I relitti di Truk: gli aerei

Malesia, Indonesia, Filippine e Micronesia 2015-2016, VIAGGI

Ogni volta che ripenso alla mia permanenza a Truk, sorrido all’idea della tranquillizzante routine che vivevamo. La sveglia (sempre con la stessa suoneria), il fatto che l’ansia che non tutto fosse in barca si era ormai diradata col passare dei giorni, la piacevole stanchezza che deriva da 2 immersioni profonde, l’ampia scelta offerta dal menu per la cena. Ne conserverò sempre un bel ricordo, ma mi rendo anche conto che a insisterci troppo non ne uscirebbe un gran racconto.

La foto fatta in apnea del "Japanese Zero"
La foto fatta in apnea del “Japanese Zero”

Domenica 3 gennaio, quando siamo riemersi dopo essere rimasti ai 45 metri della Nippo Maru, la guida Mackenzie ha sentenziato che dovevamo rimanere per un’ora in superficie, prima di poter tornare a respirare l’aria delle bombole. Incidentalmente, eravamo abbastanza vicini a Eten Island dove, a circa 7 metri di profondità, si trova uno Zeke o Japanese Zero, il caccia usato dai giapponesi per l’attacco a Pearl Harbour. Non potevamo andare in immersione con le bombole, ma potevamo farlo in apnea.
Costruito dalla Mitsubishi, il bombardiere A6M è stato definito Zero dai suoi stessi piloti. E’ entrato infatti in servizio nel 1940 o 2600 dell’era imperiale. In ogni caso, la cifra finale dell’anno in cui è entrato in servizio è appunto lo zero. A suo tempo era considerato un prodigio della tecnica: aveva un raggio d’azione molto ampio (superava la velocità di 500 chilometri all’ora volando a circa 5.000 metri), tanto che i giapponesi lo utilizzavano anche partendo da terra, non solo dalle portaerei. Inoltre era dotato di grande facilità di manovra. Ma entro il 1942 l’aviazione alleata era riuscita a trovare significative contromisure e nel 1943 gli Stati Uniti avevano lanciato aerei (in particolare i Grumman F6F Hellcat) dotati della stessa manovrabilità ma con una potenza di fuoco maggiore. Quando gli Stati Uniti lanciarono l’operazione Hailstone, gli Zero non erano ormai in grado di offrire una resistenza accettabile. La Marina Imperiale si illudeva del fatto che le modifiche strutturali studiate proprio quell’anno fossero sufficienti a ridare il vantaggio strategico agli Zero. Si illudeva, appunto: gli Zero furono letteralmente spazzati via. Il loro destino sarebbe poi diventato quello di servire agli attacchi dei Kamikaze.

In ricognizione su uno dei motori dell'idrovolante Emily
In ricognizione su uno dei motori dell’idrovolante Emily

Scendere in apnea non è esattamente la stessa cosa, rispetto a immergersi con le bombole. Anche se paradossalmente non serve nessuna certificazione, è sicuramente necessaria maggiore cautela. L’ apnea non va mai forzata. Posticipare la risalita può causare una carenza di ossigeno (con conseguente eccesso di anidride carbonica), quindi una sincope, pericolosissima in acqua anche nel caso non lasci danni permanenti. Perdere i sensi in mare aperto non è ovviamente consigliabile. In apnea bisogna poi fare i conti ancora di più con l’assetto. Non tutti trovano naturale andare a fondo senza la cintura dei pesi.
Dico tutto questo (è chiaro) per vantarmi. A me l’apnea riesce decisamente naturale. La pratico da quando sono bambino e l’ho quasi sempre fatta senza pinne. Quindi, nell’acqua calda, calma e con poco sale della Laguna di Truk, ci metto veramente un attimo a portarmi vicinissimo allo Zero. Il caccia lo si distingue ancora perfettamente, visto che buona parte delle ali e della carlinga sono libere da corallo.
Scendo una prima volta, rimanendo un po’ troppo a lungo sott’acqua. Quando risalgo, i miei polmoni hanno proprio bisogno di aria. Scendo altre 2 volte per fare una serie di foto, appurando che il fatto di essere in apnea non va poi tanto d’accordo con la scelta del punto di vista migliore.
Completata l’opera, mi sento decisamente orgoglioso. E ghigno all’idea che nessuno dei miei compagni d’immersione sia arrivato vicino al relitto quanto me. Alla domanda: “Hai fatto delle belle foto?” rispondo con una noncuranza snob che mi dà soddisfazione.

