Theo Epstein: il week end è tutto tuo

BASEBALL, SPORT

Se sei Theo Epstein (foto di copertina; benché l’originaria dizione tedesca sia epstain, da generazioni gli ebrei della costa est degli Stati Uniti l’hanno mutata in epstìn, con l’accento sulla i), devi per forza essere convinto di aver fatto qualcosa nella vita: a nemmeno 29 anni General Manager dei Boston Red Sox (stipendio di 350.000 dollari all’anno; non male, ma niente in confronto ai 2.5 milioni che Boston aveva offerto a Billy Beane pochi giorni prima di mettere sotto contratto lui), nel 2004 vince le World Series dopo un intervallo di 86 anni (ponendo fine alla maledizione di Babe Ruth), nel 2005 rifiuta un’offerta da 1.5 milioni all’anno per 3 anni, ma poi torna sui suoi passi nel 2006; non è chiaro a che condizioni, ma è assodato che nel 2007 vince ancora le World Series. Nel 2011 accetta un’offerta da 5 anni e 15 milioni (c’è chi dice 18…) dei Cubs di Chicago, che lo nominano Presidente. Nel 2016 vince le World Series, che agli orsetti mancavano dal 1908, e a fine stagione rinnova per altri 5 anni e 50 milioni di stipendio, diventando il dirigente più pagato in assoluto.

Theo Epstein, le origini

Epstein viene da una famiglia agiata. Il nonno Philip è tra gli sceneggiatori premio Oscar per Casablanca, il padre Leslie è uno scrittore e un docente di scrittura creativa presso l’Università di Boston. A sua volta si è laureato a Yale (1995, American Studies; sostanzialmente, cultura americana, a iniziare da quella dei nativi), con anche un dottorato in Legge all’Università di San Diego. A quel tempo lavorava già per i Padres, dove lo aveva voluto Larry Lucchino (che poi lo porterà con se ai Red Sox) e dove arriverà a essere Direttore delle Baseball Operations. La sua carriera nel baseball era iniziata spedendo una serie di lettore, alle quali avevano risposto gli Orioles di Baltimora. Conosciutolo con 3 estati di stage, dopo la Laurea Naltimora lo aveva assunto come assistente alle pubbliche relazioni.
Come scrivevo nel pezzo di ieri, Epstein ha anche trovato il modo di restituire parte della sua fortuna ai meno fortunati. Assieme al fratello gemello Paul (di 60 secondi più vecchio) ha fondato la Foundation to be named later (espressione che ricorda una celebre definizione degli scambi di giocatori nel baseball), che raccoglie fondi dal 2005 allo scopo di “migliorare la vita delle persone attraverso l’istruzione”
La serie che inizia stanotte a Fenway Park tra Red Sox e Cubs ha, a tutti gli effetti, Theo come protagonista. Sotto i riflettori c’é lui, ancor prima di chi scenderà in campo.

Cosa è successo tra Pedroia e Machado?

Sarà contento Gianluca Magnani (che mi ha chiesto di non esagerare con “articoli o brevi frasi a scopo predittivo”) di quel che sto scrivendo: questa notte vedo male la sfida che vede Pomeranz opposto ad Arrieta. Soprattutto perché i Red Sox non stanno battendo contro nessuno e sono stati addirittura dominati da Severino e Tanaka degli Yankees (non ho scritto “gli altri”, ma almeno non l’ho messo in neretto…). Questo ha vanificato 2 eccellenti prestazioni di Porcello e Sale.
La cosa incredibile è che la stampa specializzata era stata unanime nel definire l’attacco dei Red Sox il più forte dell’American League Est.
Alle domande sulla produzione di punti che stenta e sui fuoricampo che mancano, il manager John Farrell ha risposto: “Ma noi siamo più una squadra da doppi…”.
Speriamo di iniziare almeno a battere dei singoli, cosa volete che vi dica…

La settimana (non completa; per un problema logistico, scrivo l’articolo prima della partita del sabato) ha visto al centro il caso dell’infortunio di Dustin Pedroia, provocato da una scivolata a gamba alta di Manny Machado degli Orioles. Pedroia ha abbandonato il campo infortunato e il giorno dopo Machado si è visto recapitare una palla veloce sopra la testa da Matt Barnes. Espulso Barnes (squalificato per 4 partite), di nuovo in battuta Machado (la palla aveva colpito la sua mazza), Pedroia dal dug out ha urlato “io non c’entro”.
La stampa si è parecchio stupita di questa (diciamo…) discrepanza di vedute all’interno della clubhouse (anche se, per la verità, Barnes ha dichiarato di non aver lanciato intenzionalmente alla testa di Machado). Pedroia ha messo fine alle chiacchiere prima rientrando, poi dichiarando di aver parlato dell’episodio a fondo con i compagni e di vedere una squadra unità: “All’esterno c’è sempre qualcuno che ha un’opinione. A noi non importa” ha detto Pedroia “Sappiamo come la pensiamo e siamo un grande gruppo”.

I Red Sox hanno acquisito l’esterno Chase d’Arnaud dagli Atlanta Braves (non risolverà il problema dei fuoricampo, avendone battuto fin qui 1 in carriera, prende per ora il posto di Holt) e richiamato Josh Rutledge per ovviare all’infortunio di Sandoval.