Tarzan lo sa

FICTION E PROGETTI EDITORIALI, Kenya, Tanzania e Zanzibar 2013-2014, le mie bestie, LETTERATURA, SCHIROPENSIERO, VIAGGI

Tarzan è il mio eroe. Lo è da quando, nel 1972, ho comprato in edicola la prima edizione italiana (Giunti aveva iniziato a pubblicare nel 1971 una collana, diretta da Rolando Anzilotti, dedicata ai romanzi sull’uomo scimmia scritti da Edgar Rice Burroghs) di Tarzan delle Scimmie. Tarzan in Italia era già noto attraverso i film e i fumetti, ma per me quel libro fu una rivelazione. Non so quante volte l’ho riletto, dal 1972 a oggi. Ma so che la prima Africa che ho conosciuto esce da quelle pagine. Così ho deciso di rileggere il romanzo, questa volta nella versione originale in Inglese, mentre mi apprestavo a visitare i parchi di Kenya e Tanzania.

Dino Buzzati
Dino Buzzati

Quando mia moglie ha spiegato a 2 turisti inglesi che io non vedevo l’ora di fare trekking con gli Scimpanzè perché stavo leggendo Tarzan, quelli mi hanno guardato come si fa con un bambinone un po’ ritardato. Per fortuna, ho dalla mia Dino Buzzati. Mica uno qualsiasi, il giornalista che scrisse l’editoriale sulla prima pagina del Corriere della Sera il 25 aprile 1945 e lo scrittore che pubblicò il racconto Il deserto dei Tartari, che ho riletto solo un po’ meno volte di Tarzan delle Scimmie.
A Buzzati l’editore Giunti affidò la presentazione dei primi 2 romanzi di Edgar Rice Burroghs (Tarzan delle Scimmie e Il ritorno di Tarzan). Non ne potè leggere altri, Buzzati, che morì nel 1972. Ma ho qui davanti le sue parole: “Gli amici mi danno spesso dello scemo perché mi diverto a leggere certi libri di avventure (…) Mi daranno dello scemo perché mi sono divertito a leggere i primi 2 libri di Tarzan?”.

Edgar Rice Burroghs
Edgar Rice Burroghs

John Clayton, Lord Greystoke, è un investigatore del Governo Inglese che viene inviato in un paese dell’Africa Occidentale Britannica (presumibilmente, l’attuale Nigeria) per verificare se è vero che un’altra potenza coloniale (la Francia? Il Belgio? La Germania?) sta arruolando soldati tra i nativi dei possedimenti di Sua Maestà. Ma i marinai del Fuwalda, la nave che sta trasportando lui e la moglie, fanno ammutinamento e uccidono gli ufficiali. Decidono però di risparmiare la vita a Clayton e alla moglie, che aspetta un bambino. Li sbarcano allora su un tratto di costa che, lo impareremo nel corso del libro, è quella ovest dell’Africa ad una latitudine di 10 gradi sud. Fatti 2 calcoli, si tratta del tratto di costa dell’attuale Repubblica Democratica del Congo, ovvero l’ex Zaire. All’epoca dei fatti, si trattava dello Stato Libero del Congo, ovvero del Regno Privato di Leopoldo Primo del Belgio. Se ne ha una conferma quando si incontrano i primi indigeni e Burroghs butta lì: “Avevano molto sofferto per le pazzie del Sovrano del Belgio”. A quel punto, siamo arrivati al 1909 e lo Stato Libero per modo di dire è diventato a tutti gli effetti una Colonia (Congo Belga) su pressione di americani (tra i quali, nientemeno che Mark Twain) e altri europei.

