana.

L’avvisaglia di questa protesta ha riportato d’attualità la fiction delle “normative europee” e dei “pareri legali necessari” (che tanto ci aveva divertito un anno fa di questi tempi) prima di varare un provvedimento sacrosanto. Un campionato senza obblighi è destinato a estinguere i lanciatori italiani. Questo il nostro baseball non se lo può permettere. E se le società che hanno vinto gli ultimi 8 scudetti non lo capiscono, vuol dire che siamo messi veramente male.

Come segnala il General Manager del San Marino Mauro Mazzotti, è comunque vero che gli obblighi rischiano di far aumentare i costi. I pochi lanciatori italiani pronti per l’uso, per dire, finirebbero con il battere cassa. E non si può neanche accusare il San Marino di conflitto di interessi, visto che con Alessandro Maestri è l’unica società che può dirsi a posto.

Quella degli obblighi non è la mia strada preferita. Io credo che al baseball italiano serva un progetto per lo sviluppo dei giocatori. Al baseball italiano serve un campionato di vertice e servono società di vertice che sviluppino un’organizzazione che, facendoli giocare a vari livelli, consenta ai giocatori di esprimere il loro potenziale.
Certo, si tratterebbe di un progetto a medio, se non lungo, termine. E dobbiamo pensare anche all’oggi.

Il problema di oggi è che si è regrediti a un campionato a 2 partite, esattamente com’era negli anni ’90 del secolo scorso. Quando gli stranieri per squadra però erano 2 e in una partita era necessario utilizzare i pitcher italiani (negli anni ’90 ci sono state altre amenità, tipo gli Under 23 e il riservare determinati ruoli ai giocatori italiani che io considero deliranti, sia chiaro). Oggi bisogna salvare il salvabile. E dall’obbligo, almeno, del lanciatore italiano in una partita non si può prescindere.

Dice Alberto Antolini (San Marino): “non esistono le 3 sorelle e non ne esistono 7…la madre comune deve dare a noi qualcosa di visibilmente costruibile”.
Dice Stefano Michelini (Fortitudo Bologna): “la Federazione deve fare sintesi e dare obiettivi e programmi certi”.
Dice Simone Pillisio (Rimini): “chiediamo un dialogo più aperto”.

Chissà cosa vogliono dire. Ma io azzardo un’intrepretazione: “quel che ci interessa è dividerci anche i prossimi 8 scudetti“.

Non dice nulla la FIBS. Forse attende ancora un parere legale. Io offro un parere di buon senso: smantellando la IBL, avete fatto un disastro.

Da sinistra: il GM del San Marino Mauro Mazzotti, Pierluigi Bissa e il Presidente Stefano Michelini (Fortitudo Bologna), Alberto Antolini (San Marino), il Presidente Simone Pillisio, Pierpaolo Illuminati (Rimini). Questa foto e l’immagine di copertina sono di Lauro Bassani