Touring Venezuela: premessa al viaggio che ho fatto dal 16 dicembre 2010 al 12 gennaio 2011

Venezuela 2010-2011, VIAGGI
 Ho deciso finalmente di iniziare ad aggiornare questo sito e lo faccio con il materiale più recente che ho a disposizione: il mio viaggio in Venezuela. Ovviamente, non è che ho intenzione di esaurire il viaggio in un solo articolo. Quella che segue è una introduzione
 
 
La mattina del 16 dicembre 2010 all’aeroporto di Bologna la pazzia correbolivar_retrato veloce. Sono fermi i nastri trasportatori delle valigie e si aspetta un elettricista che dovrebbe essere reperibile ma non si fa reperire. Almeno da 2 ore.
E’ presto e io ho il tempo di studiare sommariamente la storia del Venezuela. Che, a ben pensarci, perchè vado proprio in Venezuela? Me lo hanno sconsigliato tutti, persino la Farnesina. Che è pericoloso.
Una guardia giurata che conosce mia moglie racconta che a lui hanno infilato un fucile a pompa dal vetro dell’auto. Che a me sembra una balla clamorosa. Ma non ho modo di verificarlo, quindi mi astengo dal commentarlo. Anche perchè mia moglie è qui in versione boss (la guardia le dà fin del lei) e io non voglio certo rovinarle l’immagine. Che di questi tempi, l’immagine è tutto.

 

Dicevamo della storia del Venezuela. Gira tutta attorno alla figura di Simon Bolivar. Che era un personaggio complicato, lo dimostra il fatto che il suo vero nome sarebbe stato Simón José Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar y Palacios Ponte y Blanco…come faceva a diventarmi famoso, con tutto quel nome lì. Così, in anticipo sui tempi, si è scelto un nome d’arte. Anche se io, al posto suo, mi sarei fatto chiamare Simon Ponte. Ma i gusti sono gusti, si sa.
Simon era nato nel 1783 e nel 1819, all’età in cui oggi si prende in considerazione di andare a vivere da soli ma conservando il privilegio del pranzo dalla mamma, aveva iniziato ad essere un tormento per gli spagnoli. Dopo averli sconfitti, aveva fondato la Gran Colombia, dalla quale il Venezuela si sarebbe reso indipendente 2 anni dopo.
Da parte loro, gli spagnoli si erano insediati in Venezuela nei primi anni del 1500, traviati dal mito di El Dorado, la città d’oro che non è mai stata trovata. Colombo, da parte sua, in Venezuela era sbarcato per primo nel 1498, ma non è chiaro dove credesse di essere. Sta di fatto che, appurato che El Dorado non c’era, gli spagnoli non hanno poi dato grande rilevanza al Venezuela nel loro Impero coloniale, utilizzandolo solo come base logistica.
Bolivar, dopo essersi nominato dittatore nel 1828, è finito in disgrazia. Dopo aver regalato una perla (“Il mondo ha conosciuto 3 grandi folli: Gesù Cristo, Don Chischiotte e me”) e  una previsione inquietante (“Questo paese cadrà nelle mani di tiranni quasi impercettibili”), Bolivar è morto a soli 47 anni e ha dovuto aspettare circa un secolo per essere rivalutato. Oggi, certo, il Venezuela si definisce Repubblica Bolivariana. Ma sul termine “repubblica” ci sarebbe da intendersi con l’attuale presidente. Ne parleremo più avanti.

Il Venezuela ha conosciuto una lunga stagione di dittature per il resto del diciannovesimo e una buona metà del ventesimo secolo. Poi, sotto il presidente Carlos Perez, ha vissuto un grande boom economico durante le guerre arabo-israeliane dei primi anni ’70 del ‘900. Il Venezuela è notoriamente ricchissimo di petrolio (fu scoperto nel 1919). Lo sa bene il presidente Hugo Chavez, che sull’argomento ci marcia alla grande, al punto che il prezzo della benzina è assolutamente politico (si fa il pieno con 1$ americano. UNO, avete capito bene).
Chavez è al potere dal 1998. Dopo la crisi petrolifera del 1988, aveva tentato di prendere il potere nel 1992, con un’azione talmente brillante da finire in carcere.
Ex colonnello dei paracadutisti, ha come unica qualità che io gli riconosco il fatto di essere stato giocatore di baseball professionista. Si veste in mimetica, è logorroico, incompetente e fa le battutine. Insomma, io non lo sopporto.
Per ora, non gli è riuscito di far passare il referendum che lo avrebbe proclamato presidente a vita.

Il volo di classe affaires della Air France è tutto all’insegna di champagne e cibo ottimo. E’ quasi un peccato scendere, quando arrivo a Caracas. Impressione assolutamente confermata non appena la nostra autista Maricruz (“Una signorina nè giovane nè vecchia”, come sostiene il nostro contatto Tony) si tuffa nel traffico folle (bella idea del cavolo, quella della benzina gratis…) della capitale.
Ci vogliono ore, a giungere a destinazione. In una atmosfera ovattata, intasco i voucher da Tony, i consigli di Maricruz sulla opportunità di visitare una fantastica pasteleria (ammesso che abbia capito cos’è, una pasteleria) adiacente il nostro albergo e giungo alla conclusione che la prima cosa da visitare a Caracas è il letto morbido dell’Hotel Pestana.

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