Rudyard Kipling
Rudyard Kipling

Quando i Clayton sbarcano, Burroghs ci avverte che ad osservarli ci sono “occhi malvagi, che luccicano sotto sopracciglia pelose”. Ammetto che la frase non è un granché. Rudyard Kipling, convinto che Burroghs avesse copiato l’idea del bimbo che cresce nella giungla dai vari racconti che aveva dedicato alla figura di Mowgli nel suo Il libro della Giungla (in verità, esistono un primo e un secondo Libro della Giungla di Kipling ed esiste anche una raccolta dei soli racconti dedicati a Mowgli), ebbe a scrivere nella sua auto biografia Something of myself: “Burroghs è il genio dei geni”. Poi, in una intervista, si fece davvero velenoso: “Secondo me, ha scritto Tarzan per verificare fino a che punto potesse farla franca scrivendo un libro brutto”.
In effetti, il primo Libro della Giungla è del 1894 e Tarzan delle Scimmie è del 1913. E’ probabile (direi certo) che Burroghs si sia ispirato a Kipling. Ma le similitudini finiscono qui. Non tanto per il fatto che Mowgli viene allevato dai lupi in India e Tarzan (come vedremo tra un attimo) dalle scimmie in Africa, ma soprattutto perché Kipling è un letterato, che vincerà anche il Premio Nobel nel 1907, mentre Burroghs non ha nemmeno una istruzione regolare. Si può dire che sia un capostipite del romanzo pulp, anche se molti lo ritengono un autore di fantascienza (il suo primo successo è, in effetti, Under the moon of Mars).
Burroghs ha scritto qualcosa come 24 romanzi dedicati a Tarzan e 2 sono stati pubblicati postumi (solo 12 sono tradotti in Italiano). Il suo lavoro è così tanto apprezzato che esistono 4 romanzi, autorizzati dagli eredi e pubblicati dopo la sua morte: Tarzan and the valley of gold di Fritz Lieber (1966; a tutti gli effetti il romanzo numero 25, come cronologia), Tarzan the lost adventures (1995; una rielaborazione di frammenti inediti di Burroghs da parte dello scrittore di fantascienza Joe R. Lansdale), Tarzan: the epic adventures dello scrittore di fantasy R. A. Salvatore (1997; eventi che si collocano tra il primo e il secondo romanzo di Burroghs) e The dark heart of time (1999), nientemeno che di Philip Josè Farmer, celebrato scrittore di fantascienza (autore del leggendario Il salario purpureo, ha vinto anche il premio Hugo) e, soprattutto, dedito a rielaborare con il suo lavoro il meglio della letteratura popolare. The dark heart of time non è l’unico lavoro su Tarzan di Farmer, ma è l’unico autorizzato dagli eredi di Burroghs.
Ci aggiungiamo anche un altro giudizio di Buzzati che, a 60 anni dalla pubblicazione, ritiene che le trovate (lui le chiama droghe) di Burroghs possano: “…ancora oggi servire di esempio agli specialisti di avventure. Come certe automobili di vecchio modello che, grazie a materie prime quali oggi non si trovano più, funzionano sempre a meraviglia e si lasciano magari indietro le modernissime colleghe che si danno tante arie”.