La formazione corallina che ho chiamato "La Cattedrale"
La formazione corallina che ho chiamato “La Cattedrale”

Ci sono altri 2 aerei molto popolari tra i sub che si immergono a Truk: il bombardiere Betty (Mitsubishi G4M) e l’idrovolante (in Inglese flying boat) Emily, un Kawanishi H8K. Anche questi relitti sono vicini a Eten Island e sono entrambi l’occasione per immersioni molto interessanti. Noi però quella su Betty ce la siamo persa e abbiamo solo potuto ascoltare il resoconto entusiasta di chi è entrato nella carlinga.
Emily era un quadrimotore lungo poco meno di 30 metri e armato in maniera formidabile. I suoi 5 cannoni di difesa erano stati descritti come un incubo dopo Pearl Harbour, prima missione in cui questo tipo di aerei venne impiegato. Il relitto si trova tra Doublon Island ed Eten Island a circa 15 metri di profondità. Una volta colpito durante l’operazione Hailstone, il pilota provò ad atterrare. Tutto l’equipaggio riuscì a portarsi in salvo, ma non fu possibile evitare che Emily affondasse. Il relitto è letteralmente rotto in 2. Si distinguono però molto bene le eliche e la parte frontale, compresa la cabina di pilotaggio. Essendo un’immersione poco profonda, ci si può letteralmente sbizzarrire con le fotografie. La visibilità è eccellente, non c’è corrente e si riesce ad arrivare così vicini alle formazioni coralline da vedere distintamente l’interazione tra corallo e pesci. Io mi esalto in maniera particolare per una formazione a pinnacoli che battezzo immediatamente come La Cattedrale.

Il 3 gennaio è stato anche il giorno della grigliata offerta dal personale del diving ai subacquei che si immergono per almeno 5 giorni. Dopo aver mangiato (piuttosto bene, per la verità) mi dico che dev’essere un’abitudine nata in un’altra epoca, quando magari si tornava dalle immersioni dopo aver pescato e ci si metteva a grigliare il pesce sul fuoco vivo. Qui la grigliata è tutta di terra e a prepararla ci ha pensato il ristorante. Nella sostanza, ci stanno offrendo il pranzo. E sono a caccia della mancia. La scozzese di residenza neo zelandese è ancora scozzese nell’animo, perché mi chiede quanto ho intenzione di lasciare. Opto per 20 dollari a Mackenzie e 10 al Capitano della barca. Penso di aver azzeccato la cifra, perché subito dopo Mackenzie ci tiene a precisare che il giorno dopo saremmo stati soli e che potevamo scegliere dove andare.
I proprietari del Resort hanno offerto anche la cena dell’ultimo dell’anno. Peccato che abbiano tenuto segreta questa intenzione fino alle 9 di sera e che nel frattempo noi avessimo cenato.

Lo "Zero" restaurato prima del volo del 27 gennaio (Jiji Press-Getty Images)
Lo “Zero” restaurato prima del volo del 27 gennaio (Jiji Press-Getty Images)

Un’ultima nota sui caccia Zero: venerdì 27 gennaio un modello restaurato ha effettuato un volo sopra l’isola di Kanoya (Giappone). Durante la guerra la Mitsubishi produsse oltre 10.000 di questi aerei, ma oggi ne sono rimasti 10. Quello che ha effettuato il volo del 27 gennaio era stato recuperato dagli americani in Nuova Guinea negli anni 70 ed è stato acquistato per circa 3 milioni di dollari dall’uomo d’affari nipponico Masahiro Ishizuka, che lo ha poi messo a disposizione. Il volo di test lo ha effettuato il pilota statunitense Skip Holm. Classe 1944, Holm ritiene di essere (secondo quanto ho letto sul suo profilo di Wikipedia) il detentore del record di ore (1.172) passate in voli di combattimento.
Un altro Zero, recuperato sempre in Nuova Guinea ma nel 1991, ha volato durante le riprese del film Pearl Harbour.
La Mitsubishi comunque ha continuato nel frattempo a produrre aerei. E’ di quest’anno il lancio di un nuovo modello di jet passeggeri, il primo costruito da un’azienda giapponese negli ultimi 50 anni.

12-CONTINUA

1-INIZIO DALLA FINE     2-MOMPRACEM NON E’ POI COSI’ VICINA
3-LA VISITA DI KUALA LUMPUR    4-SUMATRA, DOVE MORI’ NINO BIXIO
5-L’INCONTRO CON L’ORANGO    6-IL BAGNO DEGLI ELEFANTI
7-LE FILIPPINE    8-GUAM E I “SOLDATI FANTASMA” GIAPPONESI
9-NIENTE SQUALI A TRUK   10-PERCHE’ TRUK HA LE MIGLIOR IMMERSIONI SUI RELITTI
11-I RELITTI DI TRUK: LE NAVI