Elmo Lincoln, il primo Tarzan
Elmo Lincoln, il primo Tarzan

I lavori di Kipling e Burroghs un’altra cosa in comune ce l’hanno. Si tratta della versione Disney delle loro storie.
Il libro della Giungla in versione animata data 1967 (c’è stato un sequel, parecchio criticato, nel 2003). Il primo Tarzan animato è del 1999 (Disney ne ha prodotti altri 2, di minor successo).  Entrambi sono capolavori assoluti, per quanto in tutti e 2 ci siano parecchie licenze disneyane rispetto al lavoro degli autori. Durante la realizzazione de Il libro della Giungla venne addirittura cacciato lo sceneggiatore Bill Peet (che scrisse nientemeno che La carica dei 101), perché voleva mantenere il tono tetro di Kipling e Walt Disney in persona (scottato dall’insuccesso di La spada nella roccia) si impose per cambiare strada, Di certo, sarete d’accordo che è stato fatto tutt’altro, se pensate ai gioiosi personaggi di Baloo l’orso (doppiato dal leggendario Pino Locchi) o Bagheera la pantera.
La popolarità cinematografica di Tarzan non teme per altro nessun confronto. L’Uomo Scimmia era già al cinema con il  muto (il primo fu Tarzan of the Apes, con Elmo Lincoln, nel 1918; l’unico sonoro del film era il celebre urlo di trionfo. Ma ci saranno altri 7 film muti) e fu reso mito dai 12 film interpretati (1932-1948) da Johnny Weissmuller. Seguirono (1949-1953) 5 film con Lex Barker e  (1955-1960) 6 film con Gordon Scott. Tra le serie, ci sono altri lavori più o meno ufficiali. Tarzan è poi tornato al cinema nel 1981 con il pessimo L’uomo scimmia di John Derek (Tarzan era un improbabile Miles O’Keefe, Jane una indecente Bo Derek, che vinse anche il Razzie come peggior attrice). Controverso fu Greystoke di Hugh Hudson del 1984, con Tarzan interpretato da Christopher Lambert, un film che riprende tematiche ambientalistiche che si leggono bene tra le righe in Burroghs (che condanna duramente il traffico di avorio), ma che gli eredi dello scrittore non hanno approvato. Al punto che la parola Tarzan non viene mai pronunciata nel film. Nel 1999 Carl Shenkel ha girato Tarzan il mistero della città perduta, con Casper Van Dien nel ruolo dell’Uomo Scimmia. Senza poi contare le varie parodie, inclusa una realizzata nel 1950 da Totò.
Del Libro della Giungla esiste un solo film non d’animazione, lo ha girato Disney nel 1994, con Jason Scott Lee nel ruolo di Mowgli.

Johnny Weissmuller, leggendario Tarzan
Johnny Weissmuller, leggendario Tarzan

Il fatto è che Edgar Rice Burroghs sembra che scriva proprio per il cinema. Succede a molti autori pulp e se ne è accorto un bel po’ di tempo fa Quentin Tarantino. Ci sono scene che escono pronte per l’uso dai libri. Come Tarzan che si siede sul collo dell’elefante e se ne va in giro (“tra gli animali della giungla, Tarzan aveva familiarizzato con Tantor, l’elefante. E riusciva a farsi trasportare, calandosi gentilmente su di lui”). O l’arrivo del leone sulla spiaggia dove si trova il professor Porter (padre di  Jane), ripreso pari pari da John Derek. Anche sul modo di esprimersi di Tarzan ci dice tutto Burroghs: “Sul significato e l’uso di articoli e congiunzioni, verbi e avverbi e pronomi, sapeva poco”. Anche se questo non avrebbe dovuto far parlare Tarzan con espressioni tipo il celebre “Me Tarzan, you Jane” dei film e nemmeno creare il personaggio di Jane desperate housewife che tiene in ordine la loro casa sopraelevata.

Kala con il piccolo Tarzan, come se li sono immaginati gli animatori Dysney
Kala con il piccolo Tarzan, come se li sono immaginati gli animatori Dysney

La casa sopraelevata di Tarzan ha però origine proprio in Tarzan delle Scimmie. John Clayton, infatti, la costruisce per la prima notte all’addiaccio. Poi, il Lord Inglese si improvvisa falegname e costruisce una capanna sulla spiaggia, con tanto di porta che gira sui cardini, complicato chiavistello che la chiude, e sbarre alle finestre. Rileggendolo, mi sono visto io nella situazione e ho escluso di poter costruire anche solo una parete. Comunque, è in questa casa che Tarzan impara a scrivere e leggere in Inglese, da solo.
Dopo la nascita del figlio, John Clayton perde la moglie. La donna perde la ragione in seguito all’aggressione di una grande scimmia (che lei stessa uccide con un colpo di fucile) e proprio lo scimmione Kerchak uccide Clayton, che aveva lasciato incautamente aperta la porta. Dietro Kerchak c’è la scimmia femmina Kala, che aveva perso il proprio cucciolo durante un accesso d’ira dello stesso Kerchak. Kala lascia il cadavere del piccolo nella culla e si porta via il figlio del Lord. Che diventerà Tarzan (ci informa Burroghs che, “liberamente tradotto dalla lingua delle Grandi Scimmie”, significa pelle bianca).
Quelle di Kerchak sono Le Grandi Scimmie, una via di mezzo (che non esiste; tanto che mi viene il sospetto che Burroghs ci voglia spacciare le Grandi Scimmie per il famoso anello mancante della catena evolutiva) tra i Gorilla e gli Scimpanzé. Gli Scimpanzé Burroghs non li nomina, ma il Gorilla (Bolgani, nella lingua scimmiesca; a inventarsela, Burroghs ha fatto un bel piacere a Disney) è il primo nemico che Tarzan uccide, armato del coltello da caccia del padre. Si dovrebbe trattare di un gorilla di pianura occidentale, il più comune dei gorilla. Ancora oggi, ne restano 100.000 esemplari (per dire, di gorilla di montagna ne restano meno di 700) e tutti i gorilla che si trovano negli zoo sono di questa specie.
Nonostante sia nel film di Hudson che nell’animazione Dysney Kerchak e Kala siano immaginati come Gorilla, le Grandi Scimmie di Burroghs sono più simili agli Scimpanzé, visto che vivono sugli alberi (i gorilla si arrampicano solo in casi speciali), e cacciano per la carne.

Alcuni uomini leopardo
Alcuni uomini leopardo

Tarzan comunque diventa Re delle Scimmie dopo aver ucciso Kerchak.
Burroghs sottolinea spesso la superiorità dell’uomo (che pure descrive come “scimmia come educazione e ambiente in cui è cresciuto”) e rende quasi inevitabile il suo divenire Capo. Anche se uno Scimpanzé ha la forza  tripla, rispetto a un uomo della sua stessa taglia e un Gorilla addirittura 10 volte tanto. Tarzan, che è descritto come “un gigante”, è alto 6 piedi (cioè 1.82). Nemmeno il miglior atleta di quella taglia avrebbe una sola speranza contro un Gorilla. Figuriamoci contro un leone (Numa).
Burroghs, per la verità, immagina che Tarzan impari a cacciare i leoni prendendoli al laccio con una corda, immobilizzandoli fissando la corda a un albero e poi trafiggendoli al cuore alle spalle. Ma una volta, il nostro prende addirittura una leonessa (Sabor) per la coda, la tira fuori dalla stanza della sua capanna dove stava cercando di introdursi e le spezza il collo con una doppia elson di lotta greco romana. Impossibile. Ma glielo concediamo, perchè doveva salvare Jane, per la quale rinnegherà “il fascino della sua vecchia vita”.
Jane è la figlia del Professor Porter, stralunato intellettuale statunitense che si è rovinato economicamente e che conta di rifarsi trovando un tesoro tramite una mappa che ha comprato per 1000 dollari (allora, cifra folle). Che tutti credono falsa, ma poi il tesoro c’è. Solo che i marinai, dopo aver recuperato il tesoro, se lo tengono e abbandonano (allora è un vizio!) Porter, il suo assistente Samuel T. Philander, Jane e il suo spasimante Cecil Clayton. Che incidentalmente è il cugino di Tarzan e ne usurpa (tutti hanno dato per morto il discendente di John Clayton) il titolo di Lord Greystoke.
Ovviamente, Tarzan salva tutti. Compreso il Tenente d’Arnot, un ufficiale francese che era arrivato in soccorso dei Porter, ma che si era fatto catturare da una tribù di cannibali locali. Benchè l’Africa di Burroghs sia piuttosto spesso opera di fantasia (specie la presenza di animali feroci appare eccessiva…già allora, per stanare un leone servivano giorni di lavoro dei battitori), il cannibalismo degli Uomini Leopardo nel Congo Belga dei primi del 1900 è ben documentato storicamente.
Burroghs non fa tanto mistero di ritenere superiore l’uomo bianco, ma condanna senza discussioni il colonialismo. E’ un americano di inizio ventesimo secolo e lo dimostra.
D’Arnot insegna a Tarzan a parlare. Ma gli insegna il Francese (che è curiosamente la lingua nella quale il padre, pur Lord Inglese, teneva il suo diario; tratte dal diario, le impronte digitali del piccolo Tarzan gli permetteranno da adulto di recuperare il titolo di Lord) . Il mio eroe è così un po’ in difficoltà quando sbarca negli Stati Uniti per cercare Jane. Ci vorrà un intero altro romanzo (e altri marinai cattivi che abbandonano i buoni su una spiaggia africana…) perché a Tarzan venga riconosciuto il suo status di Lord, Cecil Clayton muoia e Tarzan e Jane si sposino.

copertina tarzan delle scimmieQuando lessi per la prima volta Tarzan delle Scimmie ero sulla spiaggia di Mondello a Palermo. Avevo già una notevole cultura del Tarzan a fumetti pubblicato in Italia dalla editrice Cenisio (avevo iniziato a sfogliarne le figure prima di imparare a leggere…) e avevo seguito sulla Rai una rassegna di film su Tarzan, a cominciare dal primo muto con Elmo Lincoln. Leggendo il libro, non mi tornavano diverse cose. Intanto, Burroghs descrive l’urlo di Tarzan che uccide il nemico (piede appoggiato sul corpo inerte, testa all’indietro: grande immagine, Edgar!) come “terribile”, ma fin da Elmo Lincoln, l’urlo si può al massimo definire “particolare”. E poi, né gli Scimpanzè né i Gorilla segnalano il trionfo sul nemico con un urlo. Ma soprattutto: perché nei film e nei fumetti Tarzan è amico dei leoni, mentre nel libro ne uccide un sacco?
Sottrassi così a mio padre uno dei fogli sui quali scriveva il menu del ristorante San Biagio, mi feci comprare da mia madre (intimandole di mantenere il segreto) una busta e un francobollo e mi misi al lavoro. Avendo cura che la mia calligrafia di bambino di terza elementare fosse comprensibile, scrissi: “Ma perché nei libri Tarzan uccide i leoni?”.
Dopo qualche settimana, mio padre arrivò trionfante. “Te possino…”, disse nel romano che gli usciva spontaneo quando si emozionava. E rise, porgendomi l’ultimo uscito dei fumetti di Tarzan. Che riportava la mia lettera, con una risposta divertita che non ricordo bene (sfortunatamente, non ho tenuto il fumetto) ma che aveva il senso di “Dipende dalle circostanze”. Si può dire che sia la prima cosa che ho pubblicato in vita mia.

Nel corso degli anni, come dicevo all’inizio, ho letto Tarzan delle Scimmie decine di volte. Mi tarzan editrice cenisiosono sentito anche una reincarnazione di Tarzan, per quanto con molti dubbi. Intanto, verso i 16 anni cominciò a essere chiaro che ero destinato a essere molto più alto di 1.82 ed era sempre stato chiaro che non avevo l’agilità per arrampicarmi sugli alberi. Non avevo i capelli neri e gli occhi grigi. E poi, portavo le lenti a contatto, che sarebbero state un problema, una volta nella giungla. In compenso, avevo anch’io una ferita in fronte (a Tarzan gliela aveva procurata Bolgani, a me una craniata al termosifone mentre giocavo con la Pera, mia sorella) e mi sforzavo di credere che, come a Tarzan, la cicatrice si arrossasse durante la lotta.
Lottavamo parecchio, per simulare Tarzan e anche per altro, con il mio amico Barbagianni nell’estate del 1979. Su di lui, sperimentai più di una volta la doppia elson e lo convinsi a dire “Kagoda” (sempre tradotto liberamente dalla lingua delle Grandi Scimmie: “Mi arrendo”).

Spero di essermi spiegato su cosa ha significato per me leggere Tarzan e sul perché ho deciso di rileggere Tarzan delle Scimmie prima di entrare a contatto con gli animali che, anche tramite Tarzan, avevo mitizzato.

Edgar Rice Burroghs è morto nel 1950 a Encino, nella San Fernando Valley, California del Sud. Il quartiere sorto attorno al ranch che aveva acquistato oggi è una municipalità e si chiama Tarzana.
Nella Martin County, Texas (lungo l’autostrada 176; la città più vicina è Abilene, a 150 miglia) esiste dal 1927 una piccolissima frazione che si chiama Tarzan.